trentasette

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Sono il laboratorio con Ilaria, né io né lei abbiamo intenzione di lavorare, siamo leggermente fiacche nello spirito, io ammazzo il tempo giocando sul cellulare a " Zombie vs Plants" mentre lei é totalmente immersa nella lettura di un romanzo d'amore: " Ti amo...ma non posso."
Stiamo annegando nell'indolenza quando sul cellulare mi arriva una chiamata. Serena!
" Ehi? Disturbo?" Chiede la voce arzilla di Serena dall'altro capo del telefono.
" Ehm...no, in tutta onestà sto poltrendo, oggi tuo padre non è in reparto." Confesso.
" Perfetto, allora!" Squittisce entusiasta. " Ti andrebbe pomeriggio di fare una piccola gita?"
" E dove?"
" Sorpresa...." Mi dice ammiccante.
" Ok, ma a che ora ci vediamo?"
" Alle diciassette saremo da te, poi ceni a casa mia..."
" Ma.. "
" Niente ma...sei mia ospite!"

Sto uscendo dal reparto, oggi é stata una giornata estremamente fiacca, mentre sto scendendo le scale inciampo sui miei stessi piedi e cado come una polla sulle mie sfortunate natiche... Dio che imbarazzo! Più che il dolore é la figuraccia a tenermi a terra, sto per rialzarmi quando vedo una mano tesa avanti a me, alzo lo sguardo e trovo Ettore.
" Tutto bene?" Mi chiede.
" Si..." Rispondo freddamente.
" Dai ti do una mano, tirati su..."
" Tranquillo, faccio da sola..." Non voglio essere sgarbata, ma non ce la faccio proprio ad avere un contatto fisico con lui. Mi rimetto in piedi e corro giú dalle scale. " Allora, ciao..." Lo saluto dandogli le spalle, non aspetto neanche di sentire una sua risposta, che mi precipito fuori dall'ospedale, non riesco a stare troppo tempo in sua presenza, é come se avessi una ferita che fatica a guarire.

"Are you ready???" Grida Serena affacciandosi dal finestrino di una Opel Corsa nera.
"Yes!" Grido facendomi prendere dall'entusiasmo anche io.
" Allora sali, si parte!"
Entro in macchina ed alla guida c'è l'immancabile zio che mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore e accenna un saluto, io rispondo un po' in soggezione, ultimamente mi sto infilando un po' troppo nella riservatissima vita di casa Donizetti!
Sfrecciamo nel traffico cittadino diretti ad una meta a me ignota, in radio trasmettono " Combattente" di Fiorella Mannoia e Serena la sta cantando a squarciagola, é di ottimo umore da quando ha ripreso a frequentare l'università e poi questa canzone le si addice proprio, é un piacere ascoltarla.
Arriviamo dall'altra parte della città, sulla collina dov'è ubicato il parco cittadino risalente alla prima metà del '700, la giornata é meravigliosa, la prima brezza tiepida di marzo ci accoglie appena scendiamo dall'auto.
" Allora, confessa, la sorpresa é un bel picnic nel parco?" Chiedo a Serena mentre suo zio la posiziona sulla carrozzina.
"Che impaziente che sei! No, comunque, hai sbagliato!" Dice ridendo.
Ci incamminiamo lungo un vialetto che porta dritto al cuore del parco e lí, al centro di quella sterminata distesa verde, circondata da una pineta, si staglia una meravigliosa villa barocca.
" Questa era la residenza del conte Hansel, nobile tedesco innamorato perso della nostra Italia..." Serena inizia a raccontare. " Questo conte aveva tante passioni, il teatro, la musica, l'arte, ma prima fra tutte il suo lavoro, era un medico e come cultore della sacra arte della medicina riteneva che il corpo umano fosse l'opera d'arte più stupefacente che si potesse ammirare..."
" Perché mi racconti questo?" Chiedo incuriosita ad una Serena con lo sguardo furbetto.
"Sara... ti ricordi che lavoro fa zio Luca?"
"Si...assistente del prof di disegno dal vivo."
" Ecco, brava, oggi siamo qui per dei ritratti molto particolari... piaceranno anche a te..." Dice sibillina.
" Eh?"
" Shhhhh... Vedrai."
Entriamo nella villa e quasi quasi ci lascio gli occhi per quante meraviglie contiene, ad un tratto imbocchiamo una scalinata che porta nel seminterrato e lí, in fondo alla penombra arriviamo dinanzi ad una cancellata chiusa, Luca estrae dalla tasca una chiave e apre.
" I privilegi della dura vita dell'assistente..." Dice ridendo.
Entriamo in una stanza immensa e il fiato mi muore nei polmoni per lo stupore...é un museo, un museo anatomico! Ci sono decine di vetrine piene zeppe di di crani, ossa, organi e arti interi conservati nella formaldeide, oh mio Dio! É stupendo! Mi sembra di essere una bambina in un negozio di giocattoli!
"Allora, ti piace la sorpresa?" Serena si avvicina e prende la mano.
"Si! É bellissimo! É come essere in un gigantesco libro di anatomia!"
" Questo é il mio regalo per te...una visita esclusiva in una delle collezioni private più ricche del mondo!" Guardo Serena con stupore, ma perché questo regalo?
" Seri... perché?"
" Perché sei mia amica...e per questo non smetterò mai di dirti grazie!"

