Troppa luce

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- No no no no no!!! Non puoi farmi questo! - Gridò la ragazza a dir poco disperata mentre scuoteva lo schermo del PC schiacciando i pulsanti quasi a caso.

Quella mattina, quando si era svegliata, Amaya aveva preso il videogioco ancora imballato nella confezione che aveva ordinato già diversi mesi prima, ma che, a causa di quell'altro videogioco dal boss imbattibile, non era mai riuscita a provare.

Come aveva deciso il giorno prima, infatti, la mora aveva ormai rinunciato a provare a proseguire con quel gioco e aveva deciso invece di dedicarsi ad altro.

Quel nuovo videogioco, però, doveva essere difettoso o forse avere avuto dei virus, perché non appena ebbe acceso il computer dopo aver inserito il dischetto, il PC andò in tilt per poi spegnersi nuovamente, ma questa volta per sempre.

- Rivivisci! - Supplicò Amaya tra le lacrime. - È un ordine, stupido ammasso di ferraglia! -

Come c'era da aspettarsi, però, il computer continuò a non dare segni di vita, completamente sordo alle sue suppliche.

- Oh bè, non mi resta che ordinarne un altro... Se non sbaglio dovrei aver messo da parte un bel gruzzoletto... - Sospirò chinando lo sguardo.

I soldi che riceveva mensilmente venivano tutti dai suoi genitori, i quali, ignari delle condizioni nelle quali si trovava la figlia, erano convinti che lei frequentasse il liceo locale e fosse troppo impegnata con lo studio per avere un lavoro part time e guadagnarsi così da sola i soldi per cibo, bollette e spese varie.

- Non mi resta che andare su Amazon con il computer e... Ah... il computer... -

Quasi ringhiò dalla frustrazione mentre tirava un calcio pieno di rabbia contro la parete.

- Ahi! Ahi! - Esclamò allora mentre saltellava per la stanza afferrando tra le mani il piede dolorante.

Amaya non aveva un cellulare da poter utilizzare al posto del computer per fare acquisti.
Era stata una decisione estrema, ma necessaria, se voleva continuare a vivere in quelle condizioni.

Con un cellulare infatti ai suoi genitori sarebbe stato possibile chiamarla in qualunque momento della giornata, mentre ora, dato che erano sempre convinti che lei andasse a scuola e che l'unico telefono a sua disposizione fosse quello fisso del suo appartamento, la chiamavano solo ogni tanto la sera.
Oppure con un cellulare avrebbero potuto fare le videochiamate e allora come avrebbe fatto lei a nascondere le condizioni dell'appartamento e, soprattutto, il suo aspetto a dir poco cadaverico?

- Che faccio... Che faccio... - Mormorò mentre girava in tondo per la piccola stanza con le mani tra i capelli.

C'era un supermercato accanto al suo appartamento, sicuramente vi vendevano anche i computer, ma andarci avrebbe significato uscire e lei non poteva uscire!

- Magari potrei chiedere ai miei genitori di mandarmene uno... Potrei usare la scusa che mi serve per i compiti... Ma certo! Che genio che sono! - Esclamò soddisfatta mentre si avvicinava al telefono fisso.

Solo allora, però, si accorse di che ore fossero: le nove e mezza del mattino.

- Se chiamo adesso vorranno sapere perché non sono a scuola! - Notò allora prima di ricominciare a singhiozzare.

Come colpo di grazia, in quel momento si udì un rumore venire dell'appartamento accanto, come se un piatto fosse appena andato in frantumi.
E poi ci fu il pianto straziante di un bambino, seguito dalle urla di rabbia e sorpresa dei genitori.

"Non ce la posso fare..." Pensò sospirando mentre si massaggiava le tempie.

Il pianto cessò circa mezz'ora dopo, quando ormai Amaya era al limite della sopportazione e sul punto di scagliare il computer contro quella parete.

Si lasciò allora cadere di peso a terra, fregandosene se così facendo finiva col pestare manga e buste ormai vuote di patatine.

Rimase ad osservare il soffitto, immersa nel buio più totale.

Amava quella pace, quasi quasi iniziava a pensare di voler rimanere così per sempre.

"Già... Non ho bisogno del computer finché ho questa pace..." Pensò mentre le sue labbra si piegavano in un piccolo sorriso.

Stava ormai per appisolarsi nuovamente, beata da quel silenzio e da tutta quella oscurità, però, quando un trillo improvviso ruppe tutto, facendola ripiombare pesantemente nella realtà.

Amaya sgranò gli occhi di colpo, alzandosi in piedi di scatto e guardandosi intorno chiedendosi cosa stesse accadendo.

Di nuovo quel trillo.

"Ah, è solo il campanello..." Pensò sospirando.

....

"IL CAMPANELLO!?"

Ormai in preda al panico, la ragazza iniziò a girare per la stanza come un'anima in pena, chiedendosi cosa fare.

"Magari se lo ignoro, se ne andrà." Pensò convinta.

Cinque minuti dopo, però, quella persona, chiunque fosse, era ancora lì a suonare il campanello.

"Chi sei!? Cosa vuoi dalla mia vita!? Cosa!?" Pensò disperata mentre, a piccoli passetti, si avvicinava alla porta.

Stava letteralmente brancolando nel buio, dato che le serrande erano chiuse e le luci spente.
L'unica luce in tutta la stanza era quella del sole che filtrava leggermente da sotto la porta d'ingresso.

Era lì che Amaya si stava dirigendo, verso la luce.

"Detto così sembra che io stia per morire." Sghignazzò leggermente.

Di nuovo quella persona suonò il campanello.

"Non ti vuoi proprio arrendere, eh?" Pensò quando ormai ebbe raggiunto la porta.

Si mise silenziosamente in punta di piedi, sbirciando dallo spioncino, ma tutto ciò che riuscì a vedere fu una enorme massa di capelli biondi.

Di sicuro non era nessuno di sua conoscenza.

"E che vuole questa mo'!?" Pensò Amaya incuriosita.

La paura di aprire quella porta e scoprirlo, però, era tanta, troppa.
Dopotutto era pur sempre un hikikomori e ormai era da un anno che non aveva contatti con anima viva, tranne ovviamente con i suoi genitori al telefono ogni tanto.

- Se non apri butto giù la porta! - Esclamò la ragazza dall'altro lato.

Amaya sussultò all'udire quella voce.

"Cosa vuole da me!?" Pensò ormai nel panico più totale.

- So che sei lì! - Riprese la bionda con un tono di voce allegro e spaventoso al tempo stesso.

La mora si sentì percorsa da un brivido.

La sua mano indugiava sulla maniglia, incapace di prendere una decisione.

- Io ti avevo avvertito! - Disse a quel punto la ragazza. - Ti consiglio di allontanarti dall'ingresso! -

"Oh mio Dio! (Quello di Mad Father se non si è capito XD) Quella fa sul serio!"

Allora, quasi senza pensarci, Amaya abbassò la mano e la porta di aprì con uno schiocco secco.

Si spalancò lentamente, cigolando, mentre la luce incontrava gli occhi di Amaya dopo mesi e mesi di oscurità più totale.

"Luce..." Pensò la ragazza mentre la testa iniziava a pulsarle. "Troppa luce..."

Poi svenne.

GAME OVER //Yuri//Where stories live. Discover now