37.-I Know Who He Is-

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'No! No! No! No! No!' La mente del giovane era andata in tilt da qualche minuto, mentre tentava di capire cosa fosse successo.

Avrebbe voluto gridare se non fossero state le quattro della mattina, i genitori potevano preoccuparsi e i vicini chiamare la polizia.

Si mise a sedere guardando lo schermo del cellulare sconvolto.

'Ma perché adesso?!' Sbottò cominciando a piangere. 'Perché?!'

Scuoteva il cellulare in preda all'ansia, al terrore e gli tremavano le mani. Mormorava qualcosa di incomprensibile, ma niente.

Il cellulare non si accendeva.

'Mi è solo caduto a terra!' Lo insultò mentalmente.

Non era riuscito a leggere dopo quel 'poi' ed ora il cellulare non collaborava.
Lo schermo restava nero e non ne voleva sapere di far leggere al ragazzo cosa avesse scritto l'uomo.

'Fai che non mi blocchi!' Si alzò in piedi facendo avanti ed indietro per la stanza.

Si portò le mani sui capelli, le lacrime sgorgavano lungo il proprio volto. Aveva un improvvisa voglia di scoprire cosa gli avesse scritto, ma non poteva farlo.

Desiderava prendere a pugni qualcosa, oltre tutto.

'Me lo merito di restarmene così a piangere. Se l'avessi sbloccato, no! Se non l'avessi proprio bloccato! Sono stupido.' Si insultò.

Eren non riusciva a dormire, così si mise a sedere alla scrivania a fissare il cielo dalla finestra.
Aveva bisogno di parlare con lo sconosciuto e con Levi.
Doveva sapere se tra lui ed il ragazzo c'era qualcosa in più, dopo il bacio. Per tutta la settimana il corvino non aveva accennato nulla, si era comportato come gli anni precedenti.

Non lo umiliava più e non sgridavano più, un passo avanti, ma al più piccolo dispiaceva essere considerato dal professore come considerava gli altri.

'Vado a vestirmi.' Pensò entrando nel bagno.

Si prese tutta la calma del mondo, si vestì pronto per la scuola ritornando in camera solamente verso le cinque e mezza.

La madre si sarebbe svegliata dopo mezz'ora, era molto mattutina.



Quando la udì entrare in cucina la raggiunse.
Carla, il nome della mamma di Eren, fu sorpresa nel vedere il figlio così mattiniero.

-Va tutto bene?- Chiese sorridendo.

-Si.- Mormorò il ragazzo sedendosi al tavolo.

-Come mai sei già in piedi?- Domandò meravigliato.

-Niente di che... ehm... diciamo che non avevo molto sonno.- S'inventò sminuendo.

-Ma... hai dormito? Eren ti vedo parecchio giù, sei triste e... sei sicuro di stare bene?- Si preoccupò la donna preparando la colazione per il castano ed il marito.

-Sto bene, mamma. Solamente sono nervoso.-

-Nervoso?-

-Si. Oggi c'è una verifica e... anche se ho studiato mi sento teso.- Mentì un'altra volta.

La madre annuì rilassandosi. Guardò dalla porta entrare Grisha, il padre di Eren, e sedersi a tavola.

-Buongiorno papà.- Lo salutò il giovane ricevendo un sorriso dall'uomo.

-Oggi ti porto a scuola io, ti va?- Propose il padre posando una mano sulla spalla del figlio e scuotendola.

-Certo, ma perché?- Si meravigliò il più piccolo.

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