trentasei

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Sono nervosa, molto nervosa, mi cambio con la velocità di una tartaruga paraplegica occupando lo spogliatoio degli studenti per una buona mezz'ora, oggi inizia il mio tirocinio con Donizetti e il mio piú grande terrore é quello di incontrare Ettore...sono passate solo quarantotto ore dallo scoppio del mio cataclisma sentimentale e ho ancora l'anima ridotta a brandelli.
Alle nove mi decido ad uscire e raggiungo il prof in corsia, ogni uscio che varco é un tuffo al cuore, ho il terrore di incontrare il dottore sulla mia strada, ma sembra che il caso sia dalla mia, la mattinata trascorre tranquilla e il girovisite lo concludo indenne. Verso l'ora di pranzo il prof mi concede un po'di tregua, per lui sarebbe meglio che mi mettessi a lavorare sulla tesi e così mi rintano nell'auletta dedicata alle esercitazioni e mi metto all'opera...
Accendo il PC, collego le cuffie al cellulare e faccio partire la mia play list, mentre la musica scorre nella mia mente le parole prendono forma sul foglio Word, tutto procede tranquillamente fino a quando una fitta al cuore mi costringe a fermarmi, sta cantando Ermal Meta e mentre le note di " Piccola anima" permeano i miei pensieri questi sfuggono al mio controllo e volano da lui... Ettore...fa male, fa malissimo soprattutto quando arriva la strofa che dice " Quell'uomo infame non ti ha mai capita, sai che a respirare non si fa fatica..." Ma qui Ermal si sbaglia, io per respirare non ho proprio la forza, mi alzo dalla scrivania e lascio che la musica continui a suonare, un pensiero si sta impossessando di me...e se gli andassi a parlare? Sembrerei così disperata? Ci rimuginare per un po', poi decido, vado da lui, ma appena mi volto verso la porta ecco che questa si apre, lentamente, ed un camice bianco compare nella penombra, mi si blocca il respiro, mi sfilo le cuffie dalle orecchie e mi metto in attesa, la sua figura signorile mi mette a disagio ed i suoi occhi tristi sono come uno schiaffo in pieno viso.
" Ettore..." Mormoro.
" C-ciao..." Mi risponde titubante.
" Ciao..."
" É...é tutta la mattina che...ti seguo...stai seguendo Donizetti ora..."
" Già...il prof ha preferito farmi spostare dal direttore...mi ha fatto assegnare a lui..." Tra noi c'è un forte imbarazzo.
" Si, il Sommo me lo ha comunicato stamattina..." Dice con un po'di ironia.
" P-perché sei qui?" Gli chiedo con voce dura.
" Ho bisogno...ho bisogno di parlarti..."
" Anche io...ma non so cosa possiamo dirci..."
" Voglio spiegare!" Esclama iniziando a singhiozzare.
" Cosa? Cosa puoi spiegare? Ettore...dai sii razionale, mi hai tradita e poi la sera ti sei sbattuto me, più chiaro di così?!" Sono arrabbiata,la mia voce tradisce la mia ira e il vederlo piagnucolare non fa che peggiorare la situazione, mi irrita all'inverosimile.
" Sara, ti prego ascoltami..." Mi siedo e allargo le braccia facendogli capire che può parlare." Io...io ci sono cascato come un coglione, mi avevi fatto capire che non volevi correre, mentre io stavo investendo tutto sulla nostra storia, mi sono trovato spiazzato, era come se le nostre esigenze non collidessero, lí ho pensato che forse avevo fatto un errore, che non ci trovavamo sulla stessa lunghezza d'onda per via dell'età... che forse eri troppo piccola per me...poi quella sera...oh! Quella sera mi hai aperto gli occhi...ti sei lasciata amare come mai mi sarei aspettato..."
Ascolto ogni parola come se non stesse parlando con me, cerco di processare in maniera asettica ogni sua affermazione per poter prendere una decisione, ma non è semplice, non lo é per niente, in ballo c'è la mia vita...
" Ettore..." Mi alzo e mi avvicino, siamo l'uno di fronte all'altra, lui china il viso fino a far sfiorare le sue labbra sottili con le mie, il cuore mi batte all'impazzata, poggio le mani sul suo petto, le gambe mi tremano... perché mi fa questo effetto? Alla fine cedo e lo faccio... " Ettore...se...se alla prima difficoltà hai subito tentato di fare marcia indietro io non so se potrà mai esserci un futuro, siamo diversi, anzi diversissimi...e non per via dell'età, io le cose le affronto e non é grazie ad una scopata che capisco se ho preso una decisione giusta o meno..." Lo spingo via e mi dirigo verso la porta, lui é come paralizzato, inchiodato al pavimento, mi guarda come se non capisse realmente cosa sta sccedendo. " Ettore... grazie per quello che mi hai insegnato, dico sul serio...ma ora basta...non siamo due metà compatibili...mi auguro che tu possa trovare un giorno davvero quella giusta. Ah! Un'ultima cosa... comunque credo proprio di non essere io quella che deve ancora crescere." E detto questo mi chiudo la porta alle spalle e corro verso le scale con il cuore che sanguina e la certezza che questa é stata la decisione più dura, più sofferta, ma anche la più giusta della mia vita....