Mentre ammiro in religiosa contemplazione quelle meravigliose reliquie, Serena e lo zio Luca si dilettano con il disegno, ritraggono con dovizia di particolari ossa, organi ed arti, dando loro il fascino antico dell'arte.
" Come mai fate questo lavoraccio?" Chiedo sedendomi a gambe incrociate sul pavimento.
" É per il prossimo corso di disegno anatomico..." Dice Luca. " Creo degli esempi da seguire, delle linee guida... spesso i ragazzi si trovano disarmati quando si approcciano a questa materia."
" Dio che pazienza!" Esclamo impressionata dal realismo dei loro disegni.
" No, al contrario, io mi diverto un mondo...sai com'è... quando ami ciò che fai..." Mi dice lui continuando a ritrarre un cranio. " Poi, anche tu fai un lavoro un po'artistico..."
" Io?" Chiedo interdetta.
" Si, non crei dei denti alle volte da zero? Non sono, in fondo, piccole sculture?"
"S-si..." Luca parla senza guardarmi, ma so che sta analizzando ogni mia espressione, ogni mio movimento, il suo é un modo di relazionarsi estremamente analitico.
Il pomeriggio trascorre velocemente e appena riemergiamo dai meandri della villa ci rendiamo conto che é sera inoltrata, mentre siamo in auto Serena si addormenta stremata dallo sforzo di essere rimasta troppo a lungo fuori casa, ma sul suo viso noto un sorriso soddisfatto, mi sa proprio che per stasera la cena salta!
" Beh... allora grazie..." Dico a Luca scendendo dalla macchina appena accosta sotto casa mia.
" Grazie a te!" Mi risponde lui.
" Ma scusa, perché? Sei tu che mi hai scarrozzata per mezza città!"
" Per aver reso felice Serena...la tua presenza le ha ridato la gioia di vivere, te ne sono grato..." Arrossisco come un tizzone ardente, non so cosa dire.
"Ecco...io...non so cosa...dire." balbetto in soggezione.
" Non dire nulla...sei una così bella persona e non meriti di essere trattata come ha fatto quello stronzo!" Ecco, lo sa anche lui! Altro che Alfonso Signorini! Il prof Donizetti potrebbe aprire un rotocalco di gossip personale!
" Si..." Imbarazzo portami via!
" Bhe, io ti saluto, porto la principessa a nanna." Dice indicando Serena addormentata sul sedile passeggero.
" Ok, ciao allora..."
E mentre sta per ripartire si ferma e mi chiama.
" Ah! Sara, solo una cosa, mi diresti quando hai qualche pomeriggio libero?"
" Ehm...non saprei, perché?"
" Ho bisogno di una modella per delle lezioni di disegno dal vivo e siccome sei estremamente espressiva  volevo sapere se potevi dedicarmi del tempo..."
Oh my god!

My surgical life [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora