Capitolo 48

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Quando apro gli occhi è domenica mattina. Mi stiro restando sotto le coperte.
Prendo il cellulare e leggo le: 10:45.
La mia vita qui in Italia è molto più semplice di quella a Londra, è facile non dover far niente.

Mi tiro su a sedere e dopodiché infilo le ciabatte ai piedi. Scendo giù per le scale, e mi insospettisco sentendo mia madre ridere sonoramente e con un tono troppo acuto.
Appena vedo chi c'è seduto sul divano del salotto, mi si sferra un pugno nello stomaco.

Mia madre smette di ridere e guarda in direzione delle scale. Andrea che sta seduto accanto a lei, fa lo stesso.
Io mi pietrifico.

"Ecco la dormigliona!" Commenta mia madre.
Andrea mi guarda con la bocca socchiusa ed è impossibile per me non notare il suo nuovo look, o meglio: il fatto che si sia sistemato.
La barba è sparita, lasciando così scoperta la sua bellissima pelle olivastra. Il taglio dei capelli è bellissimo: rasato ai lati e gradualmente sempre più lungo fino al ciuffo voluminoso come sempre. Una cosa che non può di certo passare in osservata, è il fatto che siano ritornate le sue due solite collane e gli anelli alle mani.

Quando arrivo di fianco al divano, provo disagio.
"Ciao..." Dico guardandolo.
"Andrea! Disegnami qualcos'altro!" Esulta mia sorella correndo in mezzo alle ginocchia di Andrea e appoggiandogli un foglio bianco con una matita, sulla pancia.
Mia madre vedendo il clima teso, si alza e se ne va.
Deglutisco tirandomi i polsini del pigiama fino alle dita.

"Questa volta fammi vedere tu che cosa sei in grado di disegnare." Andrea parla a mia sorella con tono avvincente, le dà un buffetto sulla guancia e lei riprende in mano il suo foglio e la matita e scappa sorridente in cucina.

Rimaniamo soli nella stanza. Per l'imbarazzo, appoggio una mano sul fianco e con l'altra mi tocco il naso. Nessuno dei due si decide a parlare.

"Bello il taglio..." Dico tentando di avviare un discorso, non posso più reggere questo silenzio.
È sorprendente come il nostro approccio l'uno con l'altra, cambi improvvisamente senza mai stabilire un equilibrio.

"Grazie." Risponde accennando un sorriso.

"Ehm... Come mai sei qui?" Mi sento maleducata a chiederglielo, però voglio saperlo.

"Sono venuto a vedere come stava." Capisco che si riferisce a mia sorella.

"Ah..." Rispondo sorpresa dal suo atteggiamento.

"Sono venuto anche per un'altra cosa." Dice all'improvviso.

"Ah e cioè?" Chiedo curiosa.

"Ti porto a fare colazione, andiamo." Dice alzandosi dal divano.

"Ma sono quasi le 11... Tra qualche ora si mang..." Mi interrompe.

"Non mi interessa." Dice avvicinandosi. Deglutisco alla visione del suo sguardo da fenice che si avventa sul mio.

"Non posso venire così, sono in pigiama..." Dico guardandomi dal petto ai piedi.
Andrea è arrivato a soli pochi centimetri di distanza da me. Con due dita sotto al mio mento, mi fa alzare la testa.

"Allora vatti a cambiare." Sussurra lentamente. Il mio respiro aumenta, i nostri volti sono così vicini.

Ad un tratto, mia madre sbuca dalla cucina ed io appoggio una mano sul petto di Andrea, spingendolo bruscamente indietro.

Non volermi, amami || COMPLETOWhere stories live. Discover now