seventeen.

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dopo aver fatto una doccia che di corto non aveva proprio nulla (se non il suo cazzo, ma di questo è meglio omettere i dettagli), si infilò l'accappatoio e si diresse in camera sua, pronto a provare ognugno dei completi al quale stava puntando.
sinceramente tutti gli andavano alla perfezione e fu quello il motivo per il quale la sua scelta ricadde sulla comodità del primo outfit.
una semplice camicia bianca (anche se un po' troppo aderente), dei pantaloni neri e una giacca dello stesso colore.
nulla di eccessivo.
sistemò i capelli meglio che poté e si fece truccare allo stesso modo dalla madre.

si sentiva bene con se stesso in quegli abiti, una cosa che trovava essenziale nel suo stile.
aveva appena perfezionato l'ombretto sugli occhi e il lucidalabbra sulla bocca, solo per essere certo che anche il suo viso risultasse accettabile.

tuttavia dovette aspettare un bel po' di tempo prima che yoongi lo raggiungesse a casa sua.
stettero davanti alla porta a fissarsi quasi per lo stesso tempo, tanto che la madre praticamente spinse via jimin addosso all'altro e chiuse la porta, esasperata lei stessa da tutta quell'attesa.
come suo figlio fosse ancora vivo, non lo sapeva di certo.

il momento che ne seguì fu di un'imbarazzo incredibile solo per poco, poi il più grande afferrò la piccola e delicata mano dell'altro e lo trascinò con un sorriso fino alla macchina.

passarono quei minuti che li sparava dal ristorante in questione in un silenzio tombale e si sciolsero entrambi maggiormente solo quando furono seduti al tavolo, con entrambi davanti un bel piatto caldo.

«sei davvero bellissimo, jimin. non che avessi dubbi, sia chiaro» sorrise il biondo, guardandolo di sottecchi.
«anche tu lo sei, ma ovviamente mai quanto me. non rimanerne dispiaciuto, però. nessuno può essere in grado di raggiungere il mio livello di perfezione. onestamente, mi scuso per questo. te lo dico con il cuore in mano» rispose a modo, facendo ridere chi gli aveva fatto il complimento.
«sei davvero un idiota. zitto e mangia. mi fai rimpiangere certe cose.»

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«sono stato bene. grazie, yoon» parlò jimin, una volta che furono arrivati al dolce.
«ovviamente. ho speso così tanti soldi per una cena, che se fossero stati miei, sarei già stato al verde» borbottò l'altro, ricevendo uno schiaffo dietro alla nuca dal cameriere che era accanto a loro.
lo guardò male e quello gli sorride, tornando a servire i tavoli e a segnare gli ordini.

jimin, dal canto suo, era scoppiato a ridere e lo aveva preso in giro per il resto della giornata.

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questi capitoli sono corti. aish, lo so.

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