29 (parte seconda)

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Padre Jari lanciò un'occhiata al contenuto della mano.  Le dita di Dhago tremavano e, quando sollevò la testa a fissargli gli occhi, li trovò iniettati di sangue. Una leggera patina di sudore gli ricopriva il viso, addensandosi all'altezza della barba. Lo stato febbrile avanzava a velocità sorprendente.

Sospirò. Poi, lanciata un'ulteriore occhiata al volto dell'uomo, afferrò quello che gli offriva e lo fece sparire in una tasca.

«Non una parola con qualcuno. Se te lo chiedono, tu hai pagato dieci scudi d'oro in contanti, d'accordo?».

L'uomo non rispose. Lasciò cadere il bastone che rotolò via sbatacchiando e cadde in ginocchio. Quindi si piegò fin quasi a toccare il pavimento con la fronte e cominciò a baciargli l'orlo della tunica, mormorando incomprensibili ringraziamenti. Jari si chinò e lo afferrò per le ascelle, sentendo i bubboni gonfi sotto le braccia. «Risparmia le tue preghiere per Nergal, solo lui ti può aiutare. E smettila di piangere, io non sto facendo altro che il mio dovere. È nostro compito aiutare i fedeli a superare questo terribile momento. Adesso ricomponiti e seguimi».

Pochi attimi ancora ed entrambi furono davanti a una porta. Dall'altra parte proveniva un intenso calore. Era una sensazione più che piacevole, che aumentò nell'istante in cui Jari aprì. Un'ondata bollente li investì, in assoluto contrasto col gelo che li aveva martoriati fino a poco prima.

Un enorme camino era acceso nella parete più lontana e alcuni falò ardevano in vari punti della stanza. Dhago non sembrava credere che ci fosse qualcuno abbastanza ricco da potersi permettere tutta quella legna. Poi si ricordò che le foreste intorno a Valissa appartenevano alla chiesa.

Nella parete in fondo, seduto a una scrivania, un ometto era intento a leggere alcune pergamene. Il rumore della porta sembrò richiamarne l'attenzione.

«Sei tu, padre Jari?».

Lui, consapevole della quasi assoluta cecità di padre Gothberth, avanzò di una decina di passi. Dhago gli era dietro come un cane fedele.

«Sono io, reverendo. E vi ho portato una persona che necessita delle vostre cure».

Quell'ultima affermazione richiamò l'attenzione del sacerdote più anziano. Strizzò gli occhi come a mettere meglio a fuoco l'estraneo e infine scese dalla sedia. Aggirò la scrivania e si fermò solo quando fu davanti a Dhago.

Padre Gothberth era basso e presentava un'incipiente calvizie. A dispetto della quasi assoluta cecità, però, aveva uno sguardo vitale. Tastando Dhago dalla testa ai piedi, emetteva di tanto in tanto qualche cenno di assenso. Infine si voltò e incontrò la figura di Jari. «Posso occuparmene. Ma ha già...».

«Sì. Ha già saldato il suo debito con Nergal».

«In questo caso, figliolo», disse rivolgendosi al malato, «mettiti in quell'angolo e comincia a pregare. Io sarò da te tra poco». Dhago annuì con occhi colmi di gratitudine. Poi zoppicò e, pur con un po' di fatica, si inginocchiò cominciando subito a pregare sottovoce. «Il sommo Padre è stato chiaro, dobbiamo occuparci solo dei casi più... remunerativi», disse padre Gothberth, quando sembrò aver trovato il termine adatto. «Sotto tutti i punti di vista». «È un nobile di Valissa. Ha perso tutto con la pestilenza, ma è un uomo devoto, fedele alla chiesa e al dio che serve».

«Devoto? Conosci le disposizioni. Ormai a Valissa sono tutti devoti, questa cosa conta fino a un certo punto».

«Lo so. E comunque ha pagato, non c'è altro da dire».

«Meglio così. Non mi guardare con quella faccia, queste disposizioni non vengono da me. Io eseguo solo gli ordini».

«Come tutti noi, del resto».

Gothberth si portò una mano al mento e si carezzò i peli irsuti. «Mi occuperò subito si lui».

«Ha qualche possibilità?».

«Difficile dirlo. Bisognerà vedere come reagisce alle cure. Ma soprattutto bisognerà vedere come Nergal accoglierà le sue preghiere». Jari annuì. Poi si limitò a un cenno di saluto e abbandonò la stanza. Solo quando fu nel corridoio, si sentì di nuovo a suo agio. Respirò a pieni polmoni l'aria gelida, poggiato alla porta che si era appena richiuso alle spalle. Si infilò quindi una mano in tasca e tirò fuori quello che Dhago gli aveva dato.

"La chiesa non se ne fa niente di questi spiccioli...", e tornò a farli sparire nella tasca.

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