Il vento fischiava e la pioggia si abbatteva su una città da troppo tempo in ginocchio, per pensare che fosse ancora possibile rialzarla. «Saremmo uccisi».

«Questo è sicuro. Bruciati come eretici, quantomeno. Ma io non mi riferivo a noi, bensì al futuro della chiesa. Cosa pensi succederebbe?».

«Al sommo Padre verrebbe un infarto al solo pensiero che ci sono dei traditori nella chiesa».

«Possibile. Ma la chiesa è forte e saprebbe sopportare anche questo. Così come il tradimento di alcuni suoi membri. Lo scandalo sarebbe messo a tacere, con un po' di tempo e pazienza».

«Allora che senso ha tutto quello che stiamo facendo?». «Neppure la chiesa potrebbe fare nulla se il libro finisse nelle mani della Mors atra. A quel punto gli eretici avrebbero la chiave per mettere fine al dominio di Nergal».

«E del cavaliere, che mi dici? Se dovesse rivelarsi più abile di Vikas?». «Devi avere fede», la frase gli strappò una smorfia che forse poteva quasi sembrare un accenno di sorriso. «Non conosci quell'uomo come lo conosco io. L'ho salvato da quell'orfanotrofio curato, educato e cresciuto in questi anni. Io l'ho strappato dalle mani di quel pervertito. Farebbe qualunque cosa per me. Ha giurato di recuperare il libro, e ci riuscirà. Devi credere in lui, così come ci credo io». «Vikas è rozzo e incivile. È cresciuto per le strade. Quello invece è un cavaliere addestrato a combattere fin dall'infanzia».

«Una spada è una spada, cambia poco anche se a impugnarla è un criminale o un cavaliere. E un coltello nella schiena uccide anche i migliori».

«Non è così semplice. Ho raccolto qualche informazione su quel tipo. Sapevi che la sua donna era un'eretica?».

L'altro sollevò un sopracciglio in un'espressione a metà tra l'interlocutorio e l'incuriosito. «Un'eretica? Vuoi dire...».

«No, una donna, ovvio. Umana. Ma seguace degli antichi dei pagani. Però, quando lui l'ha scoperta l'ha fatta bruciare nella Notte dei lumi».

L'altro sgranò gli occhi per una frazione di secondo appena. Poi si ricompose.

«Questo non significa niente. È un nobile, è abituato ad avere tutto e a comandare. Il mondo potrà anche essere andato in rovina, ma ci sono atteggiamenti che vivranno ancora, quando di noi non sarà rimasto nemmeno il ricordo. L'avrà fatta uccidere, perché offeso dalle sue menzogne. E la sera stessa sarà andato a festeggiare con un paio di baldracche la ritrovata libertà dal talamo nuziale». «È quello che ho pensato anch'io, all'inizio. Ma le indagini successive mi hanno confermato che l'amava davvero. Non è stata una decisione presa a cuor leggero, la sua».

«Va bene, e questo che dovrebbe significare?».

«Che non è un cavaliere come tanti. Ha fatto della sua fede e della sua missione il perno della sua intera esistenza. Di conseguenza, non si fermerà fino a quando non avrà portato a termine l'incarico che gli è stato affidato. Morirà, se necessario, ma non mollerà la presa più di quanto un randagio mollerebbe un osso».

L'altro sospirò. Poi si voltò e sembrò riflettere su quelle ultime parole. Parlò con gli occhi puntati sulla finestra. Fuori di lì era pieno giorno, ma il cielo era così nero, che a malapena si riusciva a scorgere il profilo del cortile interno.

«E hai voluto incontrarmi per raccontarmi questa storia?».

«No, ma ci tenevo a dirtelo. E ora che lo sai, posso passare alle notizie che ho raccolto io, invece. Degenhard è sul piede di guerra». «Cosa?! E contro chi vorrebbe scatenare questa guerra? Non ci sono più nemici, ormai, a meno che non abbia deciso di combattere la Morte nera a colpi di spada. In qualunque altro caso, vorrei sapere che cosa si è messo in testa, dato che il continente è tutto in mano alla chiesa».

«Gli eretici non sono forse un nemico? Il sommo Padre vuole annientare la Mors atra e tutti i suoi affiliati. Ho sentito che sta mobilitando le sue truppe».

«Truppe?».

«Cavalieri e chierici della Fratellanza. Degenhard vuole individuare e distruggere le ultime sacche di resistenza. È convinto di poter schiacciare la setta solo in questo modo. La buona notizia è che al momento ignora che dietro il furto del libro ci siamo noi». «Però sa che il furto è opera della setta. Così gli abbiamo fornito una valida scusa per i suoi movimenti militari. Se anche qualche voce avesse voluto sollevarsi contro di lui, adesso che il libro è stato rubato saranno tutti convinti che la sua decisione è necessaria. Lo appoggeranno in questa folle guerra».

«Sapevi a che cosa andavamo incontro, favorendo il furto della reliquia».

«Certo che lo sapevo. E ora più che mai sono convinto che il libro debba arrivare alla setta. I nostri fratelli vanno avvertiti. Una guerra è da evitare. A tutti i costi».

Annuì, ma prima che potesse ribattere l'altro lo anticipò: «Di morti ce ne sono stati e ce ne saranno anche troppi, senza bisogno di una guerra. Ma non è per questo che dobbiamo evitarla». «E perché allora?».

Il volto dell'altra figura si incupì.

«Perché la perderemmo. Questa è l'unica cosa su cui non nutro alcun dubbio».

PestilentiaWhere stories live. Discover now