Capitolo 30

3.3K 133 3
                                    


"Chi chiami?" Domando avvicinandomi a lui.

"La mia fidanzata." Afferma.

"Eh?" Un lottatore di sumo si siede sul mio petto.

"E chi è?" Chiedo. La mia domanda sembra un misto di ansia e disperazione.

"Una troia." Afferma, ma poi vedendo che non capisco continua.

"Il robot che fa le ricariche. Ecco chi è quella troia." Accenna un sorriso, e per me come se quel lottatore di sumo, si fosse trasformato in una farfalla. Andrea non sorride più, il suo sguardo è diventato improvvisamente serio vedendo la mia reazione che evidentemente non si aspettava. Sono sorpresa anch'io dal mio atteggiamento, in fin dei conti se anche lui avesse una fidanzata, io sarei solo l'amante, perché tra me e Andrea non c'è niente. Al suo sguardo curioso provo un po' di imbarazzo. Chiudo gli occhi perché la luce del cielo mi da fastidio.

"Andiamo." Dice prendendomi la mano e gettando a terra la sigaretta. Mette giù la telefonata e chiama un taxi. Tento di non guardare le nostre mani unite. Il contatto con il suo palmo mi fa sentire così bene, come se fossi completa, come se quel senso di ricerca di qualcosa che si ha nella vita, fosse svanito o almeno calmato. Apre la porta della macchina per farmi salire e mi aiuta ad entrare, dopo essersi seduto anche lui, ordina al taxista di partire.

"Come ti senti?" Mi chiede.

"Stanca e con un forte mal di testa." Dico portandomi una mano alla fronte e massaggiandomela.
Andrea inaspettatamente, mi fa appoggiare la testa sulla sua spalla, ed io rimango li.
Durante il viaggio, che non dura molto, la mia pelle è a contatto con la giacca scivolosa di Andrea, che odora di lui e di tabacco, ma il suo profumo combatte quello del fumo, e lo mangio con il respiro.
La sua mano sulla mia spalla mi fa sentire così bene, che quasi ho paura di questa sensazione, perché ormai lo so, un momento è così caloroso e premuroso, e un altro momento probabilmente non mi parlerà neanche più.
Riesco a sentire il suo respiro, è calmo, anche se ho sempre la sensazione che si stia trascinando un peso in gola.
Pensando a ciò che mi ha raccontato sulla sua famiglia, provo tristezza per lui; vorrei fargli un sacco di domande ma oltre al fatto che non saprei come iniziare il discorso, ho paura di una sua imprevedibile reazione.

Quando arriviamo all'appartamento, saliamo le scale e appena apre la porta mi dirigo verso la mia stanza; non vedo l'ora di buttarmi a letto. Appena entro trovo Jessica seduta a gambe incrociate che guarda un video e prende degli appunti.

"Angelica, ciao, come mai sei già a casa?" Domanda sorpresa.

"Non mi sento bene." Appoggio giubbotto e borsa sulla scrivania della stanza prima di buttarmi a letto.

"Che cos'hai?" Chiede preoccupata fermando il video.

"Non lo so ma credo di avere la febbre." Sto morendo di freddo. All'improvviso nella stanza entra Andrea, ha con se un termometro e un bicchiere con dentro qualcosa.

"Misurati la febbre e bevi questo." Dice porgendomi ciò che ha appena nominato, rimane in piedi a bordo del letto.

"Che cos'è?" Chiedo afferrando il bicchiere dopo aver preso il termometro.

"Quella che noi chiamiamo tachipirina." Risponde invitandomi con la mano a bere.

"Aspetto a berla, non so nemmeno se ho la febbre." Commento.

"Tra cinque minuti torno a riprendere termometro e bicchiere, vuoto." Sottolinea l'ultima parola, poi esce dalla stanza. Appoggio la medicina sul comodino e poi mi accorgo che Jessica mi sta guardando con occhi spalancati e dopo poco sul suo volto si forma un sorrisetto.

Non volermi, amami || COMPLETOWhere stories live. Discover now