Bad angel.

131K 1.5K 424
                                    

[CAPITOLO UNO]

~Trasferimento.~

Eccomi qua pronta a trasferirmi per l'ennesima volta, nell'ennesimo posto.
Stavolta è Londra la città nella quale dovrò abitare e vivere i miei giorni.
Dico l'ennesima volta perché ormai la mia vita è simile a quella dei nomadi, il trasferimento è un'abitudine per me.
Sono nata a Glasgow, una città nel nord della Gran Bretagna e adesso devo totalmente cambiare zona.
I miei genitori sono divisi da quando avevo tre anni. Mio padre faceva uso di sostanze stupefacenti, in poche parole un drogato, mentre mia madre da sempre ha avuto problemi psichiatrici; così sono stata affidata all'assistenza sociale che mi ha rinchiuso nei peggiori college di tutta l'Inghilterra, spero solo che quello a Londra sia migliore.
In base agli anni che passano, anche i college cambiano, e di certo non ti possono offrire sempre lo stesso posto.
Ho sedici anni e sono stata costretta a cambiare 'ostello' a causa della mia età.
Devo stare con i grandi adesso e non più con i mocciosi di dieci anni.
Finalmente cambiavo aria, almeno di questo ne ero felice.
Guardai fuori dai finestrini del treno notando i paesaggi che si susseguano continuamente.
Prima collina, poi mare, pianura e di nuovo collina.
Londra come sarebbe stata?
Tutti dicono che è una bellissima città e magari per qualcuno sarebbe stato anche un sogno andarci.
Io però la pensavo diversamente, per me Londra non è quella bella città di cui tutti parlano, per me è solo un ammasso di smog e traffici, non c'è niente di bello in questo.
Inoltre sarei stata rinchiusa in una scuola-albergo e questo mi bastava per odiare quella città.
Dovevo arrendermi, fino a diciotto anni la mia vita era quella, ed io sinceramente non vedevo l'ora di arrivare ad i miei diciotto anni e gustarmi tutta la libertà che in infanzia e adolescenza mi è stata negata.
Ad un tratto la mia attenzione venne attirata da un cartello blu con la scritta bianca: London.
Esatto, ero arrivata, ero arrivata nella mia nuova prigione.
Scesi dal treno e seguii la compagnia di ragazzi che, come me, hanno dovuto trasferirsi.
Hanno tutti due anni in meno di me ed in questo caso mi sentivo un po' come il loro capo gruppo.
Salimmo su un bus che ci portò dritti dritti davanti alla scuola.
Era tutta costruita su mattoni di color arancio scuro, quasi marrone.
Era enorme, i finestrini dei dormitori erano numerosissimi.
Davanti a me stava un grande cancello con la scritta: 'Dartmouth College'.
Il nome era sofisticato, speravo solo che non fosse il classico istituto di tutti i secchioni.
Oltrepassai un po' titubante il cancello e mi diressi verso l'entrata.
Ero totalmente spaesata, non sapevo minimamente cosa fare ne dove andare.
Ad un tratto i miei orecchi percepirono il suono della campanella ed una miriade di ragazzi uscirono dalle varie aule.
Avevano tutti la divisa, al solo pensiero di doverla portare pure io mi sentivo male.
Chiesi ad una ragazza che passò di lì casualmente dove si trovasse la presidenza e quest'ultima, squadrandomi da capo a piedi, mi spiegò la strada per raggiungere l'ufficio del preside.
Percorsi le esatte indicazioni date e in poco tempo arrivai davanti alla presidenza.
Con vergogna bussai.

-Avanti. Disse una voce maschile da dentro.

Spinsi leggermente la porta ed entrai.
La figura di un ragazzo non troppo anziano, sulla trentina, apparve davanti a me.

-mi dica. Continuò.

-sono nuova, vengo dal Glasgow College. Iniziai.

-oh, anche lei fa parte del nuovo gruppetto dunque. Comunque piacere, io sono il preside George Brown. Disse presentandosi allegramente porgendomi la mano.

-Isabel Peterson. Mi presentai anch'io stringendogli la mano sorridente.

-allora Isabel, queste sono le chiavi della sua stanza. Là dentro troverà la divisa e le cose necessarie per studiare. Spero che si trovi bene nel nostro college. Disse sempre sorridente.

-grazie mille. Affermai per poi uscire dalla presidenza.

Osservai le chiavi, c'era un numero sopra, era il 108.
Adesso dovevo solo trovarla la mia camera.
Percorsi svariati corridoi, ma proprio quella stanza non la riuscivo a trovare.

-Bisogno di aiuto? Chiese una voce maschile dietro di me.

Mi voltai di scatto scontrandomi con degli occhi super marroni.
Era un ragazzo abbastanza alto, moro e molto, molto carino.
Non portava la divisa, chissà perché.

-in realtà stavo cercando la mia stanza che non trovo però. Dichiarai.

-fammi vedere le chiavi. Affermò allargando la mano.

Posai le chiavi su quella grande manona e lui le osservo attentamente.

-mh, la 108, seguimi.

Cominciò a camminare velocemente, che stargli dietro era una vera e propria impresa.

-ecco questa è la tua stanza. Disse con voce dura.

-grazie. Affermai cercando di sorridergli.

Fece spallucce e sparì lungo il corridoio.
Aprii la porta della mia stanza e ci infilai dentro.
Non era poi così grande.
C'era una mini cucina munita di fornelli e un frigorifero basso, con a centro un tavolo rotondo.
Al lato un lettino da cameretta, una piccola finestra che stava sopra al letto e poi la toilette munita di doccia.
Per me bastava e avanzava.
Scaraventai il borsone delle mie cose sul letto e mi sdraiai stanca del lungo viaggio fatto.
La mi attenzione fu attirata, però, da dei fogli bianchi posti sopra il tavolo.
Mi alzai e andai a vedere cosa fossero.
Erano gli orari dei corsi che dovevo frequentare, con molta fortuna notai che il sabato, in quel collage, era un giorno libero, insieme alla domenica ovvio.
Riposai le carte sul tavolo e osservai i libri posti in un angolo dell'armadio.
Erano un bel po' ma a me piaceva abbastanza studiare, ce la potevo fare.
Mi piaceva questo posto, speravo solo che fosse stato l'ultimo dei tanti college girati.

Eccomi :)
Allora questa è la mia nuova quarta fan fiction.
I prossimi capitoli saranno un po' più lunghi.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie!
Ciao ciao :)

Bad Angel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora