Capitolo 29

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Un clima gelido fa compagnia al mio corpo. Quando apro gli occhi mi accorgo di essere completamente abbracciata ad Andrea, che tiene il viso tra i miei capelli. Capisco che tutto questo freddo proviene dalla finestra, rimasta per tutta la notte aperta.
Vorrei alzarmi per andare a chiuderla, però nello stesso momento vorrei rimanere qui abbracciata a lui, per ancora tanto tempo.
Se nella 'vita da sveglio' fosse caloroso come quando lo è stringendomi a lui mentre dormiamo, sarei la persona più felice del mondo ma lui non sarebbe Andrea.
Per qualche istante mi godo ancora il calore della sua pelle, dopo di che mi alzo lentamente cercando di non svegliarlo. Fortunatamente riesco nel mio intento e mi avvicino alla finestra per chiuderla.

Dopo aver sentito a distanza ravvicinata il vento freddo della mattina di Londra, mi riavvio verso il letto; vedo Andrea che mutando posizione, ha occupato praticamente tutto il materasso, così vado in quello di Federico. Prima di stendermi guardo l'ora e leggo le 6.11 di mattina, fortunatamente ho ancora un po' di tempo per dormire prima di andare a lezione.

Quando arriviamo a scuola ingoio una delle caramelle che mi ha comprato Andrea, anche se penso che ormai il raffreddore sarà inevitabile. Questa mattina non ho mai parlato con lui, e il suo atteggiamento era come se non fosse successo niente; non mi aspettavo nulla infatti, perché sapevo che ciò che è accaduto sarebbe rimasto all'interno di dove si era svolto.
Terminate le lezioni, come sempre mi dirigo al bar, verso il mio lavoro, con un tremendo mal di testa. Tutto passa come sempre, l'unica differenza è che mi sento più morta che viva. Preparo infiniti tè e caffè, oggi il bar è particolarmente affollato e sento dolori a tutte le ossa. Ad un certo punto vedo un bambino di circa cinque anni, seduto al tavolo con sua madre, che rovescia la cioccolata calda sul tavolo e addosso a se. La mamma lo sgrida con molta cattiveria, mentre è intenta a bere il suo tè. Prendo uno strofinaccio e lo bagno, poi ne prendo un altro per asciugare una volta pulito. Mentre corro a dare una mano, prima che la madre ammazzi il figlio, do per sbaglio una spallata a qualcuno che è appena entrato. Tutto questo mi ricorda inevitabilmente mia sorella con la sua usta da elefante. Sono più i vestiti che ha macchiato che quelli che possiede. Arrivata al tavolo sorrido e dico di non preoccuparsi perché pulirò tutto subito.

"Può anche risparmiarsi tutta questa scena, non è corrosiva la cioccolata, non c'era bisogno di correre." Sentenzia la donna.

"Certamente, volevo solo darvi una mano." Rispondo cominciando a pulire.

"E come ha fatto ad essere così immediata? Ci stava forse guardando da parecchio tempo?" Chiede sospettosa.

"Cosa? No signor..." Non faccio in tempo a finire la frase che vengo interrotta.

"Non si azzardi a chiamarmi signora! Signorina prego!" Sbotta alla fine. Mi scuso e mi correggo per poi mettere la tazza sul vassoio.

"Guarda questo cretino! Tutti i pantaloni ti sei sporcato, sei peggio di tuo padre!" Alle parole della madre che continua a bere il suo tè senza degnare il bambino di un aiuto, prendo uno dei tovaglioli e pulisco le manine al bimbo che rimane con le labbra socchiuse. La reazione della madre è sconvolta.

"Scusi sa, ma può anche tornare al suo lavoro, non abbiamo bisogno di una baby-sitter." Commenta sorridente.

"Ehm, vuole che porti un'altra cioccolata a suo figlio?" Domando tralasciando ciò che mi ha appena detto.

"Assolutamente no, la prossima volta imparerà a stare più attento. Può anche tornare al suo lavoro sa?" Conclude amaramente.

"Si scusi vado." Riprendo il vassoio.

"Non avrà bisogno di una baby-sitter per il bambino, ma di una educatrice per lei si, signora." Commenta aspramente una voce che mi è fin troppo famigliare. Mi volto di scatto e vedo Andrea che si è avvicinato al tavolo mentre tiene tranquillamente le mani in tasca.

Non volermi, amami || COMPLETOWhere stories live. Discover now