Capitolo 55

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"Che cosa ci fai qui?" Domando rimanendo immobile con le due tazzine ancora in mano.  Di fronte a me trovo Evan, appoggiato con i gomiti al bancone.

"Sono venuto a prendere un caffè." Risponde alzando un sopracciglio come se fosse ovvio. Dato il nostro ultimo incontro avvenuto proprio in questo stesso luogo e lo schiaffo che gli avevo tirato, il suo ritorno per me  è un po' inaspettato. 

"Ah si scusa, arrivo subito." Prendo uno straccio per pulire ciò che ho appena spanto, fortunatamente poco, e sistemo le tazze sul vassoio. Evan mi sta di fronte, e sento il suo sguardo fissarmi. Notando che Rose è appena tornata dopo aver servito un tavolo ed è libera, la chiamo.

"Rose, puoi fare un caffè a questo ragazzo?" Le domando.

"Si certo, come lo vuole?" Chiede la mia collega riferendosi al biondo davanti a me. Metto nel lavello lo straccio che avevo utilizzato per pulire poco fa e prendo il vassoio per andare a servire l'ordine.

"Non si preoccupi torni pure al suo lavoro, aspetterò  che Angelica sia libera." Quando sento queste parole mi si sferra un colpo al petto, dopodiché proseguo fino al tavolo dove devo portare l'ordinazione.

Mentre sto tornando al bancone, noto com'è vestito Evan: indossa scarpe di pelle lucida marrone, pantaloni beige e un cappotto grigio scuro. Tutto ciò che indossa sembra molto costoso, ma d'altra parte, a lui i soldi non mancano.

"Allora, come te lo faccio questo caffè?" Domando spostandomi un ciuffo di capelli che è sceso dalla coda, dietro all'orecchio. Lui sembra seguire attentamente il movimento che ho appena eseguito.

"Sorprendimi." Sul suo viso si forma un sorrisetto che mi mette ancora di più a disagio. Sospiro e gli preparo un caffè liscio. Quando glielo porgo, spero che se lo beva in fretta e che se ne vada il primo possibile.

"Grazie bellezza." Afferma portandoselo alle labbra. Bellezza? Spero stia scherzando. Purtroppo non ho nessuna ordinazione da eseguire, e non ho mai desiderato così tanto che il bar fosse affollato. Raccolgo altre tazzine che sono rimaste sul bancone e le metto a lavare, sussulto quando Evan mi rivolge ancora la parola.

"Angelica, devo parlarti." Alle sue parole alzo lo sguardo a lui e non so che cosa rispondere.

"Ok."

"Ora." Aggiunge.

"Adesso non posso, sto lavorando..." Affermo.

"Si che puoi, ho già parlato con Emily e mi ha concesso due minuti." Incrocia le mani.

"Ah ok..." Dico queste parole per poi scendere giù dal bancone. Non ho per niente voglia di parlare con lui, soprattutto in questo momento con tutte le cose che stanno succedendo nella mia vita. Quando mi trovo davanti ad Evan, disposta ad ascoltarlo, lui mi sorride e non dice nulla.

"Beh?" Gli domando stentando un sorriso.

"Vieni." Dopo ciò che ha detto afferra la mia mano e mi porta nella stanza dove ho lasciato i miei effetti personali, ovvero la camera riservata solo ai dipendenti. Appena entriamo, il disagio sta per soffocarmi.

"Evan ascolta, riguardo a quello che è success..." Non faccio in tempo a finire di parlare che mi zittisce baciandomi. Le sue labbra cercano il movimento delle mie che in un primo momento si lasciano trasportare, ma dopo neanche mezzo secondo lo stacco da me.

"Che cosa stai facendo?" Gli domando sconvolta. Lui mi guarda soddisfatto e con gli occhi vogliosi delle mie labbra.

"Se questo per te voleva dire parlare allora non avrei accettato di ascoltarti!" Sbotto.

"Non negare, ammetti che ti mancavo." Afferma. Oggi ha un atteggiamento alquanto strano, sembra pienamente sicuro di se.

