18 (Parte prima)

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«P-p-perché corriamo?».

Immersa nel fango fin quasi alle ginocchia, Shree si fermò e si voltò verso di lui. Era esausta e non aveva voglia di ascoltare i balbettii dello schiavo.

«Chiudi la bocca e cammina». «M-m-ma...».

«Quella cosa potrebbe esserci dietro».

Gleb annuì e si guardò i piedi. Sembrava impaurito, ma non solo. Shree aveva notato che non la fissava mai negli occhi. Camminava a testa bassa, mangiava a testa bassa, dormiva perfino a testa bassa. Non aveva mai incontrato una persona altrettanto schiva. Sembrava timoroso perfino del suono della sua voce.

Shree roteò gli occhi impaziente, riprendendo a camminare. Lo schiavo lasciò passare qualche minuto, poi tornò a parlare. Era loquace, quella mattina, come se la paura gli avesse sciolto la lingua. «Ma... io comunque penso che...».

«Shhh!», lo zittì lei.

Gleb infossò la testa nel collo. A Shree andò bene così. Sforzò la vista verso l'orizzonte, per tornare infine a voltarsi nella sua direzione. Lo trovò immobile. Sembrava pronto a restare così per il resto dei suoi giorni, se lei non gli avesse detto il contrario.

Sbuffò. «Avvicinati e dimmi cosa vedi, forza!». «Do... dove?».

«Là davanti», gli indicò un punto in lontananza.

Gleb acuì lo sguardo e si portò la mano alla fronte per schermarla dalla pioggia.

«Solo... mi sembrano case».

Gli annuì. «È quello che sembrano anche a me». «D-d-di... di che si tratta?».

«Un villaggio, credo». «Ma... ma i villaggi sono...».

«Disabitati», finì per lui Shree, che trovava frustrante quel continuo balbettio. «Sì, i villaggi sono disabitati. Ma questo non significa che non possiamo trovare un posto sicuro dove passare la notte. E magari anche qualcosa da razziare».

«Ra... razziare?».

«Esatto. O hai qualche problema?». «Ecco... io... n-n-no, io non...».

«Meglio così, perché non ho intenzione di lasciarmi dietro qualcosa che potrebbe salvarmi la vita. Prenderemo tutto quello che potrà esserci utile, cibo, ammesso che possa essercene ancora. E poi armi, equipaggiamento, vestiti, coperte... Capito bene?».

*

Il terreno era così molle e fangoso che impiegarono quasi quattro ore per raggiungere le prime case. E, quando infine arrivarono a destinazione, bastarono poche occhiate per rendersi conto che non restava molto da depredare.

Il villaggio era costituito da una manciata appena di casupole che sembravano reggersi in piedi a stento, poco più di ruderi fatiscenti. Il tanfo che aleggiava ovunque raccontava di cadaveri in putrefazione e di chissà quali altre esalazioni.

«Comincio a stufarmi del mio stesso ottimismo infondato». Gleb la guardò, ma non accennò a commentare.

«Ero sarcastica. Dobbiamo davvero lavorare sul tuo senso dell'umorismo».

Lo schiavo annuì, come se fosse davvero convinto che Shree avrebbe fatto qualcosa per renderlo più socievole. Lei gli lasciò quella speranza e si affrettò a oltrepassare la prima casa. Le pareti erano così malridotte, che riusciva a vederne l'interno.

Fece per proseguire, ma un rumore improvviso la convinse a fermarsi. Guardò Gleb, ma lo schiavo si strinse nelle spalle. Estrasse allora la spada e riprese a camminare. Si mosse in direzione del rumore, sempre più convinta che si fosse trattato solo di un'imposta o di una porta sbattuta dal vento. Non trovò nulla di preoccupante e decise di cominciare a frugare nelle case.

«Non ha senso restare uniti», disse allo schiavo, che lo seguiva camminandole quasi appiccicato. «Non c'è nulla di pericoloso qui. Tu occupati degli edifici su quel lato, io penso a questo. Hai capito bene che cosa devi cercare?».

L'altro annuì. Shree non ne fu affatto convinta, ma fece di necessità virtù.

«Fai attenzione, queste case sono pericolanti. Non te ne far cadere una in testa, perché non mi metterò a perdere tempo per tirare fuori il tuo cadavere».

Di nuovo Gleb annuì, ma stavolta il suo gesto risultò molto meno sicuro.

Lei entrò nella prima casa. Era proprio quello che sembrava dall'esterno, un rudere. La porta si aprì senza opporre resistenza, cigolando su cardini arrugginiti. L'interno non era messo meglio, con l'aggiunta di un penetrante odore di marcio. Non avrebbe trovato nulla di utile lì. C'erano alcuni attrezzi, vero, ma erano così malridotti che sarebbero andati in pezzi al primo utilizzo.

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