Capitolo 3

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Clarke's POV
Fui svegliata da un gran baccano, sentivo cavalli nitrire e il rumore dei passi pesanti dei soldati, uscì immediatamente dalla tenda e vidi che tutti quanti si stavano preparando per andare via. Andai verso Octavia che stava parlando con Indra e le chiesi spiegazioni.

"Che sta succedendo? "

"Ci muoviamo" rispose Indra

"Dove stiamo andando? "

"A casa tua"

"Arkadia?" Domandai per avere più chiarezza poiché non stavo capendo nulla

Indra annuì, il mio sguardo si posò immediatamente su Octavia che mi guardò alquanto dispiaciuta e disse "Pike doveva consegnarsi insieme agli altri entro l'alba, nessuno è venuto, adesso gli andremo incontro e non sarà per fare pace ma per prendere ciò che i grounders si meritano: giustizia"

"E tu sei d'accordo?"

"Hanno imprigionato Lincoln ed altri grounders che erano nel campo e io devo andare là a liberarli. Mi dispiace Clarke ma non ci possiamo fare nulla"

"State dissobedendo agli ordini del comandante" mi rivolsi a Indra, arrabbiata, delusa e confusa

"No, questi sono i suoi ordini, noi li stiamo solo eseguendo"

Davanti queste parole, mi cadde tutto addosso, non potevo crederci, Lexa mi aveva preso in giro e mi aveva tradito di nuovo, dopo che l'avevo perdonata per ciò che aveva fatto a Mount Weather, aveva osato nuovamente pugnalarmi alla spalle o meglio, al cuore. Tutte quelle promesse fatte, tutte quelle certezze date, quella mattinata di amore e dolcezza passata, mi ritornarono in mente e mi si ritorsero contro. Le lacrime mi scesero senza neanche che me ne rendessi conto, faceva troppo male, lo sguardo che aveva prima che me ne andassi, mi stava uccidendo dentro. Mi continuavo a chiedere perché? Perché l'aveva fatto di nuovo? Mi aveva giurato lealtà, che non mi avrebbe tradito una seconda volta, ma è successo e questo mi stava facendo a pezzi.

"Clarke!" Mi chiamò Octavia

"So che è dura, ma le cose stanno così. Non c'è nulla che possiamo fare per impedire l'avanzata" continuò dicendo la mia amica

"È ora" annunciò Indra

Tutti quanti salirono a cavallo, io feci lo stesso per non rimanere indietro, ma dentro di me sentivo solo un insopportabile dolore che non riuscivo ad alleviare, avevo lo sguardo perso, ero distratta dai miei pensieri, dalla rabbia e confusione, l'illusione che lei fosse cambiata mi feriva ancora di più, come avevo potuto crederle? Credere a quelle parole? Come avevo osato ad abbassare le mie barriere e farla entrare così facilmente? Perché avevo ceduto senza nemmeno oppormi? Perché? Perché l'ho fatto? Queste erano le domande che mi ponevo, quelle che mi tormentavano e mi angosciavano secondo dopo secondo, ero stata solo una stupida, una credulona per aver veramente dato fiducia a una persona spregevole, che mi aveva tradita, che mi guardava dritto negli occhi e mi mentiva spudoratamente, le avevo dato fiducia perché lei mi aveva dato speranza, ma quella non era altro che uno stratagemma per usarmi e arrivare al mio popolo, perché questo era il suo intento fin dall'inizio.

Arrivammo ad Arkadia, eravamo fuori dai cancelli e i terrestri circondavano la recinzione, il mio stato non cambiava, era sempre lo stesso, ero come uno zombie, il mio corpo era là, ma la mia testa, il mio spirito era da un'altra parte, Octavia si girò e mi diede un'occhiata, come faceva lei ad essere così tranquilla? Dopo tutto era anche la sua gente, era veramente pronta ad uccidere la sua stessa razza per il suo ragazzo? Nella mia testa c'erano solo domande a cui non riuscivo trovare una risposta, la mia mente vagava fra i mille pensieri, fra i tanti ricordi e l'unica cosa che vedevo con chiarezza era il volto dell'ultima persona che avrei voluto scorgere, per me era morta e sepolta, non volevo più avere niente a che fare con lei, nè adesso nè mai.

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