Antropofobia

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Ding Dong

Amaya rimase in attesa di fronte alla porta, il dito ancora premuto sul campanello.

Indossava una larga felpa con il cappuccio tirato sul viso per proteggersi da quella luce accecante che c'era all'esterno e stava letteralmente tremando dalla paura.

Si può dire che quei dodici mesi di auto esilio l'avessero fatta diventare antropofobica, ovvero terrorizzata dalla gente e dai contatti sociali in generale.
Per questo, mentre aspettava che quella porta si aprisse, continuò a guardarsi intorno col timore che qualcuno degli altri abitanti del condominio uscisse di casa e la vedesse.

Ding Dong Ding Dong Ding Dong

Suonò altre tre volte di fila, ma ancora non ebbe risposta.

"Magari è in bagno." Pensò aggrottando la fronte. "Mi conviene aspettare un po' e poi riprovare."

Proprio in quel momento, però, udì il suono di un chiavistello, come se uno degli altri suoi vicini di casa stesse per uscire.

DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong

Presa dal panico iniziò a premere il campanello più e più volte, mentre con la mano destra si tirava ancora di più il cappuccio sul viso.

Sentì un cigolio e vide la porta dell'appartamento a circa cinque metri da lei che si stava lentamente aprendo.

DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong DingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDongDingDong

Vide il viso dell'uomo che viveva in quell'appartamento affacciarsi.

Poi, proprio un istante prima che lui uscisse, la porta si spalancò e la mora, che in quel momento vi si era praticamente spiaccicata contro, piombò all'interno dell'appartamento rovinando a terra con un tonfo.

- E così alla fine sei venuta davvero, eh? - Disse una voce ben conosciuta e odiata.

Amaya alzò lo sguardo, imbattendosi così in Akari, la quale nonostante fosse solo due centimetri più alta di lei, da quella posizione pareva maestosa e insormontabile quasi quanto una montagna.

- Non farti strane idee! - Sbuffò Amaya mentre lentamente si rimetteva in piedi. - Sono qui solo per i miei videogiochi! Che fine ci hai fatto fare!? -

- Un semplice "ehi Akari, come stai? Carina casa tua" era troppo difficile per te, vero? -

- Risparmiami le tue battute e rispondi! - Esclamò la mora assottigliando lo sguardo.

- Li ho dati via. -

- COSA!? -

- Già, hai presente che c'è un negozio di elettronica qui vicino, no?... Ah, un attimo, tu sei un hikikomori, certo che non lo sai... Ad ogni modo, quando sono scesa a buttare le buste della spazzatura ho notato che sulla vetrina del negozio c'era un avviso in cui chiedevano di donare videogiochi o vecchie console in cambio di una piccola somma, così anziché buttarli li ho portati lì. -

- E ti sei presa anche la somma?! -

- Certo che no, erano fin troppo rovinati per pretendere di riceverla. Mi hanno quasi fatto un favore a prenderli comunque. O meglio, ti hanno fatto un favore. -

- Se non avessi l'equilibrio e la forza fisica di un cerbiatto appena nato, ora ti sarei già saltata a addosso. - Ringhiò Amaya guardando l'altra con astio.

GAME OVER //Yuri//Kde žijí příběhy. Začni objevovat