Capitolo 4

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14 giorni erano passati e Lucifero non diede più sue tracce.

Oggi è il primo giorno del nuovo anno che trascorrerò a scuola.

Svogliata spengo la sveglia sul comodino leggendone l'orario: 6.50.

Il sonno mi impedisce di aprire le palpebre e di lasciare il letto, come se delle forti catene, aventi alle estremità pesi da 50 kg, mi cingessero i polsi e mi spingessero a rimanere incollata a questa superficie morbida. Per mia sfortuna furono spezzate da mia madre, che entrò in stanza spalancando le tende e togliendomi di dosso le coperte.

<<Forza cara, oggi si ricomincia!>> disse euforica.

Sbuffando mi alzai pensando che non sarei neanche andata a correre questa mattina e mi diressi al bagno. Specchiandomi notai due enormi occhiaie, messe in risalto soprattutto grazie al mio naturale colorito chiaro.

<<Decisamente avrò bisogno del fondotinta>> dissi ad alta voce parlando a me stessa.

Una volta truccata, lavata e pettinata, aprii l'armadio in cerca di qualche indumento.
In seconda ora oggi avrei avuto educazione fisica, quindi optai per un paio di pantaloni di una tuta, canottiera bordò attillata ed un giacchetto.

Scesi le scale e mi diressi verso la cucina, l'odore del cappuccino profumava tutta la stanza, io non essendo completamente un angelo dovevo sfamarmi con cibo umano, quindi potevo concedermi questo piccolo vizio.

Feci colazione piuttosto con calma, avendo molto tempo.

Quando uscii di casa il vento invernale mi entrò fin nelle ossa, così mi apprestai a coprirmi meglio.

550 metri.
Questa è la distanza che percorro quasi tutti i giorni per raggiungere "inferno e paradiso", penserete che sia un mio soprannome datogli alla scuola, ebbene no è il suo vero nome.
Si narra che più di 300 anni fa, quando la struttura era ancora un carcere, un uomo ne sia morto all'interno, e voi direte, dov'è lo scandalo? Beh lo scandalo era che egli ossessionato dalla Bibbia la rileggeva tutti i giorni, finché non arrivò a dire di aver incontrato il diavolo ed inseguito Dio, che gli offrì di andare con lui perdonandolo per i suoi peccati e che così facendo si sarebbe risparmiato un'eternità di dolore. La notte stessa morì.
Nessuno, nemmeno io, conosce la veridicità dell'accaduto, fatto sta, che il nome della scuola derivi proprio da lui, essere umano macchiato di peccato, indeciso tra inferno e paradiso.


Ed eccomi, proprio di fronte all'insegna di questo posto. La struttura è molto bella esteticamente, risale al rinascimento e per questo motivo è anche piena di affreschi molto affascinanti.

In lontananza vidi due teste, una marrone ed una nera, Sabrina e Sharim.

Le andai incontro sorridendo.

<<Ehi ragazze!>>

Mi accolsero con due calorosi sorrisi.

<<Ciao Cleha!>> esclamarono in coro.

Poi vidi quella scintilla di contentezza svanire dai loro occhi.

<<Qualcosa non va?>> chiesi preoccupata.

<<In effetti...>> si guardarono per brevi instanti negli occhi con aria dubbiosa.

<<Si tratta di Mark>> disse infine Sharim.

Mark. Quanti ricordi in un solo nome.

Era stato il mio ragazzo per ben un anno, ma un giorno si stufò e mi lasciò per un'altra: Cassandra.

Cassandra era la classica ragazza presente in tutte le scuole: altezzosa, popolare, bella, atletica, viziata e soprattutto ammaliante. Ciò che voleva prendeva e in quel periodo voleva lui. La loro relazione si basò su qualche scappatina ed occhiatine maliziose durante la mattinata a scuola. Mi aveva lasciato per il piacere carnale ed io mi imposi che non glielo avrei perdonato mai, o almeno ci provai, essendo un angelo mi è difficile provare questi sentimenti, così dopo neanche un mese decisi di rimanerci amica. Una vera sofferenza per me, dato che provavo ancora qualcosa per lui.

<<È tornato con Cassandra>> esclamò Sabrina con aria preoccupata.

Ormai non mi sorprendeva più questo tira e molla che si era creato tra i due.

<<Non fa niente ragazze, tranquille, va bene cosi>> esclamai, forse con un tono un po' troppo triste, ma le mie amiche decisero di non interferire con altre domande.

La campanella suonò, cosi in silenzio decidemmo di incamminarci in aula.

C'era qualcosa di diverso nella disposizione dei banchi, ne avevano aggiunto uno.

<<Chissà chi sarà il nuovo arrivato>> disse Sabrina.

<<O la nuova arrivata>> aggiunse Sharim.

Andammo a sederci, i banchi erano tutti da uno, a parte l'unico doppio in fondo all'aula. Decisi di sedermi li, essendo molto disordinata un po' di spazio in più mi avrebbe fatto comodo.

Dopo circa 10 minuti la classe si era riempita di tutti i miei vecchi compagni, compresi Mark e Cassandra purtroppo.

Il professore arrivò in ritardo, per essere il primo giorno sta andando piuttosto bene, chi non vorrebbe perdere mezz'ora di fisica?

Quando entrò però mi accorsi di due figure che lo seguivano, un ragazzo ed una ragazza.

Lei era molto magra, capelli mossi e rossicci, occhi verdi e labbra sottili. Lui invece era alto, muscoloso, ha i capelli corti di un castano scuro e gli occhi di un blu intenso. Alla sua presenza tutte le ragazze iniziarono a parlare fra loro e a fare sorrisetti maliziosi.

Lui divertito sorrise, mentre la ragazza sembrava intimorita.

<<Buongiorno ragazzi, questi sono i fratelli Astarte, continueranno l'anno scolastico con voi. Lux, Ferre, andate pure a sedervi.>>

Solo ora mi accorgo che c'è solo un banco in più. Oh no, dovevo immaginare che non era stato messo senza un motivo un banco doppio. Addio spazio tanto desiderato.

Certo che nomi strani, Lux e Ferre, i genitori devono aver avuto molta fantasia.

La ragazza dopo essersi guardata intorno,fa un passo verso la mia direzione, ma viene subito bloccata dal fratello con la mano, allora vedo lei che si ferma e lui venire verso di me. Anche un prepotente come compagno di banco mi doveva capitare.

Si siede accanto a me e sbuffo.

Riesco a notare tutti i volti sconvolti delle mie compagne e se ne rende conto anche lui, perciò mi chiede, <<Cos'è non sono abbastanza per le tue aspettative, preferivi la stupida di mia sorella?>>

Odio gli altezzosi, coloro che si credo migliori di tutto.

<<Beh sicuramente l'avrei preferito>> mi mordo la lingua non appena lo dico, dovrò passare l'intero anno accanto a lui e il modo migliore non è proprio quello di rendermi antipatica.

Lui mi risponde con un sorriso, cosa che mi lascia alquanto basita, insomma l'ho appena offeso, dovrebbe rispondermi a tono.

<<Cos'è Lilith ti ho confusa?>> continua divertito.

Come mi ha chiamata?

<<Lilith?>> ripeto.

Lui subito ritorna serio e mi risponde, <<Scusa, assomigli ad una persona di mia conoscenza>>

Lilith... eppure mi dice qualcosa questo nome.

Sfida EternaWhere stories live. Discover now