Capitolo 9

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Spazio autrice
Pubblico subito questo capitolo per farmi perdonare per la lunga assenza.
Buona lettura!

Clarke’s POV
Io e il resto del gruppo stavamo arrivando al punto di partenza fino a quando un forte rumore ci invase  i timpani impedendoci di sentire altri suoni e stordendoci per qualche minuto. L’immagine che ci si presentava davanti non era affatto confortante, anzi, era indubbiamente preoccupante.
Iniziammo a correre verso quella nube di fumo, non preoccupandoci che potessero esserci altre bombe lungo la strada, dovevamo assolutamente capire cosa stava succedendo.
Non ci fermammo neanche per un secondo se non nel momento in cui scorgemmo due figure che stavamo venendo frettolosamente nella nostra direzione, seguite poi da altri individui, di cui uno che riconoscevo perfettamente.
Octavia gli saltò letteralmente addosso mentre io osservavo attentamente le guardie terrestri che nel frattempo si stavano guardando in giro.
Finalmente ci eravamo riuniti.
Finalmente la mia mente ebbe un po’ di pace, ma durò solo qualche misero istante prima di rendermi conto che mancava qualcuno all’appello.
Non una qualunque. Ma lei.
Ero così distratta a cercarla con gli occhi che non mi accorsi dell’avvicinamento di Bellamy e delle sue possenti braccia attorno al mio corpo.

Era un abbraccio strano. Lo percepivo perfettamente, sembrava che ne avesse bisogno e prima che potessi dire qualcosa, lo abbracciai a mia volta, sentivo che mi stava stringendo a lui e questo mi dava la certezza di ciò che avevo sospettato.
Lasciai che fosse lui a staccarsi da me, perché non avrei mai avuto il coraggio di spezzare quella posizione nel momento in cui lui ne aveva la necessità. In fondo c’era sempre stato, nonostante tutto e tutti, era sempre stato un amico fedele, un co-leader eccezionale ma soprattutto un uomo col cuore d’oro.
Il suo comportamento era talmente strano che non capivo cosa potesse essergli successo, e il suo sguardo perso e triste non aiutava affatto il mio stato confusionale momentaneo.

“Bellamy?” Lo chiamai sottovoce, come se avessi paura che qualcuno ci sentisse

“Clarke, devo dirti una cosa” rispose con una voce tremante che mi fece accelerare il battito.

Ci fu un attimo di silenzio che permise a quel dubbio, che poco prima dell’arrivo d Bellamy mi assillava, di tornare e in quel momento le parole mi uscirono spontaneamente di bocca.

“Dov’è Lexa?”

La sua espressione si fece più cupa, i suoi occhi più tristi, e questo mi faceva capire che il suo comportamento anormale era in qualche modo collegato all’assenza della mia amata.

“Clarke…” disse solamente prima di inspirare profondamente e poi buttare tutto fuori qualche secondo dopo

Mi allontanai istintivamente da lui, come se volessi allontanarmi dalla cattiva notizia che mi stava per dare.
Tutti ci stavano guardando silenziosamente, in attesa anche loro di ascoltare ciò che mi stava per dire e che molto probabilmente mi avrebbe distrutto.

“Lexa se n’è andata, per sempre” affermò velocemente, come se avesse paura che lo avrei ucciso da un momento all’altro se non mi avesse risposto

“Cosa vuol dire che se n’è andata per sempre?” Alzai la voce, incredula di ciò che le mie orecchie avevano appena sentito

“Clarke, Lexa è morta” Disse scandendo bene le parole, a differenza della sua prima affermazione.

“Non ti credo, Bellamy. Lei non è-
Lei non può essere- non è possibile che lei lo sia”
Non riuscivo neanche a dirlo. Non riuscivo a pronunciare il suo nome accanto alla parola ‘morta’. Era tutto così surreale per me. Non poteva essere così. Non doveva essere così. Sicuramente si era sbagliato. Magari lei era caduta da qualche parte e aveva perso i sensi. Forse si era salvata dall’esplosione oppure non era mai stata coinvolta fin dall’inizio.
Prendevo in considerazione ogni opzione, anche la più assurda e improbabile ma non mi capacitavo, non accettavo il fatto che Lexa non ci potesse essere più.