"Non vorrei essere scortese, ma sinceramente non mi sei mancato." Affermo girandomi a guardare la porta, per accertarmi che fosse chiusa.

"Angelica, se sono qui un motivo c'è." Il suo inglese accentato in un modo così perfetto mi da la nausea.

"Allora parla." Affermo.

"Anche se posso sembrare un bravo ragazzo, io non ho mai cercato relazioni stabili. Ho sempre usato le ragazze, ma tu sei diversa. Tu sei vera a differenza di tutte le altre finte troie che ci sono in giro, per questo..." Si avvicina ad accarezzarmi la guancia, con la mano sposto le sue dita lontano dalla mia faccia.

"Per questo cosa?" Domando senza essere sicura di voler sentire la risposta.

"Per questo penso che dovremmo riprovarci." Dopo aver pronunciato queste parole, si fionda di nuovo sulle mie labbra. Ad un tratto la porta si apre alle mie spalle, come minimo adesso vengo licenziata.

"Ma che cazzo!" Al suono di queste parole capisco che non si tratta ne di Emily ne di Rose, purtroppo. Non faccio in tempo a voltarmi che Andrea scaraventa Evan lontano da me.

"Ancora tu?" Dice il mio coinquilino con i nervi ormai più alti delle stelle.

"Prima di te c'è l'avevo io." La frase peggiore che potesse affermare Evan. Noto le vene del collo di Andrea gonfiarsi fino quasi ad esplodere. Non faccio in tempo a fermarlo che gli scaraventa addosso un pugno ed Evan stordito va a sbattere contro il muro con la schiena.

"Andrea! Fermo!" Strillo prendendogli il braccio che sta caricando un altro pugno da mollare ad Evan. Respira affannosamente mentre guarda l'altro ragazzo dolorante. Prendo tra le mani il viso di Andrea.

"Andrea." Quando con i miei occhi riesco a catturare la sua attenzione, si calma leggermente.

"Perché l'hai fatto?" Domanda a bassa voce.

"Cosa?" Gli chiedo confusa. Andrea scaraventa via le mie mani, e dopo avermi guardato negando con la testa, si sistema la divisa ed esce dalla stanza come se non fosse successo niente. Ovviamente lo fa per non dare nell'occhio. Quando mi volto verso Evan che perde sangue dal naso, lui sorride soddisfatto guardando in direzione della porta da dove è appena uscito Andrea.

"Stronzo!" Al mio insulto abbino uno schiaffo sulla faccia di Evan, non curandomi del sangue sul suo volto.

"Potrei anche denunciarlo." Alle sue parole, vorrei che Andrea tornasse per ucciderlo direttamente.

"Fai parola di questo con qualcuno, e ti accuso di violenza sessuale." Rispondo con un'altrettanta minaccia mentre prendo della carta e gliela allungo.

"Prendi questa, pulisciti il sangue dal naso poi sparisci. Io torno al mio lavoro." Con queste parole concludo la conversazione e con nonchalance torno al bancone.

"Angelica ci sono tre tavoli da servire, sbrigati." Mi rimprovera Emily senza curarsi di sapere ciò che è appena successo in quella stanza.

"Si arrivo." Dico mettendomi subito al lavoro.

"Angelica è successo qualcosa?" Mi domanda Rose mentre sta preparando un vassoio.

"No, perché?" Mento con il cuore che comincia ad andare in tachicardia.

"Quel ragazzo della ferramenta, mi sembrava che si chiamasse Andrea, era venuto a prendere due caffè però cercava te..." Afferma Rose confusa.

"Ah si, lui è il mio coinquilino." La rassicuro.

"Ah ho capito, beh alla fine non li ha più presi quei caffè." Solleva le spalle prima di scendere dal bancone per andare a servire i clienti. Evan improvvisamente esce dalla stanza e se ne va senza neanche salutare Emily. Adesso che è uscito mi sento sollevata, anche se non so quale personalità di Andrea mi aspetterà appena arriverò a casa.

Non volermi, amami || COMPLETOOù les histoires vivent. Découvrez maintenant