Capitolo 18

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E' in piedi davanti al tavolo, e sta fissando gli scatti che ho fatto con Evan sulla London Eye... Tiene le foto ben salde nelle sue mani e la testa leggermente china con il ciuffo che gli cade davanti agli occhi. E' immobile, sembra una statua. Anche se sicuramente si è accorto della mia presenza, perché sono solo a qualche metro da lui; rimane fermo, come se non mi vedesse. I suoi occhi fissano le fotografie, ma è come se fossero persi nel vuoto. E' ora.

"Andrea prima mi cercav..." Con la voce che quasi mi trema, vengo interrotta prima di finire la domanda.

"Vattene!" Sbotta.

Questa volta non so cosa mi prenda, perché il suo comando per me è un invito ad avvicinarmi.

"Andrea io non capisco." Mentre sto parlando, accartoccia le foto tra le mani, rovinandole. D'istinto mi avvicino per prenderle ma lui mi afferra un polso.

"Lasciami..." Tento di dire ma quello che mi esce è solo un sussurro.

"Ci tenevi? Puttana." Il tono con cui dice queste parole è calmo, il contrario di quello che divento io.

"Mollami! Ma qual è il tuo problema!" Sbotto e ottengo ciò che gli ho chiesto. Lascia cadere le foto e se ne va, le raccolgo e mi scappa quella che può essere un'offesa, ma mai pesante quanto la sua.

"Idiota." Dico tra me e me. Subito dopo mi sento afferrare violentemente un gomito e lui mi gira dalla sua parte.

"Che cazzo hai detto?" Dice a denti stretti.

"Idiota." Dico affrontando il timore che ho verso di lui; mi molla uno schiaffo e se ne va.

Mi porto una mano alla guancia che sento pulsare dal dolore, e i miei occhi involontariamente si riempiono subito di lacrime.

Adesso basta, ha superato ogni mio limite a sua disposizione, ora non sto più zitta.

La mia aria d'innocenza si trasforma in una mina, di cui tra poco vedrà l'esplosione.

Come un falco vado verso di lui che se ne sta andando, lo prendo per la maglia e lo strattono con una violenza che non avevo mai avuto, e lo faccio girare dalla mia parte.

"Ma chi ti credi di essere? Con quel tuo fare da duro e tutti i tuoi comportamenti strani? Dimmi cosa ti ho fatto! Dimmelo! Sono stanca di dover sopportare le tue trecento personalità! Adesso basta! Che cazzo vuoi? Cosa vuoi da me!" Gli grido in faccia, mentre le lacrime scivolano sul mio viso attraversando le guance per arrivare fino al mento e poi cadere a terra. Non mi guarda in faccia, si libera dalla mia presa e fa per andarsene.

"Chi è lei?" Chiedo a bassa voce. Andrea si ferma di colpo e si gira verso di me.

"Cos'hai detto?" Domanda in tono duro, come se avessi nominato l'innominabile.

"Ho detto: chi è lei. Chi è la donna della foto."

Spalanca gli occhi. A passi veloci viene verso di me e mi prende per una spalla. Anche se il suo tocco mi rende sempre spaesata, questa volta mi gioco tutto, devo capire cosa nasconde questo ragazzo.

"E' tua madre?" Domando in tono calmo.

"Non provare mai più a nominarla." Mi minaccia a denti stretti.

"Se no cosa fai? Mi tiri un altro schiaffo? Non penso che sarebbe felice di te se sapesse che hai picchiato una donna." Ciò che dico fa mutare il suo sguardo, che si abbassa. La sua forte presa con la mia spalla, si allenta.

"Taci." Sussurra.

"Andrea io voglio capire. Cosa vuoi da me? Non mi parli per giorni, mi guardi male come se ti avessi fatto un torto, poi improvvisamente diventi quasi ossessivo, vuoi sapere dove sono stata e con chi. Perché hai rovinato le mie foto? Alla fine erano solo pezzi di carta, ma perché l'hai fatto? Ti comporti così solo con me e voglio capirne il motivo."

Non volermi, amami || COMPLETOWhere stories live. Discover now