Settimo capitolo

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Ho finalmente scoperto qualcosa in più, quel qualcosa mi fa sentire più sicura perché amo sapere.
Non qualcosa in particolare, semplicemente amo sapere, amo conoscere la storia di un posto, una persona o un oggetto.
Sono a casa sul letto, Matt mi ha chiesto di vederci ma ora non ne ho molta voglia così gli ho detto che da stamattina non mi sono ancora ripresa molto.
Mamma e papà sono a lavoro e ho paura ma meno di prima.
Penso che le persone che abitassero qui fossero buone, probabilmente erano solo persone sopraffatte dagli eventi della vita come spesso accade.
Stanotte non ho dormito e sto veramente crollando dal sonno, quindi mi poso suo cuscino e chiudo gli occhi, mi addormento immediatamente.
Mi trovo nuovamente davanti alla casa, a casa mia.
Sento la melodia dell'altra volta, quella del libro.
Vorrei avvicinarmi alla casa ma ho paura che se camminassi non mi muoverei comunque di un centimetro, però ci provo lo stesso.
Cammino e mi avvicino alla casa stavolta.
È davvero bella, molto più bella delle condizioni in cui è realmente.
Ormai ho capito che questo è un sogno.
Arrivo alla porta, una bella porta di legno lucido che risplende con la luce del sole, emana calore, è chiusa a chiave.
Busso, non c'è il campanello.
Sento dei passi, qualcuno sta venendo ad aprirmi, forse finalmente riuscirò a vedere il volto dell'uomo che vaga per casa mia.
La porta si apre leggermente, la spingo del tutto e guardo bene all'interno, non c'è nessuno ad accogliermi.
Mi guardo ancora intorno: la disposizione dei muri è la stessa ma i mobili sono completamente diversi, se ci fosse una parola per descrivere ciò che ai miei occhi si presenta sarebbe "elegante" o "magnifico".
Sì, è una casa signorile e il tutto è curato fino al minimo dettaglio.
Varco la porta d'ingresso e mi trovo catapultata nel 1900.
Sopra sento dei rumori, è la musica di prima ma non è più un solo strumento a suonare.
Sono un violino e un pianoforte insieme, così quella melodia rende ancora di più.
Devo scoprire cosa si nasconde dietro questo mistero, devo andare al piano di sopra.
Salgo le scale coperte di un tappeto di velluto rosso, probabilmente alle persone che abitavano qui piaceva molto quel tessuto.
Appena arrivo all'ultimo scalino mi volto e vedo le porte delle varie stanze chiuse.
Vado nella stanza da cui proviene la melodia, è chiusa a chiave.
Busso, nessuno risposta.
La curiosità mi divora ma c'è anche un pizzico di paura.
Mi volto e vedo una chiave sopra un mobile in legno, la prendo.
È molto fredda, ghiacciata.
La inserisco nella serratura e la giro, la porta ora si apre, vedo due persone di sfuggita e subito dopo più niente, apro gli occhi.
Sono sveglia.
Proprio nel momento più bello.
Ancora un po' confusa apro gli occhi e mi guardo intorno, quella stanza... quella stanza adesso è la mia camera.
Osservo la porta e vedo un ombra.
"Mamma?

Papà?"


Nessuno mi risponde.
Il terrore ritorna, sono convinta che non mi lascerà mai.
Sento la porta che si apre quindi corro al piano di sotto sperando che siano i miei genitori, non c'è nessuno: solo una porta spalancata, cosa sta succedendo qui?
La chiudo, il cuore batte all'impazzata.
Continuo a voltarmi, devo controllare ovunque.
Sento la porta dietro di me che comincia ad aprirsi di nuovo, credo seriamente di stare per svenire.
Mi volto e vedo due volti familiari, mamma e papà, finalmente.
Corro tra le braccia della mamma e la stringo forte a me, mi sento al sicuro finalmente.
La mamma è un po' perplessa dal mio gesto ma ricambia il mio abbraccio ancora più forte.

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