I discorsi interrotti - seconda parte -

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"Non così in fretta, signorina."

"Credevo non ci fossi..."

"Sì, lo so."

"Come fai a saperlo?..." chiedo, appoggiandomi al legno dietro di me e osservandolo confusa mentre nella mia mente riaffiora l'immagine di Jules che parla dentro il ricevitore e capisco che sono stata raggirata.

Di nuovo. Ma come si fa a farsi fregare così da entrambe le proprie amiche più care?!

"Quella vacca dal pelo infeltrito!" sibilo rabbiosa, abbassando lo sguardo e stringendo un pugno.

Lui sorride vittorioso e poi schiocca le dita per attirare la mia attenzione.

"Possiamo parlare?"

"Non sono un cane. Non schioccare le dita con me."

"Possiamo parlare?!"

"Dovrei davvero..." cerco una scusa per liberarmi di lui "... andare a fare la cacca." e lui ride.

Ma cosa dico? Cosa cazzo dico?!

"Ora che abbiamo superato l'imbarazzo non ti fai più tanti problemi, eh?"

Sono ancora con le spalle appoggiate all'entrata e una delle sue mani è tornata a nascondersi dentro una tasca dei jeans mentre l'altra, ancora a contatto con la porta, si è chiusa in un debole pugno mentre gioca nervosamente con l'unghia del pollice.

Sollevo lo sguardo e lui torna a chiedermi di smetterla di evitare la conversazione e lasciarlo parlare.

"Alex, seriamente, non è che ci sia granchè da dire. Io ti ho baciato e non avrei dovuto farlo e tu non volevi essere baciato da me. Punto. Fine del confronto. È stato bello. Ciao" dichiaro spostandomi dalla porta e cercando di raggiungere la mia camera.

Ma il mio coinquilino è insopportabilmente cocciuto e, recuperando uno dei miei gomiti, mi tira verso il salotto.

"È affascinante vedere qualcuno che se la canta e se la suona da sola. Però io avrei qualcosa obiettare e, soprattutto, non ho molto tempo visto che devo andare al lavoro."

"Ah, lavori ogni tanto?"

"Come pensi che lo paghi l'affitto? Concedendo favori sessuali alla signora Riposi?"

"Dio, spero di no. Ha tipo settanta-cinque anni: non reggerebbe l'emozione della tua prestanza fisica." ribatto lasciando che lui mi spinga sul divano e rassegnandomi all'idea di doverlo stare a sentire. "A meno che, certo, tu non concluda anche con lei ogni incontro con un piacevolissimo rifiuto."

Alex si siede nella poltrona di fronte a me e, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, mi osserva per nulla divertito.

"Se hai finito col sarcasmo avrei qualcosa da dire su quella storia."

"E chi te lo impedisce? Siamo in un paese libero." borbotto con una punta di acidità e incrociando le braccia sul petto.

"Tu. Tu me lo impedisci." ribatte lui alzando un po' la voce e la cosa mi stupisce incredibilmente "Tu e le tue cazzo di barriere alte 20 chilometri. Tu e il tuo sarcasmo. Tu e la tua paura di sentire cosa hanno da dire gli altri."

"Calmati. Non ho detto niente."

"Io qualcosa da dire ce l'avrei da circa dodici ore."

"E dilla allora! Facciamola finita perché onestamente sono a disagio da ieri sera ed è tutta colpa tua in ogni caso."

Lui fa un sospiro per cercare di calmarsi e poi si massaggia la fronte, chiudendo gli occhi e ribatte:

"Sei così difficile. Una cosa alla volta, ok?"

L'imbarazzante piacere del TuttoTondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora