Matteo: il problema!

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L: cosa vuoi?
M: vengo in pace....
L: pace tu? Cosa vuoi?
M: ehi ehi, calmina bimba. Voglio solo che tutti sappiano quello che non hai il coraggio di dirmi
L: cosa ?
M: che ti piaccio tanto....
Disse ridendo.
Io rido e dissi
L: no guarda ti sbagli di grosso
M: so che non è così
L: a me non piaci!
Dissi furiosa.
M: se se....allora obbliga te stessa a dire che ti piaccio
L: mai....
M: non ti rifiutare!
L: perché?
Dissi con aria preoccupata.
M: hai visto come ho fatto circolare quella foto e come tutti ci hanno creduto, ho un altra foto, e fidati è una bomba, se non vuoi che ti prendano per troia ti consiglio di fare quello che ti dico
L: ma cosa vuoi?
Dissi ormai stremata.
M: lo scoprirai
L: mat....
Non riuscì a finire quella frase che se ne andò e mi rifugiai con le lacrime agli occhi tra le mie braccia.
-basta, basta, BASTA!- pensai, ormai distrutta.
Sono stanca, stanca ti tutto ed è poco che sono in questa città, ma non ne posso già più.
Vidi Ben uscire dalla classe e mi nascosti dietro la porta antincendio.
E lo sentì dire alla prof che non c'ero e la prof era preoccupata.
Erano ormai venti minuti che ero fuori e non avevo intenzione di rientrare.
Scesi giù in cortile di soppiatto e sono stata li per un ora e passa, in silenzio, io solo io, da sola.
Prendo il telefono e mi specchio con lo schermo e vedo un orrore.
Occhi gonfi e rossi, sotto di essi tutto il nero del trucco, mi sono ritrovata così per un idiota che mi vuole sfruttare per andare a letto con lui, perché su è capito che è per quello.
Ora dice di avere un altra foto, chissà com'è, sono terrorizzata.
Da una parte direi di no a lui, ma se ha davvero una foto pericolosa sarà la fine per me stessa e la mia reputazione.
Dall'altra se dico di sì beh....alla fine mi ritroverò a letto con lui, e non voglio, ma se mi rifiuto di farlo sicuramente pubblica la foto.
Se ce l'ha.
Vidi varie chiamate da Camilla, Fede e anche da Ben, pensavo che fosse arrabbiato con me, insomma, così mi pareva, immagino che ha visto la foto e come tutti penserà a cose sconce e che stiamo assieme.
Sentì la campanella dell'intervallo e mi nascosi proprio dietro la scuola, dove non sarebbe venuto nessuno.
-spero che non mi scoprano, o sarà la fine. Io che sono sempre stata un'alunna quasi perfetta e studiosa mi ritrovo così, che merda! Sto per fare una pazzia, dove mi pentiró subito, ma so che ne ho bisogno-
Appena suonò la campanella della fine dell'intervallo rientrai nella scuola, come nulla fosse, come se dovessi andare in classe, ma no, andai in bagno e staccai la prima cosa tagliente che trovai li, una cosa tipo di metallo, feci un paio di tagli picco sopra il polso, passai il braccio sotto l'acqua fredda e mi accasciai a terra e dopo che sentii che una lacrima mi rigó il viso, pensai -perché, perché sono arrivata a questo punto-
Con le mani nei capelli e la disperazione scritta sulla fronte (metafora) piansi, ma non era un pianto perché ero triste, ma di disperazione e di paura, perché se davvero Matteo avesse una foto compromettente di me, la mia reputazione andrebbe nel cestino.
-paura, una parola che fino ad ora non avevo mai preso in considerazione. Lara Rossetti, non ha mai avuto paura e ora?- pensai con la testa tra le gambe e le lacrime che ormai si erano impossessate di me.

«Vicini ma lontani»  Benjamin MascoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora