Capitolo 16

786 46 2
                                    

La strinsi forte attorno a me e inspirai molto profondamente, il suo solito e buonissimo profumo inebriava le mie narici, la sua vicinanza mi faceva battere forte il cuore e il suo tocco mi provocava piacevoli brividi. Sembrava passato un secolo dall'ultima volta che ci eravamo viste, da quella promessa che ci eravamo fatte, e quello spiacevole saluto che sarebbe potuto diventare un addio.
Le accarezzai i capelli mentre era ancora avvolta a me, mi era mancato toccarla, sentire la sua presenza fisica e il suo cuore battere velocemente in mia presenza, questo era l'effetto che le facevo, questo era ciò che mi creava.
Eravamo due cuori distinti ma che battevano allo stesso ritmo, due menti divise ma che pensavano allo stesso modo e due corpi diversi ma che si muovevano insieme. Lei era la mia metà e io la sua. Lei era la faccia di una medaglia e io l'altra. Formalmente diverse ma sostanzialmente la stessa entità.
L'amavo, incondizionatamente e infinitamente, e averla tra le braccia sembrava di poter respirare di nuovo, come se per tutto questo tempo fossi rimasta in apnea e adesso avessi ripreso finalmente a fiatare, a vedere quel sole che illuminava il mondo e che stavo aspettando da un po' di intravederlo.
La stretta durò un paio di minuti, nessuna delle due aveva intenzione di lasciare andare l'altra, sfortunatamente non eravamo sole in quel momento, altrimenti saremmo restate in quella posizione per un tempo indefinito, infatti Octavia tossì di proposito per riportarci al mondo reale.
Il suo viso si spostò lentamente dalla mia spalla, così come il suo corpo fino a quando non riuscì a guardarla nuovamente negli occhi.
"Deduco che già vi conosciate, o mi sbaglio?" Intervenne la padrona di casa
Clarke si voltò immediatamente e annuì, poi mi rivolse lo sguardo e mi disse: "purtroppo non c'è spazio per tutti, quindi penso che sarete costretti ad accamparvi qui fuori se il capo del villaggio ve lo permette"
Annuì a mia volta e Luna disse agli altri di montare le tende ma nessuno l'ascoltò.
La signora ritornò all'interno della propria abitazione, Octavia andò ad avvisare gli altri delle mie condizioni vitali e io rimasi da sola con Clarke da una parte e Luna dall'altra.
Era un momento imbarazzante ma anche importante, avevo al mio fianco le due persone a cui tenevo di più, loro due erano la mia famiglia.
"Io sono Luna, tu dovresti essere Clarke" si presentò mia sorella che era alla mia destra

"Il piacere è tutto mio" disse l'altra alla mia sinistra

"Guardandoti posso affermare con certezza che il lupo perde il pelo ma non il vizio" Affermò in modo criptico mia sorella

"Non credo di aver capito bene" rispose la bionda con sospetto

"Tranquilla, era solo una battuta" ribatté subito

Diedi fugacemente un'occhiataccia a mia sorella, senza capire precisamente cosa volesse dire con quell'affermazione, ma non ebbi neanche il tempo di chiederlo che Octavia stava venendo nella mia direzione insieme agli altri con in mano coperte e cuscini.
Notai che un paio di occhi si illuminarono alla mia visione e subito dopo un paio di braccia mi avvolsero in un caloroso abbraccio. La sua presa era stretta e possente, sentivo il mio corpo irrigidirsi sotto di lui, non perché mi sentivo soffocata da quello che doveva essere un gesto di affetto, ma perché io e lui non avevamo mai avuto alcun tipo di rapporto, se non di inimicizia. Bellamy era felice di vedermi, o forse era solo sollevato di sapere che ero ancora viva e che quindi non era colpevole della mia presunta morte. Aspettai qualche attimo prima di ricambiare l'abbraccio, appoggiando la testa sulla sua spalla destra mentre intravedevo l'espressione sia un po' confusa sia un po' contenta di Clarke, che, come gli altri, stava assistendo a questa imbarazzante scena, che poco dopo fu interrotta dalla voce di una delle mie più fedeli guerriere: Indra.
Insieme a lei, gli altri soldati, si inchinarono al mio cospetto come segno di rispetto, entusiasti anche loro di vedermi, purtroppo questa gioia non durò molto quando gli occhi del mio braccio destro si posarono su Luna.
"Vedo che l'ha trovata, Heda" affermò l'evidenza

"È stata lei a trovare me esattamente. È stata lei a salvarmi, altrimenti sarebbe successo quello che voi credevate fosse accaduto" Difesi subito colei che aveva il mio stesso sangue

"Con tutto il rispetto, comandante, questo non cambia il fatto che sia una traditrice" Osò dire un mio soldato

Luna stava per estrarre la sua spada ma la fermai immediatamente e dissi con un tono autoritario: "Basta così! Lei verrà con noi, fine della discussione"

La mora alla mia destra mi guardò stranita, come se la mia affermazione l'avesse colta alla sprovvista e subito dopo, ebbi la conferma. I suoi occhi esprimevano stupore, confusione.
Non avevo mai pensato che lei potesse realmente venire, almeno all'inizio, ma dopo tutto ciò che avevamo passato insieme, credevo che il pensiero le fosse sfiorato per la mente, così com'era successo a me.
Averla nella capitale, insieme a un popolo che la disprezzava perché lo aveva abbandonato.
Analizzando bene la situazione, forse non era l'idea migliore, o forse era l'ora di dare una svolta radicale, era arrivato il momento di dimenticare il passato e andare avanti.
Ma chi l'avrebbe fatto? Chi l'avrebbe accettata? Chi l'avrebbe protetta a parte me?
Infinite domande senza risposta, infinite possibilità senza vedere una via d'uscita.
Mi stavo scervellando per trovare una soluzione, senza rendermi conto che avevo ancora il suo sguardo addosso.
Avevo perso la cognizione del tempo, potevano essere passati due minuti come potevano esserne passati venti. Ricambiai immediatamente il suo sguardo e lei non batté ciglio, ci fissammo in silenzio per qualche minuto, nessuna delle due osava proferire parola, era uno scontro tacito di sguardi, come se nessuna delle due volesse perdere.
"Lexa" mi richiamò alla realtà Clarke con la sua dolce voce.
Mi girai subito, seguita dalla mia controparte.
"Penso che sia meglio se vi accampiate adesso. Tra poco farà buio e non avrete sufficiente luce per fissare le tende" mi suggerì gentilmente
Annuì alla sua proposta e ordinai ai miei uomini di iniziare a montare le tende e così fecero. Decisi di aiutarli sia per una questione patriottica sia perché volevo assolutamente allontanarmi da Luna. Non ero pronta ad affrontare alcuna discussione con lei, soprattutto riguardo al nostro futuro insieme, non mi sentivo neanche a mio agio di parlarle di Clarke, non adesso, non in questo preciso momento.
Poi ripensai a qualche momento fa, quando mia sorella ordinò ai miei uomini di sistemare l'accampamento e nessuno si mosse, come avrebbe potuto vivere in un società se nessuno l'avrebbe presa in considerazione? Come poteva essere felice senza rendere triste me?
La mia testa si stava affollando di domande, tant'è che iniziò a girarmi la testa, quindi appena ebbero sistemato l'accampamento, decisi di dormire un po', che il giorno successivo sarebbe stato molto lungo.

Our Final Journey Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora