Visite inaspettate

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La radio trasmette una semplice e melodiosa Give me love e la voce di Ed Sheeran fa calare la stanza in una dolce tristezza e tenera malinconia.

Sono le 7:35 ed è più di mezz'ora che combatto contro la mia disperazione totale.

Oggi non ho proprio voglia di andare a scuola, mi sento uno schifo.

Mi alzo e metto le mie calde ciabatte rosa con il pelo.
Scendo giù e mi soffio il naso.
Che fa caldo qui dentro!

"Jen perché non sei...sei tutta rossa in faccia" dice mia mamma mentre si avvicina.
Mi posa una mano sulla fronte e il freddo della sua mano mi da sollievo.
"Hai la febbre, è meglio che oggi resti a casa, non ti farà bene andare a scuola in queste condizioni" si allontana per prendere il termometro.
Me lo metto sotto il braccio e aspetto che suoni.
Il Bip del termometro mi avverte che posso cacciarlo e la temperatura è di 38.3.
"Cavolo è alta, io devo andare comunque a lavorare mi dispiace ma cercherò di staccare il prima possibile, intanto ti lascio delle medicine che dovrai prendere per sentirti meglio" mi raccomanda lasciando delle disgustose pasticche sul tavolo.
Mi da un bacio sulla fronte ed esce.
Mi accuccio sul divano mettendomi una coperta addosso, chiudo gli occhi per qualche secondo nell'intento di sostituire il dolore che porta il male di testa con il sonno.
La mia testa sta pulsando tanto forte che mi provoca un dolore allucinante al centro della fronte.

Ho scordato anche di avvisare Allison che non sarei venuta a scuola, le manderò un messaggio dopo. Pensai.

Quando sto per prendere sonno suona il campanello.
Maledico mentalmente chi è venuto a suonare, prendo la coperta e me l'avvolgo intorno mentre vado ad aprire.
Apro e socchiudo gli occhi mentre chiedo "Chi è?"
"Sono Io, occhi verdi"
A quella affermazione apro gli occhi di scatto trovandomi Alex davanti a me che sorride.
Ma cosa..?
"Non dovresti essere a scuola?" Domando confusa.
"Ho visto che non c'eri e ho pensato di venire a trovarti. Stai male?"
"Che non si vede?" indicandomi gli occhi rossi e la coperta che mi tiene al caldo.
"Posso entrare?" Mi chiede.
Alzo gli occhi al cielo e mi sposto lasciandolo passare.
Mi ributto sul divano ignorandolo.
"Hai preso le medicine?"
Non mi volto verso di lui perché ogni movimento è una fitta alla testa così dopo poco capisce che non mi muoverò, e si inginocchia sul pavimento stando così all'altezza del mio viso, rimango a guardare i tratti perfetti che incorniciano il suo viso, mi viene spontaneo accarezzargli il viso con il palmo della mano ma evito di farlo.

"Ancora no" dalla mia bocca esce un sussurro.
Lui si alza, sento i suoi passi allontanarsi per poi ritornare da me con un bicchiere con del liquido arancione dentro.

