6-Di proiettili dietetici e tentati omicidi

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Quando Logan si svegliò, sentiva un dolore lancinante alla testa, come se qualcuno gli stesse martellando con violenza sul cervello, ammesso e concesso che ne avesse avuto uno e non fosse finito in pappa dopo la magnifica chiacchierata di circa tre ore con il dottor Lewis.
"Guarirai Logan, ma ci vorranno tempo e dedizione. Tempo, dedizione e buona costanza."
Guarire da cosa poi? Lui non era un deviato, un malato mentale. Non si trovava nel posto giusto. Cosa ci faceva lui in un ospedale psichiatrico pieno di strizzacervelli?
Si vestì con dei jeans e una maglia a maniche lunghe, come al solito, mentre questo pensiero continuava a ronzargli nella testa. "Sono pazzo? Sono malato?" Certo, nella sua breve ma dolorosa vita, molte persone lo avevano chiamato così, ma per motivi diversi. Il bullismo fisico e mentale che gli servivano ogni giorno a scuola, e persino a casa, lo aveva portato a fare ciò che aveva fatto. Un nome comparve nella sua testa, e un brivido gli passò lungo la schiena, dove c'erano le cicatrici dolorose che lo riconducevano ad ancor più dolorosi ricordi. Perché ciò che fa male non sono le ferite, ma il ricordo di come si sono formate, di chi le ha causate. Sempre quel nome. Bryce.
Logan si allacciò le scarpe e si diresse verso il refettorio. Quando arrivò, vide un ragazzo alto e snello, coi capelli ancor più neri dei suoi, che correva nella direzione opposta. Fece spalluce e avanzò lungo il corridoio. Per poco non scivolò su una pozza di latte e cereali, e quando riuscì a rimettersi bene in piedi, dovette riabbassarsi per evitare una barretta volante che puntava dritta alla sua testa. O meglio, non era propriamente un attentato alla sua vita, era appena arrivato, non poteva avere già dei nemici (non che una barretta dietetica potesse ucciderlo. O almeno sperava). Si girò nella direzione da cui era stata lanciato il proiettile dietetico, e vide una ragazza molto, molto magra, ma comunque bella (e forte, se era riuscita a fare un lancio del genere) in piedi. Sembrava un po' arrabbiata con il ragazzo seduto davanti a lei e un po' imbarazzata per aver quasi colpito Logan. Le sorrise per rassicurarla e si avvicinò al suo tavolo. Quando arrivò, la ragazza e il ragazzo stavano di nuovo discutendo. La lanciatrice di barrette alzò lo sguardo e vide Logan.
"Scusa per averti quasi ucciso. Il bersaglio era lui" spiegò la ragazza indicando il suo compagno di tavolo. Poteva anche essere forte, ma di certo non aveva una bella mira...
"Mi chiamo Zoe, e lui è James" continuò la ragazza, porgendogli la mano tesa.
"Logan, molto piacere." Disse il ragazzo moro stringendole la mano da vero gentiluomo. Ora che la osservava da vicino, notò che Zoe era davvero TROPPO magra. Per lui non era un problema dal punto di vista estetico, era sempre stato più interessato al carattere che all'estetica, ma nel caso di Zoe, era preoccupato per la sua salute. Quella ragazza era un fuscello, sarebbe potuta svenire da un momento all'altro, e a quanto pare lo pensava anche James, visto che continuò con la sua predica:
"Zoe, devi mangiare un po'! Per favore, se non vuoi farlo per me, fallo per te stessa! Quella barretta era pure dietetica, non saresti ingrassata. Perché l'hai buttata via? Tu hai bisogno di mangiare! Ti prego sorellina" James sembrava implorante, e Logan non poteva dargli torto. Se sua sorella fosse stata così magra, lui l'avrebbe costretta a mangiare con la forza. Zoe sembrava così debole, gli occhi erano arrossati, e le ossa si intravedevano perfettamente, soprattutto le scapole e le clavicole. I due non si somigliavano molto per essere fratelli. Zoe aveva dei lunghi capelli color sabbia. Gli occhi erano color nocciola, un po' a mandorla, ed erano stupendi, o almeno secondo Logan. I suoi lineamenti erano un po' asiatici, come la carnagione del resto. James invece aveva i capelli color castano, gli occhi grigio-azzurro e la carnagione tipica dei messicani. Erano entrambi molto belli, e molto diversi l'uno dall'altro. Logan però preferiva Zoe di gran lunga.
James continuava a guardare la sorella con insistenza, porgendole un'altra barretta, ma la ragazza lo guardò con disgusto dicendo:
" Non è vero che ti preoccupi per me, sei solo geloso perché non sei magro come me! Ti odio!!" Detto ciò la ragazza si voltò come una furia e se ne andò spedita. Logan si girò verso James, sconvolto e con la bocca spalancata, ma il ragazzo alzò le spalle dicendo "Fa sempre così... Con un po' di fortuna fra mezz'ora ritornerà e mangera quella maledetta barretta." Logan sorrise e si sedette. Non voleva mentire, era davvero preoccupato per Zoe, ma vedeva anche che James faceva del suo meglio per aiutarla, e che le voleva davvero bene. Sembrava davvero responsabile per avere... Quanto? Diciassette anni al massimo.
"James, posso chiederti una cosa?" Disse Logan esitante.
"Certo, spara." James gli sorrise gentilmente.
"Non vorrei risultare sgarbato, ma... Tu non mi sembri, insomma... pazzo" abbassò la voce imbarazzato mentre pronunciava l'ultima parola. "Quindi, perché ti trovi qui?" Concluse Logan.
"Vedi, Zoe è la mia sorellastra. I suoi genitori mi hanno adottato. In questi anni mi sono affezionato tantissimo a lei, io la considero la mia sorella di sangue, e la mia migliore amica. quando però i nostri genitori hanno deciso di mandare Zoe qui, per via della sua anoressia, non potevo abbandonarla a sé stessa. Le voglio troppo bene, e ci tengo a lei. Mi sentivo in dovere di proteggerla. Sono venuto qui per lei" James sorrise. Il moro lo ammirava molto, magari avesse avuto anche lui un fratello o una sorella così dolci e nobili. Odiava la sua famiglia.
"I miei genitori si sono separati e risposati. Mio padre si è sposato con una donna senza cuore. Si chiama Erika. Lei mi odia, e il sentimento è ricambiato. Insieme a lei ha avuto un figlio. Nessuno di loro tiene a me, e io ho tagliato i rapporti con quel lato della famiglia, soprattuto dopo che è successa una...cosa...
Mia madre si è sposata con un uomo onesto, gentile. Si chiama Paul. Hanno avuto una figlia, Lise. Ha quindici anni, due in meno di me. Andavamo molto d'accordo, ma non ci sentiamo più dopo quel fatto." Logan alzò lo sguardo e aveva gli occhi un po' umidi. James fece la cosa giusta. Non gli chiede qual era quella...cosa... Non gli chiese niente sul suo passato. Non gli chiese se fosse triste, era evidente che lo fosse. Stette in silenzio. Non uno di quei silenzi imbarazzati dove nessuno sa cosa dire. Era un silenzio quasi commovente. Poi James ruppe quell'incantesimo dicendo: "Logan...lo so, ne hai passate tante. Io non ti giudico per il tuo passato, e non ti costringo ad aprirti se non vuoi. Ma se hai bisogno di parlare, io sono qui." Sorrisero entrambi. Logan era pieno di gioia. Finalmente, forse, aveva trovato un vero amico.

La speranza è la prima a morireWhere stories live. Discover now