JENNIFER POVH:
Prendiamo posto a tavola e mi siedo tra la piccola Meddie e Leo mentre Alex si siede davanti a me.Continuo a parlare con Leo, che per ora lo reputo un ragazzo molto simpatico, e a un certo punto sento lo sguardo gelido di Alex trapassarmi il corpo.
Sposto lo sguardo per guardarlo in faccia e noto che è infastidito da qualcosa.
mah sarà la mia immaginazione. penso
La cena viene servita da alcune domestiche tra le quali vedo che c'è anche Anna.
Anna è una signora anziana che lavora da noi ormai da anni, la considero come una seconda madre; le racconto sempre tutto e mi ha supportato anche quando è morto mio padre cercando sempre di farmi ritornare il sorriso, senza successo però.
Appena mi vede mi sorride e mi porta il mio piatto:
"Ecco è il tuo preferito" mi sussurra all'orecchio.Sorrido involontariamente e comincio a mangiare in silenzio ascoltando le conversazioni tra mia madre e i genitori di Alex .
Ad un tratto Josh domanda con voce cauta:
"Sonia ma dov'è tuo marito? noto che non è qui a tavola con noi, ha avuto qualche imprevisto?"Nella sala cala il silenzio.
Mi cade la forchetta sul piatto facendo un rumore assordante e rimango con la mano a mezz'aria mentre lo sguardo di mia madre si disperde nel vuoto.
Mi alzo da tavola facendo strisciare la sedia bruscamente sotto di me e sussurrando un 'scusate' me ne vado.
Prima che varchi la porta d'ingresso sento mia mamma dire con voce flebile:
"Scusatela non vuole che si nomini suo padre"Il freddo d'autunno mi fa rabbrividire e mi maledico di non essermi messa qualcosa di più pesante.
Mi sdraio su una delle tante sdraie e osservo il cielo notturno in tutto il suo splendore.
Chiudo gli occhi per assaporare meglio questo momento di pace che si è creato intorno a me e inizio a vagare con la mente.
Sono qui da neanche ventiquattro ore e già sono successe un sacco di cose!
Sento una presenza che si sdraia vicino a me, apro gli occhi e mi giro per vedere chi sia.
È Alex, non si gira a guardarmi; rimane semplicemente a guardare in alto.
Mi chiedo a cosa stia pensando.
Mi rigiro anch'io ammirando quei piccoli puntini di luce sparsi nel cielo.
Con la coda dell'occhio vedo che Alex mi sta fissando; non mi giro, non voglio vedere il suo sguardo pieno di finta pena e compassione perche so che mia mamma ha spifferato tutto come è solita fare.
Ricordo tutte quelle persone che al funerale mi guardavano come se fossi una bambina sperduta e indifesa e dicendomi "mi dispiace tanto","so cosa si prova","assomigli così tanto a lui".
Cazzate,sono solo cazzate.
Non sono come mio padre, non lo sarò mai e tutte quelle persone che dicono di sapere come ci si sente sbagliano e di grosso; solo io e mia mamma possiamo sapere cosa abbiamo veramente provato.
"Distrutta" questo è il termine giusto.
Mi sono sentita come se mi avessero staccato un pezzo di carne senza avere il mio permesso.
Non ho più avuto amici ,non mi sono voluta più affezionare a nessuno, me ne stavo sempre per conto mio.
"Mi dispiace occhi verdi" fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca.
Me lo immaginavo.
Solo allora mi girai a guardarlo fredda, spietata, indifferente.
Lo guardai a lungo con uno sguardo che non lasciava trapassare nessuna emozione.
Dopodiché me ne andai in silenzio , senza far rumore, lasciandolo li da solo a guardami andare via, ancora una volta.
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Tempesta nel cuore. (In fase di revisione)
RomanceJennifer, una ragazza come tutte le altre, costretta ad affrontare problemi più grandi di lei. Dopo la morte del padre decide di andarsene da Sydney, una città per lei piena di dolore e ricordi. Dopo quella notte non è più la stessa Jennifer di una...