Capitolo 1

10.8K 198 17
                                    




Sono pronta.

E' quello che mi sto ripetendo da tutta la mattina. Ormai ho deciso, e non posso tirarmi indietro. Devo partire.

Quando giù dalle scale, sento mio padre mentre dice di aver caricato la mia valigia, lo stomaco mi sobbalza. Come quando si va sulle montagne russe o su un ponte e nella discesa si sente quella sensazione strana nella pancia.

"Ok! Arrivo..." La mia risposta parte convinta per poi afflosciarsi, e continuo a chiedermi se sto facendo la cosa giusta.

Arrivati in aeroporto siamo tutti frenetici, eccetto Sara. La mia sorellina di sette anni, vivace più che mai, attraversa senza guardare e mia mamma le urla dicendole di darle la mano. Per la prima volta guardo questa scena quotidiana, rendendomi conto che d'ora in poi non lo sarà più. La sua gioia che dovrebbe rallegrarmi invece mi rattrista, facendomi venire ancora più nostalgia del previsto. Provo a sorridere e a pensare a tutti i miei sforzi per intraprendere questa strada e così tento di farmi forza. E' una bella occasione che i miei genitori mi hanno voluto dare pagando anche con i loro sacrifici, se mi lamentassi, sarei davvero una figlia orribile.

"Mi raccomando, appena scendi dall'aereo chiamaci. Hai preso tutto? Hai abbastanza vestiti? Documenti e soldi? Stai sempre attenta alla borsa, dai retta solo a persone che ti sembrano affidabili, fai amicizia, non tornare tardi in appartamento, arriva puntuale alle lezioni, non dare troppa confidenza a gente estran..."

"Mamma tranquilla. Sono solo a due ore da qui, non siamo così lontane." Le dico con un sorriso dolce cercando di non farla preoccupare.

-Ultima chiamata per il volo Milano Londra delle 12.20, ultima chiamata per il vol...-

"Adesso devo proprio andare... Non posso perdere il volo." Dico come se volessi restare li, con la mia famiglia, mentre loro mi fissano un pò incerti, ma ad un certo punto, capisco che devo andare, così prendo l'iniziativa e comincio a salutare tutti, partendo da mia madre, che piange.

Quando rimane solo la mia piccola sorellina da salutare, dagli occhi mi scende una lacrima.

"Perché piangi? Vai nel paese dei principi e delle principesse!" Sentenzia la piccola, aggrottando la fronte perché non capisce il motivo della mia tristezza.

"Già.." dico ridendo e noto che anche i miei genitori sorridono. Ecco perché amo tanto mia sorella, è la luce nel buio, un fiore nel deserto, colei che porta gioia in un momento triste.

"Ma quando verrò anch'io tu sarai in un castello? Quando arrivi mi compri una corona?"

"Ti prometto che ti comprerò tutte le corone che troverò, macchia."

Quando sono già in cammino verso la corsia del mio volo mi volto, e noto la mia famiglia, ancora li in piedi che mi saluta, poi vedo Sara che all'improvviso si mette a correre e mi da uno dei suoi braccialetti con cui di solito gioca.

Entro nel tunnel che mi conduce dentro al'aereo.

Quando l'aereo decolla, mi sento sollevata, come se non fossi più costretta a prendere decisioni, ormai sono dentro alla mia scelta, e finalmente mi rilasso.

Durante il volo rigiro tra le dita le perle bianche e fucsia del braccialetto di Sara. Guardo fuori dal finestrino immaginando mondi paradisiaci, non ho abbastanza fantasia perciò chiudo gli occhi e lascio che sia la mia mente a decidere a cosa pensare.

Atterriamo, e quando esco dall'aeroporto incontro un venticello fresco, tipico di Londra. L'unica cosa triste è il cambiamento di temperatura, che nonostante sia solo settembre, si fa sentire. Mentre cammino in mezzo ad un mare di gente, le mie narici sono pervase dall'odore del caffè e ne sento subito il bisogno.

Quando il taxi imbocca la via della strada dove si trova il mio futuro appartamento sono curiosa di incontrare i ragazzi con cui lo condividerò. Dovrebbero essere due ragazzi e due ragazze, fortunatamente tutti italiani.

Quando entro nell'appartamento, vedo una valigia non molto grande, però non c'è nessuno, così appoggio le mie cose sul tavolo e mi guardo intorno.

L'arredamento è in stile moderno e due parti del muro non sono ricoperte dalla calce. Guardo il soffitto, alto rispetto a quelli delle case italiane e vedo delle grandi finestre.

"Hai intenzione di fare un progetto di architettura su questo edificio?"

Mi volto vedendo la figura di un ragazzo alto e magro, che tiene in mano una sigaretta.

"Tu... fumi qui?"

"Vedi qualche cartello con la scritta no smoking?"

"No." Stupidamente mi guardo intorno e lui sembra meravigliato del mio comportamento, in effetti non siamo in un hotel.

"Un buon architetto non avrebbe cercato un cartello, ma avrebbe guardato il soffitto, per verificare la presenza di antincendio. Spero tu non sia qui per studiare questo."

"No." Lo guardo portarsi la sigaretta alla bocca e decido di dire qualcos'altro invece di stare li imbambolata.

"Non... C'è nessun altro a parte te?"

"Siamo stati semplicemente i primi ad arrivare, per fortuna non siamo solo noi."

"Si beh.. io sono Angelica, piacere" Dico senza convinzione mentre se ne va in un'altra stanza.

Fantastico... mormoro tra me e me.

Decido di fare un giro per l'appartamento, ci sono due stanze da letto e un bagno. Porto la mia valigia nella stanza opposta a quella dove si trova il ragazzo.

Sto per entrare in bagno quando però, la maniglia viene bruscamente abbassata dalla mano di questo sconosciuto, che mi passa davanti in un lampo e sbatte la porta.

"Ok." Mormoro tra me e me, cercando di non farmi irritare dal suo comportamento.

Chiamo i miei genitori e dopo la chiamata penso al fatto che non ho ancora visto l'altra stanza da letto, così vado a vedere.

Quando apro la porta vedo su un lettino degli anelli di metallo con affianco due collane, una a medaglietta e una di legno. Mi avvicino e prendo in mano la prima, per scoprire quale sia il suo nome.

"Andrea." Sussurro.

"Pensi di uscire o vuoi assistere?"

Sussulto dalla paura. Mi giro e quando vedo Andrea avvolto in un accappatoio, mi sento come una volpe con le mani nel sacco.

"Si scusa, non ero ancora entrata qui..."

"Hai scelto il momento giusto" dice maliziosamente, tira fuori dalla valigia dei boxer e poi alza lo sguardo.

Ci guardiamo.

"Si... vado." Dico morendo dalla vergogna e quando esco dalla stanza sento la porta d'ingresso aprirsi.

Non volermi, amami || COMPLETOWhere stories live. Discover now