Capitolo 2

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*nella foto Dan e Tessa*

Ero sconvolta. Non poteva essere lui.

Avevo già affrontato una decina di demoni in tutta la mia vita, con loro ero certa che non mi avrebbero uccisa, dati gli accordi che vigono fra noi, ma ora con Lucifero di fronte è come se quei fogli avessero preso fuoco.

<<Certo non credevo che mio fratello arrivasse addirittura a voler mettere parte della sua anima in un corpo da ragazzina>> disse Lucifero con aria schifata.

<<Senti chi parla, sei nel corpo di mia zia!>> non riuscii a trattenermi.

<<La mia è una sosta temporanea, avevo soltanto bisogno di questo corpo per uscire dalla mia dimora ed arrivare a te, altrimenti non l'avrei mai scelto.>>

<<Da me?>>

<<Esatto>> detto ciò fece un sorrisetto maligno e si lanciò verso la mia direzione.

Il panico si impossessò di me.

L'unica cosa che riuscii a fare fu aprire la bocca dallo stupore. In sottofondo udii delle grida e mi riscossi appena in tempo, il suo pugno era ad un centimetro dalla mia faccia. Come a rallentatore lo vidi colpire l'aria ed io per averlo schivato, mi ritrovai piegata in due. Ma lui se lo aspettava e chiuse il braccio cingendomi la vita e attirandomi contro il suo corpo. Mi diede una ginocchiata sullo stomaco, facendomi buttare fuori tutta l'aria ,che non riuscii a recuperare, così ansimai.
Un altro colpo, ancora un altro. La spada che era nelle mie mani vacillò e cadde a terra.
E poi la vidi, una figura bianca veniva verso di noi, volevo urlargli scappa, non avvicinarti, ma non ci riuscivo, dalla bocca mi uscivano solo dei lamenti. La sagoma si avvicinò, intenta a spingere Lucifero, ma prima che accadesse, un'altra figura molto più veloce lo colpì, sbattendolo al muro.

<<Tony!>> sentii urlare.

In quel momento tutto si fece più chiaro, era mio padre.

Una rabbia profonda iniziò ad emergere.

Approfittai dell'istante in cui Lucifero si era distratto per guardare l'uomo e mi piegai ancora di più, cercando di raccogliere la spada.

Lui si accorse del mio gesto e cercò di alzarmi, ma ormai l'avevo presa. Così me la rigirai contro e infilzai.

Mia madre allarmata si coprì la bocca, ma non mi ero trafitta la pancia, avevo colpito ciò che vi era sopra: la sua mano. Un sorriso nacque sul mio viso. Dal punto in cui era infilzata la spada, si aprì uno squarcio di luce da cui fuoriuscì una nube rossa, l'anima di Lucifero, che poi si dissolse nell'aria.

Si dice che i demoni e gli angeli una volta morti ritornino nel loro luogo di origine, ovvero inferno e paradiso, rinascendo di nuovo.

Il corpo, che mi stringeva fino un attimo fa, ora era incosciente a terra, così io mi rimisi in piedi.

<<Tu!>> urlò infuriato il mio apparente zio.
Un sorriso beffardo fu la mia unica risposta.

Si preparò ad attaccare, ma era disarmato e mi sarebbe risultato facile vincere. Colpii un dritto con la spada, ma si scostò a destra e menai l'aria. Allora mi sbrigai e feci un roverso, che questa volta andò a fondo, lo presi in pieno sul braccio destro. La stessa scena di prima ebbe luogo e vidi il corpo cadere a terra inerme.

Sfinita tornai nella mia forma umana. Solo adesso mi accorsi del silenzio che regnava sovrano nella stanza, tutti gli occhi erano puntati su di me.

<<No... T-tu non puoi essere mia figlia.>>

Mio padre pronunciò le parole che tanto temevo. Era ancora a terra con il busto poggiato alla parete e con una mano posta sopra quella di mia madre, inginocchiata accanto a lui.

<<No caro non capisci, lei...>> non le fece finire la frase. <<Lei cosa? Hai visto anche tu ciò che abbiamo visto tutti noi!>> Urlò lui sconvolto.

<<Ti spiegherò tutto dopo, ma ora devi fidarti di me>> iniziai. <<Zio e zia sono stati realmente colpiti da un'arma, mi dispiace ma era l'unico modo per liberarli dai demoni, quindi ora pensiamo alle loro cure.>>

Tutti mi guardavano sbalorditi, ma io non potevo starmene lì ferma.

Mi diressi verso mio zio che sembrava il più grave dei due. Il sangue sgorgava copioso senza sosta, dovevo pulirlo prima di iniziare.

<<Portatemi della carta, devo togliergli tutto questo sangue di dosso.>>

Come dopo una magia, tutti ricominciarono a muoversi rendendosi conto del reale pericolo.

Non so chi mi diede dello Scottex, ma iniziai subito a srotolarlo e a pulire il tutto. Quindi estrassi la mia pietra di Acquamarina. Era grande quanto il mio palmo. La tenni stretta al cuore, chiusi gli occhi e mi concentrai focalizzando il punto ferito. Solitamente questa pietra è ottima per l'auto guarigione, ma anche con altri corpi avrebbe funzionato, anche se non al meglio.

Quando riaprii gli occhi la mia amata aura bianca da Angelo circondava me e mio zio, passai la pietra a pochi millimetri dalla ferita e lo squarcio iniziò a cicatrizzarsi. Feci la stessa cosa con mia zia e una volta finito la rimisi in tasca.

Ora la parte peggiore, le spiegazioni.

Sfida EternaWhere stories live. Discover now