The beginning of everything

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[La sto revisionando, perciò se notate un modo "diverso" o migliore/peggiore di scrivere da un capitolo all'altro è per quello. Buona lettura❤️ ]

Le celle dell'Arca erano talmente inospitali per i giovani ragazzi, imprigionati al loro interno, che era a dir poco straziante viverci. L'unica visuale che avevi dell'esterno era da un piccolo oblò, tuttavia potevi semplicemente vedere qualche cella di fronte alla tua e la gente che passava nel corridoio, nulla di più.

Nella maggior parte delle celle non avevi nemmeno una vista sullo spazio, cosa che per molti di loro sarebbe stata come una specie di consolazione: avrebbero almeno potuto vedere il luogo dove nascevano, vivevano e crescevano.

Alexis era infatti sempre più tormentata dalla sua convivenza in quella prigione, anche se sapeva di esserselo meritato; era una criminale e si vergognava di ciò che aveva fatto, nonostante le sue ragioni fossero tutt'altro che maligne. Sapeva anche che la sua punizione era giusta per il reato da lei commesso, ma aveva una voglia matta di uscire da lì dentro.
Stava quasi per impazzire.

Peccato che avesse fatto degli errori fatali e che non avrebbe mai potuto tornare indietro per rimediarli. L'unica sua consolazione era che, tra un anno, avrebbe compiuto i diciotto anni e l'avrebbero quindi sottoposta al processo; ovviamente non l'avrebbero perdonata — in realtà, non si sarebbe perdonata nemmeno lei —, quindi l'avrebbero giustiziata a morte, secondo le leggi dell'Arca, e sarebbe finalmente potuta essere libera. Libera da quella straziante vita che la teneva rinchiusa in un'orribile e angusta cella.

Tutt'un tratto la porta scorrevole si aprì e all'interno della stanza vi entrò un uomo sulla quarantina, dai capelli ondulati e mori, e gli occhi marrone chiaro.

Alexis gli diede solo un accenno di sguardo, continuando a giocherellare con una pallina da tennis. L'uomo tirò un pesante sospiro, tentando di nascondere la sua seccatura per il solito disinteresse nei suoi confronti; proprio per questo, le sfilò semplicemente la pallina dalle mani e subito dopo fece cenno ad un ragazzo di entrare. Quest'ultimo aveva la carnagione olivastra, mentre i capelli erano neri e gli occhi altrettanto scuri. Avrà avuto più o meno trent'anni o qualcosa di meno.

Alexis ridusse gli occhi a due fessure, mentre guardava l'uomo con astio, avendola privata del suo prezioso gioco; poi volse lo sguardo sul ragazzo appena entrato.

«Se non vi dispiace stavo beatamente facendomi gli affari miei.» ringhiò lei.

I due uomini si lanciarono uno sguardo di rammarico, aspettandosi entrambi quella reazione da parte di Alexis, soprattutto l'uomo. Il ragazzo più giovane si avvicinò a lei, sedendosi su di uno sgabello, posto vicino al letto della carcerata.

«Posso?» indicò con lo sguardo il braccio di Alexis, che subito gli rivolse uno sguardo confuso.

«Perché? Cosa vuoi fare, Eric?» chiese lei, alquanto preoccupata per la sua stessa incolumità.

Non sapeva se fidarsi del ragazzo, nonostante i due si conoscessero fin da quando lei era una bambina di appena un anno. In quel momento era troppo frettoloso nel fare e i suoi occhi traboccavano di ansia, mista a preoccupazione: c'era sicuramente qualcosa sotto e lei avrebbe scoperto cosa, a qualsiasi costo.

«Fidati di me, non ti accadrà nulla. Non ti farei mai del male Alex, lo sai benissimo.» cercò di convincerla Eric, anche se l'altra continuava ad essere titubante sul da farsi.

Alexis gettò poi uno sguardo sull'uomo che, con autoritario silenzio, stava osservando la scena. Il suo sguardo era severo, imperturbabile e non lasciava trasparire alcuna emozione. La ragazza non riusciva quindi a capire nulla di quello che stava accadendo, sembrandole solo tutto troppo strano e affrettato.

Alive || The 100Where stories live. Discover now