Hurt

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«Io ancora mi domando una cosa, Alexis, perché rimani con me nonostante tutti mi odino? Perché ancora mi difendi, quando ti sarebbe più conveniente unirti alla massa? Bellamy ti considera una valida e pericolosa minaccia, se riuscirebbe a portarti dalla sua parte ne sarebbe molto più che felice.» Wells stava fissando intensamente la ragazza, in cerca di risposte alle sue mille domande.

Alexis stava intanto affilando un coltellino, ricavato dalle parti della navicella e inizialmente non l'aveva degnato nemmeno di uno sguardo. Però, non appena il discorso di Wells fu completato, alzò lo sguardo verso di lui, accennando ad un sorriso divertito.

«Non mi interessa ciò che mi conviene di più fare. L'unica cosa che mi interessa è fare la cosa giusta, e se ciò comporta stare con te... bene, rimarrò con te. Bellamy è solo un ipocrita, non sa nemmeno lui in che immenso pasticcio si sta cacciando, per giunta da solo. Presto se ne accorgerà e capirà cos'è veramente giusto da fare — Alexis fece una pausa, mettendo via il coltellino —, perciò cerca di capire che io non ti difendo solo perché voglio aiutarti o altro, ma non posso contrastare Bellamy da sola.» il suo tono era talmente freddo e privo di sentimenti, che raggelava persino i cuori più caldi e puri. Wells immediatamente avvertì quel gelo e un brivido gli attraversò la schiena: come riusciva ad essere sempre così gelida?

«Sei talmente sicura e autoritaria nelle tue parole, che saresti una leader più che perfetta.» Alexis lo guardò ridendo: lei? Una leader? Nemmeno in un'altra vita. Era un incarico fin troppo grande e pieno di responsabilità, per una come lei: non avrebbe voluto prendersi l'impegno di gestire così tante persone, sopratutto da sola.

«Parlo seriamente, Alexis. Sei intelligente e astuta. Sei autoritaria e forte. Incuti anche timore e sai influenzare le persone.. Insomma, sai farti ascoltare se vuoi. Sei anche una bella ragazza e anche quello serve.» a quell'ultimo commento la ragazza non riuscì a trattenere una risata, dando un leggero pugno sulla spalla dell'altro.

«Sto parlando sul serio eh.» Wells sorrideva, mentre parlava, e Alexis non riusciva a trattenere le risate, dal tanto che le sue parole la divertivano.

«In ogni caso, Wells, lascio questo valoroso compito a Bellamy e Clarke.» la conversazione non continuò oltre, finendo con Alexis che si congedava al di fuori della navicella — volendo scrutare il cielo stellato di quella cupa e fredda sera — e Wells che rifletteva sull'ultima frase della ragazza.

Al di fuori, Alexis si perse tra i suoi mille pensieri: i suoi amici, che ancora non erano tornati dalla loro ricerca. Certo, magari avevano avuto qualche imprevisto, ma sperava che comunque tornassero tutti sani e salvi. Poi i suoi pensieri scivolarono fino ad arrivare a rivolgersi a chi stava lassù, a quelli dell'Arca. Si chiedeva come se la cavassero, se avessero risolto il problema dell'ossigeno. Probabilmente no, e molto più probabilmente l'Arca aveva già cominciato a mostrare i primi segni della sua morte. Tirò un lungo sospiro, sapendo che avrebbero dovuto al più presto fargli capire che la Terra era abitabile, altrimenti sarebbero finiti con l'uccidere delle persone, pur di risparmiare ossigeno e questo ad Alexis non piaceva per niente. Purtroppo però, non aveva ancora il coraggio di dire la verità a tutti, intimorita dalle loro possibili reazioni. Potrebbe poter scatenare il panico, perciò era forse più saggio aspettare Clarke e consultarsi con lei. Rivolse poi un ultimo pensiero verso sua nonna, sperando che stesse bene.

You're strong enough, Alexis. Don't forget it. Si disse fra sé e sé, stringendo i pugni: la Terra la stava mettendo alla prova e quella frase era l'unica che poteva donarle forza, sopratutto perché era ciò che sua madre le ripeteva in continuazione da piccola. Lo faceva per darle coraggio, energia, ma a volte la pronunciava per sola e semplice abitudine. E quella fu anche la stessa frase che le disse, quando Sarah stava per essere giustiziata. Al solo pensiero, Alexis si sentì d'improvviso le guance bagnate: stava piangendo.

Alive || The 100Where stories live. Discover now