Capitolo 14

34 7 0
                                    

Mi stavo tartassando le mani per la curiosità. Chi mai vorrebbe parlarmi?

È da un po' ormai che sono seduta sul letto. La porta che Beleth aveva fatto comparire conduceva ad un bagno, all'interno vi trovai anche l'occorrente per la doccia e dei trucchi.
Decisi di utilizzare entrambi, ora sono lavata e truccata, devo soltanto pazientare per l'arrivo della demone, che per di più si è scordata anche le scarpe, spero solo si ricordi di portarmele al suo ritorno.

La temperatura qui dentro era veramente bassa, questo vestito lasciava il mio corpo abbastanza scoperto, perciò il freddo non tardò a giungere. Stavo per alzarmi, intenta a prendere un lembo della coperta e ficcarmici sotto, quando la ragazza fece capolino con delle scarpe in mano.
Menomale, pensai.

<<Presa dalla fretta prima mi ero scordata di darti queste>>
Me le consegnò, erano esattamente le stesse di quella sera.... Tacco 12, nere.

Le infilai subito.

<<Prima di uscire dalla stanza, le raccomandazioni: stammi sempre vicina, la reazione dei demoni alla vista di un angelo qui dentro non so cosa possa scaturire, fai sempre ciò che ti dico ed infine, ti lascerò quanto vuoi con chi vuole vederti, quando vorrai andartende urla il mio nome, mi raccomando e non addentrarti per nessun motivo da sola.>>
I demoni hanno un udito sviluppato, può sentirmi quando vuole.

Uscimmo dalla stanza, ci ritrovammo in un corridoio desolato, il clima cambiò drasticamente, tanto che mi girò per qualche secondo la testa, saranno stati più di 40 gradi, si passa da un eccesso all'altro.

Camminammo per più di 400 metri ed infine svoltammo a destra. Dopo un po' arrivammo ad una specie di piazza.
<<Questo è il punto di raccolta di tutti i demoni, vi si svolgono tutte le feste popolari, mentre quelle più importanti avvengono in una sala, chiamata la reggia rossa, potrai immaginarne il motivo.>>
Sembravo una turista.  La piazza era veramente qualcosa di stupefacente, non mi sarei mai aspettata che gli inferi fossero cosi. Il pavimento era di vetro, eravamo sopra la lava e grazie ad esso si poteva vedere benissimo. Forse il nome della reggia rossa deriva da questo particolare che potrebbe essere presente anche li.
Invece qui, le pareti erano piene di faretti che illuminavano l'ambiente, e in una parte della grande piazza ovale, vi era un palco avente un grande schermo alle spalle, che mandava in onda delle notizie.
Mi accorsi subito che erano umane e non, una specie di telegiornale basato su esseri sovrannaturali in poche parole.
Per un attimo vidi una mia foto, ma forse mi ero solo sbagliata.
In questo luogo c'erano molti demoni, potevano sembrare benissimo umani, l'unica cosa strana era che erano tutti vestiti elegantemente e portavano gioielli di grande valore. Qualcuno al mio passaggio mi mandava occhiatacce, mentre altri mi guardavano con malizia, altri ancora, soprattutto le femmine, mi incenerivano quasi.
Un uomo, dalla grande stazza, ci fermò.
<<E lei chi è Beleth, un nuovo bocconcino per noi?>>
Indietreggiai spaventata, ma la demone mi tenne per un braccio.
<<Giù le mani Corson, lei è un pupillo per sua maestà, non hai visto il notiziario con l'annuncio, stamani?>>

<<No, diciamo che sono appena uscito dalla mia stanza, questa notte ho avuto da fare sai... Un sera potresti venire anche tu con la tua amichetta.>>

Beleth emise un verso di riluzzanza prima di rispondere: <<Stammi lontano, mi fai ribrezzo.>>

Ci sbrigammo a superarlo ed imboccammo una delle otto strade presenti.

Rimasi un po' interdetta dalle parole di Corson, funzionava realmente così all'inferno? Le donne erano trattate come bestie?

<<Oh so cosa stai pensando, rimasi a rimuginarci anche io per un periodo della mia vita, alla maggior parte delle demoni qui dentro piace essere trattata cosi, almeno hanno un appiglio per raggiungere i ceti più alti>> mi spiegò Beleth.

<<Corson è una persona importante?>>

<<Non è il più importante qui dentro, ma non fa parte sicuramente del ceto più basso, io mi trovo un gradino più in sotto di lui.>>
Non sapevo più che dire, quindi scelsi il silenzio. 
Notai che più camminavamo e più i demoni diventavano radi.

La demone si bloccò di sasso.
<<Credo di averla superata>> disse.
Ai lati di ogni corridoio vi erano porte, come in un hotel.
Andammo indietro di due. Era la numero 55.
La demone aprì la porta e mi ci scaraventò letteralmente dentro, rinchiudendola poi.
La stanza era in penombra, ciò che riuscivo a vedere era solo un letto e un comodino. Inaspettatamente qualcuno mi prese la mano, che scacciai subito istintivamente.

<<Sono io>> disse lui dolcemente.

L'aggettivo che poteva descrivermi meglio in questo momento era uno solo: paralizzata.
Non poteva essere realmente lui, stavano succedendo troppe cose da questa mattina, prima o poi il mio cuore avrebbe ceduto.

<<Mark>> sussurrai.

Sfida EternaWhere stories live. Discover now