“Stavamo tornando indietro ma ci eravamo spostati troppo a est dove poco dopo abbiamo scoperto che soprastavamo su un campo minato. Ma ero a conoscenza che andando per un paio di metri verso ovest, il campo sarebbe stato sicuro, e infatti è stato così. Erano tutti salvi e lo sarei stato anch’io se non avessi messo il piede nel posto sbagliato. Lexa è tornata indietro per me e mi ha spinto così che lei potesse prendere il mio posto.
Voleva che fossi io a sopravvivere e mi ha anche ordinato di andarmene per non rischiare che io potessi rimane ferito nell’esplosione. Voleva che ritorna sai sano e salvo da tutti voi.
Lei mi ha salvato, Clarke” Mi raccontò lui, con le lacrime che gli rigavano il viso.

Sentì ogni singola parola e subito dopo corsi istintivamente verso il luogo dello scoppio, sentì di sfuggita le urla dei miei compagni ma non mi voltai neanche una volta,  il mio unico obiettivo in quel momento era di trovare anche solo una singola cosa che mi potesse indicare che lei fosse ancora viva.
Ma quando arrivai sul posto, l’unica cosa che trovai era la terra bruciata e qualche pezzo della bomba sparso sul terreno.
Andai verso il punto della detonazione e mi misi sopra in ginocchio. Il mio cuore stava impazzendo, dilaniato dal dolore, i miei occhi erano gonfi dalle lacrime che scendevano ininterrottamente, il mio corpo era privo di alcuna energia per rimanere retto davanti a quello che una volta era un bel paesaggio, mi chinai con la testa fino a sentire il terreno secco essere in contatto con la mia fronte.
Ero in condizioni pietose, le mie mani erano poste sul mio petto come se potessero fermare quel forte dolore che mi stava tormentano il cuore e l’anima.
Non volevo che il dolore sparisse, volevo solo che lei tornasse da me, proprio come mi aveva promesso prima di separarci. Volevo rivederla, stringerla tra le mie braccia e stare con lei per sempre.
Ma purtroppo, questi miei disperati e irrealizzabili desideri, sarebbero rimasti tali, perché come potevo benissimo constatare, non era rimasto nulla.

Narratore esterno’s Pov

Tutti quanti la raggiunsero ma si fermarono a cinque metri di distanza da lei. Osservarono ogni suo movimento e gesto che compiva, ognuno di loro sentiva almeno in minima parte il dolore che lei stava provando. Vederla in quello stato spezzò il cuore ai suoi amici, che erano totalmente inermi a ciò che stava accadendo. Persino Jasper, che l’aveva disprezzata per tanto tempo, si dispiaceva per lei e la compativa. Lui capiva perfettamente ciò che la ragazza stava percependo, perché anche lui aveva provato quel vuoto in cui adesso Clarke era caduta.

“Indra io…” Tentò Octavia di fare le sue condoglianze.

“Risparmia le parole Octavia. Per oggi non ce ne sono” Tagliò corto la guerriera terrestre, mettendosi in disparte insieme alla sua gente.

“Bellamy, lo sai che questo non è colpa tua” Cercò ancora una volta di rincuorare

“Invece lo è O. È tutta colpa mia” rispose il fratello, con un’espressione triste mentre guardava la sua amica soffrire.

“Penso che sia meglio lasciarla sola in questo momento” Intervenne Raven, consigliando ai suoi amici di andarsene come i terrestri avevano fatto un precedenza. Seguirono tutti il suo consiglio, a parte Bellamy che ebbe un attimo di esitazione fin quando sua sorella non gli mise una mano sulla spalla, invitandolo a venire con loro.

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This is a modern fairytale
No happy endings
No wind in our sails
But I can’t imagine a life without
Breathless moments
Breaking me down down down

Stavo ascoltando questa canzone mentre scrivevo questo capitolo e ho voluto riportare parte del testo

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