Importuni e in-opportunità

2.3K 110 22
                                    

Capitolo 17




Trattare con la gente non è, in generale, una delle mie migliori qualità. Trattare con un americano molto cocciuto e molto isterico non sarà mai uno dei miei talenti, ne sono certa. In particolare quando sono circa due ore che Alex resta in silenzio e trasuda preoccupazione.


Arrivati a casa, abbiamo constatato che il nostro appartamento non era stato saccheggiato da nessun conquistatore del palazzo più decadente del quartiere. Ad eccezione del disordine che adornava la mia stanza (creato da me stessa medesima), il resto dell'abitazione era esattamente come mi ricordavo di averla lasciata.
Non di meno, fingo di ispezionare con attenzione ogni angolo, più per stare lontano da Alex, che per cercare effettivamente qualcosa: la tensione che ha sprigionato dal momento in cui siamo partiti da casa di Bet mi ha letteralmente stremato.

Quado Alex si adombra, tutto quello che lo circonda viene investito da una specie di onda negativa e tu, sconfitto dalla sua superiore carica energetica, non puoi fare altro che attendere in silenzio: attendere che lui si calmi, che ti dia un segnale. Interrompo la mia finta ispezione per spiare nel salotto, cercando di capire se l'aria si sia alleggerita almeno un po': niente. Alex si muove in modo isterico per l'appartamento, come se fosse posseduto da un leprecauno, borbottando sottovoce e passandosi incessantemente le mani tra i capelli.

"Che succede?"

Niente. Non mi degna di una risposta, mentre resta immerso nella sua nevrosi per qualche secondo prima di voltarsi verso di me con gli occhi preoccupati.

"Ti manca qualcosa?"

"Non mi pare. Ho solo dato uno sguardo, ma mi sembra che sia tutto al suo posto."

Rispondo avvicinandomi a passo lento come si fa con un animale pericoloso. Non sto esagerando: Alex ha un'espressione di puro panico.

"A te manca qualcosa?"

Mentre lo chiedo, non posso fare a meno di pensare che, se c'è qualcosa che non trova, deve essere piuttosto importante per fargli perdere la testa così.

Si guarda attorno in silenzio e non sembra riuscire a decidersi sul da farsi.

"Alex, che cosa non trovi?"

Al suono della mia voce un po' più insistente, serra la mandibola e anche il suo sguardo sembra irrigidirsi.

"Niente", risponde d'istinto, ma un istante dopo si correggere: "Mi manca una valigia."

"Una valigia?"

"Sì."

Io non sono un falco e non ho mai rapinato qualcuno, ma se fossi un ladro, non mi prenderei certo una valigia quando in casa ci sono almeno due computer e una televisione da fregarsi.

"Perché qualcuno dovrebbe rubare una valigia vuota?"

Gli ci vogliono almeno quaranta secondi per rispondere, durante i quali nei suoi occhi scorrono velocemente dubbio, diffidenza, rammarico, paura e rabbia.

Rabbia che, sospetto, riverserà su di me. Io lo farei.

"Non era vuota."

"Ah, capisco."

No, veramente non capisco, ma non sono certa di come ottenere maggiori informazioni. Resta il fatto che in casa non manca niente al di fuori di questa fantomatica valigia.

Il che, per un minuto, mi porta a pensare che Alex sia un trafficante. Non so di cosa, ma ho visto una marea di polizieschi quando ero piccola.

"Sei sicuro che fosse in camera? Non è che l'hai messa in cantina?"

L'imbarazzante piacere del TuttoTondoWhere stories live. Discover now