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Finalmente è mattina.
Ora mi sto legando i capelli in una coda alta.

Ho fatto colazione prima per evitare Alex. Penso che oggi andrò a scuola qualche minuto prima, così non rischierò di incontrarlo.

Ah, e se vi state chiedendo cosa è successo ieri, beh. La risposta è niente. Abbiamo cenato tutti e quattro nel silenzio, poi sono subito salita di sopra a finire i compiti e non ho incontrato nessuno.

Prendo lo zaino e scendo le scale.
Fino ad ora tutto okay, non mi sembra di vedere nessuno.
Apro la porta ed esco.

Sono le sette e mezza è molto presto. A quest'ora stanno tutti per scendere e fare colazione. Ho lasciato un biglietto ad Anne per avvisarla, inventandomi la scusa che mi devo vedere con un amico per ripassare un progetto di scienze. So che non indagherà o farà domande.

Oggi non mi va di sentire la musica. Mi farebbe stare peggio. Le parole fanno male, e quelle delle canzoni ti fanno riflettere.

Perciò mi concentro sui rumori che sento.

Sento un cane che abbaia, ed in lontananza vedo un anziano signore che sta portando a spasso un piccolo cucciolo di Collie molto vivace.

Sento il rumore delle foglie che cadono dagli alberi, così rendendoli spogli, e che scivolano sull'asfalto pulito di questa via.

Sento anche delle piccole gocce di pioggia che una dopo l'altra si appoggiano sulle mie spalle, sui miei capelli, e sul mio zaino.

Sta iniziando a piovere.

Onestamente non avevo pensato al fatto che potesse piovere. Sta di fatto che non mi sono portata l'ombrello.

Basta che questa piccola caduta di gocce non si trasformi in un diluvio universale...

Ma ovviamente la fortuna è sempre dalla mia parte, ed ecco che le nubi grigie fanno spazio a quelle sul grigio scuro tendente al nero.

Inizio a correre verso il bar più vicino, che in realtà è più lontano che vicino, ma rimane comunque il più vicino. Ovvero il meno lontano, per capirci.

Tutto d'improvviso le gocce cessano di cadere su di me, è come se si fosse creata una bolla che mi protegge.

Ho un potere sovrannaturale?

Beh, magari... Ma no. È un ombrello sul blu elettrico.

Mi volto e vedo Alex. È lui che sta tenendo l'ombrello. È lui che mi ha raggiunto. È lui che mi sta "proteggendo".

Ma rimane di fatto che non l'ho ancora perdonato. Quindi mi allontano un poco da lui, ma non troppo. Perchè in caso contrario mi bagnerei d'acqua.

Lui ne rimane come... deluso?

"Ryan." mi chiama.

So cosa vuole fare. Vuole che io mi giri e lo ascolti. Vuole che incroci i miei occhi con i suoi, così è sicuro che io ascolti.

Ma non lo farò. Non gli rispondo e non mi muovo. Sono come fredda.

Iniziamo a camminare verso scuola, lentamente.

"Okay, puoi anche non parlarmi. Ma so che mi stai sentendo." dice sempre guardandomi.

Mi sento osservata. Ha lo sguardo perennemente fisso su di me.

"Mi dispiace per come ti ho parlato ieri. Mi dispiace per quello che ti ho detto."

Sembra vero. Lo capirei se lo guardassi negli occhi, ma non lo farò.

"Non volevo, davvero. È che-"

"È che cosa Alex? Eh? Prima sei dolce, poi tutto d'un tratto diventi acido.. Dovresti capire che così fai male, mi fai male. Non mi sto riferendo a questa volta, ma a tutte quelle in cui diventi lunatico. Ti piacerebbe se la persona che ami ti parlasse cosi?" dico quasi urlando.

Solo dopo pochi istanti capisco cosa ho veramente detto. Cosa ho veramente rivelato.

"Tu mi ami?"

Sembra speranzoso.

Non posso dirgli di si, ho paura mi prenda in giro. Ma non posso nemmeno dirgli di no... capisce quando mento. Soprattutto se riguarda lui.

Ad un certo punto si ferma, ed in seguito pure io, e mi guarda. Questa volta non riesco a resistere, lo guardo anche io.

Ha una faccia stanca. Come se non avesse dormito.

Probabilmente anche io ho una faccia simile alla sua, dato che nemmeno io ho dormito questa notte.

"Ryan."

Il cuore mi batte a mille.

Cosa faccio?

"Ryan."

È già la seconda volta che mi chiama, non posso rimanere nel silenzio per tutta la vita. Qualcosa dovrò pure rispondergli...

"Ryan," e siamo a tre.

Mi guarda negli occhi, e pure io. Sono immersa nel suo azzurro, un'altra volta.

"Tu mi ami?" chiede più dolcemente.

Ho una voragine nel petto, come se qualcuno ci stesse scavando dentro.

Cosa gli rispondo? E se facessi finta di svenire?

Forse è meglio di no... verrei sgamata subito. E nella peggiore delle ipotesi mi porterebbe in un ospedale, dove i dottori capirebbero subito.

Aiutatemi, non so cosa fare.

One Year || Collins-DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora