Dodicesimo capitolo

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Ho appena cenato, ancora non mi capacito di ciò che è successo oggi pomeriggio, o almeno di ciò che credo sia successo.
Quegli avvenimenti sono davvero impossibili, non so se siano frutto della mia immaginazione ma se non fosse così vorrei vederlo di nuovo.
La sua immagine mi torna in mente di continuo, James Moore.
Ma certo, internet!
Prendo il mio smartphone e faccio una ricerca col suo nome.
Premo invio, devo attendere un po' perché questa connessione non è molto veloce.
Ed ecco finalmente delle fotografie.
Sono in bianco e nero, non si vedono bene i soggetti.
Non c'è una foto più scandita e così perdo le speranze di sapere, potrebbe essere lui oppure no.
Infondo sono foto molto vecchie e quindi non posso pretendere tanto.
Mi stendo sul letto, troppo distratta per dormire, mi volto in continuazione in cerca di quella figura.
Non lo vedo, non capisco perché non si faccia vedere.
Dopo un'ora di attesa decido di riposare, mi rimbocco le coperte e chiudo gli occhi.
Mi sveglio in piena notte, guardo l'orologio: sono le 3:00 di mattina.
Mi volto e guardo con attenzione ogni angolo della stanza, è diversa.
Non è più la camera che conosco, ha mobili in legno scuro, anche il letto è dello stesso materiale.
Le lenzuola sono tutte bianche e hanno un odore strano.
Sento un rumore provenire dal piano di sotto e per istinto mi alzo e vado subito a vedere.
Scendo le scale e mi trovo di fronte lo stesso ragazzo che ho visto nel pomeriggio, però ha qualcosa di diverso.
I colori non sono più così sbiaditi.
I tratti, la sua forma ora è nitida ed è ancora più bello.
Mi fissa e, lentamente, si sta avvicinando a me sempre di più.
Mi tende la mano.
"Piacere di conoscerti Blake, il mio nome è James, James Moore."
Rimango stupita e resto lì a fissarlo per qualche secondo prima di ricambiare il gesto.
Gli stringo la mano che è stranamente calda.
"P-p-piacere."
La mia voce esce in modo tremolante e non capisco cosa stia accadendo.
"Lo so che tutto questo ti sembrerà una cosa impossibile, molto probabilmente lo è.
Sinceramente speravo riuscissi a notare la mia presenza perché solo in questo modo avrei potuto parlare con te."
Penso fosse impossibile non notarla.
Rimango paralizzata lì, senza dire una parola, lo fisso solamente in cerca di qualche risposta.
"...Ho bisogno che tu mi aiuti Blake, per molto tempo ho cercato qualcuno che potesse vedermi e a quanto pare tu sei l'unica persona al momento che riesca davvero a farlo."
"Che aiuto ti servirebbe?"
Finalmente le parole sono riuscite ad uscirmi di bocca, io stessa me ne stupisco.
"Come avrai già intuito io non sono più tra gli esseri viventi, o meglio, ci sono ma solo in un'altra forma... in quella forma.
Invisibile a tutti gli occhi al mondo, tranne che ai tuoi.
Non ricordo molto del mio passato, solo qualche frammento e credo che ricordarlo potrebbe aiutare il mio stato attuale."
"Cosa dovrei fare io allora? Ricerche su di te?"
"No, credo che servirebbe qualcosa di più approfondito.
Vivevo in questa casa e qui ho lasciato parecchie cose, informazioni.
Spero che tu riesca a trovarle."
"Dove dovrei cercarle?"
"In cantina."
"Sono già stata lì ma non ho mai trovato nulla di strano, appena entrata non c'era molto se non un vecchio mobile e una stufa."
"Cerca meglio Blake, vedrai che riuscirai a notare qualcosa che vi era già prima che tu e la tua famiglia arrivaste."
"Va bene signor Moore, proverò ad aiutarla.
Glielo prometto."
È tutto così assurdo, impossibile.
Però voglio provarci, voglio provare a fare l'impossibile.
"Puoi chiamami James."
"Va bene, James."

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