"Io quello non lo bevo" annuncio scuotendo la testa.
"Devi" si siede accanto a me porgendomi il bicchiere.
"No!... non devo" stringo le labbra.
"Non fare la bambina!" Incrocio le braccia al petto guardandolo truce.
"Non lo berrò " mi impunto disgustata.
"Andiamo Jen devi berlo" me lo porge nuovamente.
"Fa schifo" piagnucolo.
"Avanti, così dopo starai meglio, scommetto che hai assaggiato di peggio" prendo il bicchiere tra le mani muovendolo facendo ondeggiare il liquido arancione.
"Può essere" sussurro pensandoci su, osservo un'ultima volta il liquido e poi lo ingoio, e cerco immediatamente una caramella per togliermi l'orribile sapore della medicina dalla bocca.
"Hai visto, ce l'hai fatta" esclama Alex.
Lo guardo male sorridendo.
"Beh se il tuo compito era quello di farmi bere quella cosa ci sei riuscito quindi adesso puoi andartene" dico spostando lo sguardo verso la finestra.
"Neanche quando stai male riesci a far meno di essere acida?" Osserva esasperato.
"Vuoi davvero litigare con me in queste condizioni?" Gli chiedo tirandomi su e appoggiandomi allo schienale.
"Sei insopportabile" sbotta alzando le braccia e lasciandosele poi cadere lungo i fianchi.
"Abbiamo qualcosa in comune" lo guardo dalla testa ai piedi.
"Ti ricordo che questo pomeriggio avevamo un appuntamento, insieme" afferma ghignando.
"Lo so bene ma non penso di uscire con te quando ho la febbre" rispondo seccata.
"Vorrà dire che passeremo il pomeriggio insieme ma dentro casa" dice tranquillamente.
"Alt, ti sei auto-invitato. Cosa ti dice che io ti farò rimanere" lo sfido avvicinandomi per fronteggiarlo.
"Oh lo so sappiamo entrambi che lo vuoi piccola, ma sei talmente orgogliosa che non lo ammetterai mai" rivela sicuro di se sorridendo beffardo.

In realtà ha ragione, voglio qualcuno che resti a farmi compagnia visto che non posso uscire di casa, ma non glielo dirò mai.

Visto che non parlo, il suo sorriso si allarga vedendo che ha ragione e per smorzare la tensione che si stava creando decidiamo di vedere un film d'azione.
Il film non è un granché, e neanche a metà del programma sento le palpebre farsi pesanti fino a che non si chiudono completamente.

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Mi risveglio sbadigliando e sfregando gli occhi vedo che la televisione è spenta e sono sola sul divano.
Se ne sarà andato? Penso, sentendo la delusione prendersi possesso di me.
Mi riscuoto sentendo la porta aprirsi facendo rivelare Alex con due cartoni di pizza in mano.
Sorrido a quella scena.
No, non se n'è andato.
Lui nota che sono sveglia e mi sorride di rimando.
"Ho pensato di uscire nel frattempo che tu dormivi, ho preso le pizze e ho scelto una margherita per te visto che stai male, non vorrei che dopo ti sentissi male" dice premuroso che quasi rimango sconvolta.

Lui si che é un ragazzo lunatico!

"Grazie" mormoro.
Sento che sto morendo di fame, visto che non ho potuto fare colazione.
Il brontolio che si scatena nel mio stomaco da conferma a quello che ho detto, e Alex se ne accorge mentre io abbasso il viso imbarazzata.

Prendo una fetta di pizza e do un morso.

Hh è buonissima!

La finisco in un batter d'occhio tanto che Alex mi guarda esterrefatto.

"Cavolo avevo proprio fame eh!" Mi guarda ridendo.
Annuisco e scoppio a ridere anch'io.

Smettiamo un attimo di ridere per guardarci.
Noto del desiderio nascere nei suoi occhi mentre mi guarda le labbra.
Mi avvicino piano piano a lui, adoro avvicinare le mie labbra alle sue ma solo per sfiorarle, sorridere in modo cattivo, per poi allontanarle e vedere quanto lui ne è dipendente seguendole.

Credo che non mi sarei mai potuta annoiare di questo gioco.

Lui è ancora imbambolato da quello che ho fatto, così gli tiro un cuscino in faccia per risvegliarlo, scoppiando così di nuovo a ridere.

Il pomeriggio lo passiamo così: a ridere e a scherzare, come se noi fossimo veramente amici da sempre.
Fregandocene di cosa potrebbe accadere fuori da queste quattro mura.

Ora sono le 9:30 di sera, ripenso alle parole che mi ha detto prima di andarsene:
"Ho passato il miglior pomeriggio di sempre, è stato meglio che uscire te lo assicuro" per poi salutarmi con un bacio sulla guancia lasciandomi imbambolata sull'uscio della porta con un sorriso scemo sulle labbra.

Mi addormento così, ripensando al bel pomeriggio passato insieme.

Tempesta nel cuore.  (In fase di revisione)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt