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"Ti senti bene?"

Apro gli occhi. Inizialmente vedo sfocato, poi piano piano le immagini iniziano a nitidirsi. Che è successo? Perchè sono sdraiata sul divano?

"Ryan, ti senti bene?" ripete Anne.

Devo avere un'espressione confusa perchè Cameron, che sta seduto sulla poltrona davanti la televisione, mi spiega qualcosa.

"Alex ha detto che sei rimasta abbastanza scossa per il terremoto ed a un certo punto sei svenuta." spiega lui.

Solo ora mi accorgo che le mie mani solo al caldo. Il biondino le sta stringendo. È seduto accanto a me. ALEX. Mi ricordo tutto. Sia della scossa che del momento con lui.

Mi ha detto che mi ama. Ed io gli ho detto che lo amo. Non ci posso credere.
Sono riuscita a confidargli tutto, e per di più senza un rifiuto.

Ma allora Cameron aveva ragione...

Sento le farfalle nello stomaco al solo pensiero di me ed Alex sotto l'ombrello.

"Ryan?" mi sono dimenticata di avere tutti gli sguardi addosso.

"Eh? Ah, si. Sto bene, grazie." dico riferendomi alla signora Moris.

"Sicura?" annuisco. "Okay, allora vado a preparare il pranzo." mi sorride e va in cucina.

Il pranzo? E la scuola? Giusto... ricordo che stavamo tornando a casa dopo la scossetta.
Ma non è presto per preparare il pranzo? Quanto ho dormito??

Mi sporgo per cercare l'orologio, ma Alex mi precede.

"È mezzogiorno meno un quarto."

La sua voce mi fa venire i brividi, dopo quello che ci siamo detti.

"Quando ho perso i sensi?" chiedo mimando delle virgolette immaginarie per l'ultima parte della frase.

"Poco prima di arrivare a casa. Alex era strapreoccupato per te." mi risponde il castano.

Devo stare calma.

Prima di tutto, Alex si era preoccupato molto per me? Secondo, è la prima volta che un fratello parla dell'altro e non inizia una guerra... anzi, il biondo mi sorride.

Solo in questo momento noto che mentre ha parlato mi ha rivolto una faccia da "Te l'avevo detto!" e gli rispondo con una boccaccia.

In seguito ride e se ne va. Lasciando me e lui da soli.

"Grazie." gli dico guardando in basso.

"E di cosa, Ryan?" so che ha aggiunto il mio nome alla fine perchè vuole che lo guardi.

Lentamente alzo lo sguardo e il mio verde si incrocia con il suo azzurro. Quell'azzurro.

"Tutto." non so come ho trovato il coraggio di dirglielo.

"Sono io che ringrazio te." stringe ancora di più le mie mani. "Ricordi?"

Sento un nodo allo stomaco. Come farei a non ricordarlo? Nemmeno con un incantesimo come Oblivion ci riuscirei.

Allora gli faccio cenno di acconsetimento con la testa.

"Temevo non ricordassi niente." riesco a vedere la tristezza nei suoi occhi.

Rimaniamo in silenzio.

Solo ora mi viene un dubbio, seguito dalla paura..

"E se ci fossero altre scosse? Voglio dire.. è possibile che questa scossetta sia l'inizio di una serie di scosse sempre maggiori?"

Non ho mai vissuto un terremoto. Ho paura. Non so quale sia il grado di magnitudo in grado di far cadere la casa, ma sono terrorizzata.

Anche se non crollasse la casa potrebbe cadermi qualcosa in testa, o potrei morire per la paura.

Se non si fosse capito, io sono una ragazza paranoica. E quando dico paranoica, intendo sul serio.

Vi dico solo che se sento un rumore, che potrebbe tranquillamente essere quello del vento forte che batte sulle finestre, io sgrano gli occhi ed inizio a pensare a cosa potrebbe accadere se qualcuno fosse in casa.

So già che da questo momento in poi non sarà solo il terreno a tremare, ma anche io.

Menomale che non sono nata in Giappone. Lì le scosse arrivano fino a un grado di magnitudine pari a 9.0, se non pure di più!
Non penso avrò mai il coraggio di fare una gita in Giappone...

E la mia famiglia? Starà bene? Non penso si sia sentito anche in Inghilterra, ma non si sa mai. Li devo chiamare subito.

"Hey, stai tranquilla. Non si può sapere se ci saranno o no altre scosse, il terremoto non è prevedibile. Ma puoi stare sicura che non ti succederà niente, Ryan. Non lo permetteremmo, io non lo permetterei." mi guarda con uno sguardo che ha un misto fra la preoccupazione e la sicurezza, abbastanza strano. "Vieni qua."

Io alzo la schiena e mi avvicino a lui, anche se eravamo già molto vicini, poi mi stringe in un abbraccio caldo e forte.

E ancora una volta la sue braccia mi proteggono.

Dopo pranzo.

*Tututututututututu*

Digito il numero di cellulare di mia madre e clicco sul simbolo che sta a significare "chiama".

Squilla varie volte ma non risponde.

E se gli fosse successo qualcosa? Mi sento girare la testa al solo pensiero. Non riuscirei a reggere il fatto che la mia famiglia sta male ed io sono a chilometri e chilometri di distanza e non posso vederli in alcun modo o aiutarli.

Scatta la segreteria. Vorrei lanciare il cellulare a terra, ma so che è meglio non farlo. Così mi trattengo finché non prendo tre cuscini e mi sfogo lanciando quelli.

One Year || Collins-DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora