Capitolo 11

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È passata una settimana e devo dire che Jemiel è riuscito ad ambientarsi discretamente, l'ho presentato alle mie amiche e già dopo mezz'ora era scomparso con Sabrina fra i negozi della città, credo abbia fatto colpo!
Ora è nella piccola chiesa non molto distante da casa mia ed io lo sto proprio raggiungendo.
Faccio pressione con le mani sul grande portone ed una volta entrata, un fascio di luce rosso, dovuto ai vetri colorati, mi invade.
Stranamente l'interno della costruzione è vuoto, Jemiel non deve aver trovato dell'acqua santa, unico nutrimento degli angeli, al contrario mortale per i demoni, la mia spada ne è intrisa.
Sicuramente il Serafino si sarà inoltrato nei locali della chiesa per scovarne un po'.

Decido di sedermi, in sua attesa, su una delle varie panche qui presenti.

Inizio a guardarmi intorno, la chiesa è di stile gotico, molto sviluppata in altezza, gli umani in quel periodo erano convinti che in questo modo potessero essere più vicini a Dio, ma si sbagliavano, neanche noi angeli, che abitiamo nel punto più alto, al confine fra lo spazio e il cielo, riusciamo a raggiungerlo, è semplicemente Lui che raggiunge noi, perché Lui è la terra, è l'aria, è il fuoco, è l'acqua, è tutto ciò che conosciamo, o come lo definirebbero i greci dell'antichità, è l'archè.

Uno scricchiolio, proveniente da non so quale parte della chiesa, mi fa mettere da parte le mie riflessioni. Ho la pietra d'acquamarina stretta nel palmo della mano destra. Un altro scricchiolio, le mie nocche diventano ancora più bianche.

Inizio a scorgere anche un ombra, si trova dietro una colonna della navata sinistra della chiesa.
Non è decisamente Jemiel, la sua ombra dovrebbe essere molto più slanciata.
La persona esce dal suo nascondiglio ed io mi rizzo subito in piedi.
È Lux.
《Cosa ci fai tu qui?》urlo alterata, allentando gradualmente la presa dalla mia pietra.

《Non è un diritto di tutti il poter venire in chiesa?》
Subito mi sento una stupida, che razza di domanda gli ho fatto? Siamo in un luogo sacro, tutti ne possono avere accesso.

《Si scusa è che... non ti avevo notato, pensavo di essere sola...》balbettai.

Nessuna risposta, accidenti mi fa sentire ancora più stupida!

《Beh, ho qualcosa di strano?》chiese lui.

Involontariamente mi sono ritrovata a fissarlo.

Scuoto la testa, forse un po troppo energeticamente, ho tutti i capelli davanti alla faccia. Quando li scosto vedo Lux sorridere.
《Ora perché ridi?》chiedo confusa.

《Mi hai ricordato un cane》e subito dopo questa frase inizia veramente a ridere.

Offesa incrocio le braccia al petto e imbroncio il volto. Neanche il tempo di rimanerci qualche secondo, che subito mi viene in mente che non mi sono mai rapportata con Lux in questo modo, quasi da amici, ultimamente per lo più, mi ha sempre evitata, oppure le nostre conversazioni erano fredde e prive di dialogo. Ora invece ci ritroviamo qui a ridere, non ho potuto fare a meno di unirmi a lui.

 《Sai, non ti facevo un tipo da chiesa,》dissi interrompendo le nostre risate.

《Mia madre sta male》mi rispose a bassa voce.

Non lo sapevo, Ferre non me ne aveva parlato, dovrei mordermi la lingua a volte. Certo però, è proprio vero, quando le cose si complicato si chiede sempre aiuto a Dio.

《Mi dispiace》risposi.

Sbuffò,《non sai quanto a me.》  

Non credevo fosse un tipo così aperto, o almeno fino ad ora non me lo aveva mai dimostrato. 

Improvvisamente mi rivenne in mente il motivo per cui ero qui, così chiesi a Lux《non è che per caso hai visto Jemiel?》

《Si, era qui fino a 10 minuti fa》  

Che stupida, voleva fargli una sorpresa e invece la sorpresa gliel'aveva fatta lui.

《Ah, allora credo che me ne andrò a casa.》 

《Aspetta, se vuoi ti accompagno, sono venuto con la macchina.》 

Accettai volentieri, non mi andava di camminare.

Salimmo in macchina e dovetti ammettere che questo nuovo Lux le piaceva molto più dell'altro.

Fece per girare la chiave ma subito venne interrotto dal suono di un cellulare, lo sfilò dalla tasca e io riuscii a leggere chi è che lo stava cercando: Ferre.

《Pronto?

    si

    cosa?! dobbiamo andare subito!

     si, arrivo,》riagganciò.

Sembrava molto agitato, così non riuscii a trattenere la mia domanda,《è successo qualcosa?》 

 《Mia madre si sta aggravando, dobbiamo raggiungerla.》  

 《Oh... capisco, posso esservi d'aiuto in qualche modo?》 

 《A me no, ma forse a Ferre si, le servirà qualcuno che la possa confortare.》  

 《Guarda che anche se sei fatto di ghiaccio, esso non rimarrà così per sempre, prima o poi si squaglierà e quando ciò accadrà, ti servirà una persona che ti conforti.》  

Quelle parole mi erano uscite sincere, spontanee. Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti, almeno una volta, nella vita.

Mandai un messaggio a mamma per avvertirla che non sarei ritornata prima di stasera.

Andammo a prendere Ferre, che per quanto servisse, fu felice di vedermi.

Ci aspettavano 5 ore di macchina.

Sfida EternaWhere stories live. Discover now