Capitolo 4

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«Luisa?»
«Si, Richard, come stai?» chiese Luisa.
«Sei tu la sensitiva qui haha dovresti saperlo.» disse ridendo Richard.
«Ma, non prevedo il futuro come te Richard haha» lo provocò.

Lei gli voleva un gran bene, ma mai come proprio ragazzo, fu trasformata negli anni 60' era una delle donne ribelli e come tali aveva un carattere fortissimo e una femminilità unica nel suo genere.
Ma, aveva lasciato Richard pochi mesi dopo il loro flirt, per un altro, un uomo più grande di lei, umano, che dovette trasformare. Ma, con cui ora non era più insieme.
Fu lasciata dopo quasi trent'anni e da allora non voleva più nessuno.
Tantomeno Richard con un carattere così dolce e debole per lei.

«Comunque vuoi chiamarmi per il sogno giusto?» accennò lei.
«Sì, Luisa. Quella ragazza esiste, ed é una mia paziente.»
«Questo l'ho sempre saputo, anche se tu testardo, hai sempre voluto negarlo» replicò lei.
«Cosa devo fare?» chiese Richard.
«Non innamorarti di lei Richard, so solo che gli inferi mi suggeriscono questo. Non so dirti altro.»
«D'accordo» rispose Richard e dopo poco riattaccò il telefono.
La sua amica aveva ragione, c'era qualcosa di sbagliato in tutta quella storia.

Il giorno dopo si recò come di sovente a lavoro, fece la ricetta di Annie, tra le mille cose. E proprio quella mattina lei andò a ritirarla.

"Sto stronzo di medico dovrò pure contattarlo prima o poi, fatti questi esami"pensò Annie.
Annie andò a farsi prelevare il sangue.

«No, no la prego » disse all'infermiere mentre stava per preparare l'occorrente.
«Signorina, per favore, stia ferma» disse Edmond l'infermiere.
Esatto, proprio il padre "adottivo" di Richard.
Edmond gli prelevò 6 boccette di sangue e subito dopo Annie svenne.
«Signorina, si sente bene?» chiese Edmond appena vide gli occhi di Annie, aprirsi.
«É svenuta pochi minuti fa» aggiunse e la fece sedere sul letto in cui l'aveva fatta distendere.
«Sto bene, sto bene» disse e prese un po' di zucchero che l'infermiere le stava porgendo.
«Sono emofobica» aggiunse.
Poi prese le sue cose, si sedette un po' in accettazione e salì sulla sua sgargiante 500 gialla.

«Come pensavo, sono svenuta» disse a Olly, appena arrivò in casa.
«Ahah povera»
«Comunque volevo avvisarti che sta sera ho ospiti quando tornerai da lavoro.»
«Ancora?» chiese Annie.
«É Oliver, il ragazzo di ieri, il mio giocattolo come lo chiami tu» disse con disprezzo Olly.
Annie si sentì un po' in colpa, per essere stata così cruenta con la sua coinquilina.
«Scusami.. non pensavo ti piacesse davvero.»
«In realtà non lo so, sta sera viene qui a cena e poi il dolce glielo offrirò io haha» disse ridendo.
«Sei sempre la solita»
Olly era lì che rideva, con quei soliti capelli a caschetto biondi e occhi scuri, in uno dei suoi tanti vestiti leopardati. Olly era così. Estrosa.
Annie andò come al solito a lavoro, salutò il suo collega e amico Robert.
«Ciao Annie, sei bianca.. stai bene?» chiese Robert a Annie.
«Così e così, sono svenuta durante esami del sangue haha.»
«Annie,dai nemmeno i bambini haha» disse prendendola in giro.
«Comunque sabato prossimo, volevo invitarti alla festa di carnevale di Seattle, ci sarà un botto di gente, ti presenterò qualche amico se vuoi haha» disse Robert.
«Una festa?Sai che non conosco nessuno. Mi vergogno un po'. »
«Vieni in maschera no? Così potrai fare tutte le figure di merda che vorrai haha»
«D'accordo invito anche Olly però.»
«Quella troia puoi evitare di portarla.»
«Robert! É una mia amica, non dire così.» disse Annie.
«Io non sono d'accordo.»
«Se lei c'è vengo, altrimenti no. Robert non odiarla, non gli piacevi abbastanza, meriti di meglio.»

Robert infatti era da sempre stato innamorato di Olly. Ma, lei lo aveva solo un po' illuso e fatto soffrire e lui non glielo avrebbe mai perdonato.
Olly quando capì che lui davvero teneva a lei, per orgoglio non era riuscita a tornare da lui.
Annie sperava dentro di sé che si mettessero insieme. Sarebbero stati tutti felici, lei in primis.
Robert era davvero bello, alto, atletico, capelli e occhi scuri, simpatico e sicuro di sé come la sua amica Olly.

Dannati per l'eternità #Wattys2017Where stories live. Discover now