Sono nel mio appartamento in coma vegetativo sul divano, Wisky é acciambellato ai miei piedi e dorme russando come un trombone, anche io vorrei dormire un po' almeno per recuperare le forze che ho letteralmente fatto sublimare in questi giorni, ma proprio non ci riesco, ho troppi pensieri per la testa...mentre affogo nell'apatia più totale sento il mio immancabile cellulare suonare. Sul display compare un numero sconosciuto. Basta con questa storia! Giuro che se é ancora Stefania mi trasferisco in Ciad!
" P-pronto?" Rispondo con un po'di fifa.
" Sara? Sono io, Serena! Puoi parlare?"
" Serena... che... sorpresa! Si si, posso, dimmi tutto..."
"Senti, papà mi ha raccontato un po' cosa é successo e ti giuro che mi dispiace da morire...dico sul serio... Ti ho chiamata per chiederti una cosa, non so se possa o meno farti piacere o aiutarti a stare meglio, ma volevo sapere se potessi accompagnarmi assieme a zio Luca in facoltà, all'Accademia di belle Arti, per ritirare gli orari Delle lezioni, vorrei provare a riprendere gli studi..." Resto ammutolita, non so cosa dire é...é...
" Sara...ci sei?"
" Si, ci sono!!! É STUPENDO!" Strillo. " Si, ti accompagno, certo che ti accompagno... quando?"
" Domani, alle otto di domani mattina passiamo a prenderti."
" Perfetto, a domani..."

Siamo di fronte al palazzo quattrocentesco che ospita l'Accademia, Luca spinge la sedia a rotelle di Serena ed io le sono accanto stringendole la mano, é tesa, quasi spaventata, ma è anche estremamente determinata.
" Pronta?" Chiede lo zio.
" Si, pronta!" Esclama con vigore.
" Allora andiamo..." Lui guarda avanti con un sorriso soddisfatto che gli troneggia in viso, chissà da quanto sperava che lei tornasse, é il ritratto dell'orgoglio.
Stiamo per attraversare l'ingresso, Serena prende un profondo respiro e con occhi lucidi mi chiede:" Secondo te ce la farò a portare avanti quello che sto iniziando?"
Le stringo più forte la mano cercando di non tradire la mia commozione e le rispondo: " Si che ce la farai...hai tutte le carte in regola per farlo!" Sto parlando a lei, ma una parte di me sta rispondendo anche a quella domanda atavica che mi risuona nel cuore da giorni: " Ce la farò a superare tutto questo e ad andare avanti?"
E mentre Serena varca l'uscio della segreteria, io e zio Luca la guardiamo carichi di ammirazione con gli occhi di chi aspira a volerle assomigliare almeno un po'.

My surgical life [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora