Lost Diary

Ventiquattresimo capitolo

Ogni volta che chiudo gli occhi vedo la sua immagine svanire, poi solamente nero.
Forse ha raggiunto quel posto che noi comunemente chiamiamo "Paradiso", o forse no.
Questo dubbio mi affligge, sono preoccupata per lui, in qualche modo credo che mi manchi.
Forse solo per l'abitudine, ero sempre sicura che lui ci fosse, in qualsiasi momento, in quella casa.
Ora dentro di me c'è un gran vuoto, eppure sento che non sia finita qui...
Nel diario non c'è scritto più nulla.
Ho deciso che oggi perlustrerò la libreria da cima a fondo, devo trovare qualcosa.
Questi sono i pensieri che affollano la mia mente mentre torno a casa, dopo un'altra noiosa giornata scolastica come tutte le altre.
Non ho neanche più il mio "gruppo di amici" ormai Maya e Luke stanno sempre insieme e trascorrono ogni secondo vivendo una bellissima storia d'amore, almeno credo.
Sophia ovviamente la detesto, con lei ha litigato anche Matt.
E Matt... è troppo imbarazzante parlare con lui di ogni cosa.
Infondo è sempre così che finisce una relazione: "rimarremo amici" ma a chi succede realmente?
Entro in casa e saluto i miei genitori, pranziamo insieme.
Mia madre ha preparato le lasagne, sono buonissime.
Lei al contrario di me è davvero brava in cucina...
Vado in camera mia, aspetto che loro vadano al lavoro per chiudermi dentro la biblioteca.
Non devo attendere molto perché appena dopo 20 minuti sento sbattere la porta principale.
Così scendo le scale e vado in cantina, apro la botola segreta ed entro in quella che una volta era la mia stanza preferita, ormai mi porta soltanto tristezza.
Comincio a esaminare la scrivania in ogni suo centimetro.
Se in un cassetto c'era un doppio fondo magari ci sarà qualcos'altro...
Passo la mano su ogni centimetro, esamino ogni cassetto.
Nulla.
Bene, non devo scoraggiarmi.
Controllo gli scaffali, guardo tutti i libri, cerco qualcosa di diverso che attiri la mia attenzione, ma nulla.
Sono circondata da libri e toglierli tutti dagli scaffali sarebbe un'impresa...
Il mio sguardo si spostano sul quadro con i suoi genitori, sembrano delle persone molto severe...
sono la perfetta rappresentazione di persone nobili di quei tempi.
I tratti di suo padre ricordano i suoi, l'espressione di sua madre somiglia così tanto a una delle sue...
Senza che me ne accorga dai miei occhi cominciano a scendere delle lacrime.
Continuano a uscire senza controllo.
"Questa storia è davvero finita, spero che tu stia bene, ovunque tu sia."
Immagino che ora sia con sua moglie e suo figlio, tutti e tre felici per l'eternità, un bel lieto fine.
Voglio prendere tutte le cose che mi ricordano lui e chiuderle qui dentro.
Vado in camera mia e prendo i libri che stavo leggendo, quelli trovati nella libreria in cantina.
Poi salgo in soffitta, mi torna in mente la sua musica guardando quel pianoforte ormai molto vecchio...
Prendo il libro con le sue composizioni e lo sfoglio.
Quelle pagine ingiallite, così famigliari.
Dovrò dirgli addio.
Mi soffermo di nuovo sul pianoforte.
Sfioro i tasti con le dita, e poi li premo in fila come fanno i bambini.
Partendo dal lato sinistro verso quello destro.
Finché arrivo al "sol".
Questa nota non fa un bel suono, credo sia normale per uno strumento così vecchio.
Però decido comunque di dare un'occhiata.
Proprio lì, nascosto dentro il pianoforte trovo qualcosa.
Un foglio di carta, sembra quasi una lettera.
E la scrittura... quella scrittura.
L'ha scritta James questa lettera.
"Cara Charlotte,
È passato così tanto da quel tragico avvenimento.
Nostro figlio sta bene, l'ho affidato alle cure dei miei genitori che credo siano migliori di quelle che potrei dargli io.
Penso a te ogni giorno di questa miserabile vita.
Ma non preoccuparti per me amore mio perché presto ci rivedremo, ci rivedremo oggi stesso.
So che questo è un peccato, che non dovrebbe neanche passarmi per la mente.
Ma questa non è vita, tu sei vita.
Ti amo.
Per sempre tuo, James."