Capitolo 13

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*Nella foto Beleth*

Vedevo sempre la stessa scena, due occhi, di un colore unico, circondati dal buio, che mi fissavano con tale intensità, riuscendo ad arrivare nei meandri più reconditi della mia anima. Poi quel profumo, che stava diventando quasi nauseante, di bosco misto a cenere. Ed infine il freddo, non credevo che i morti riuscissero a provarlo, il mio corpo fremeva scosso da brividi, finché non ne arrivò uno, talmente forte che mi costrinse ad aprire gli occhi.
Sussultai, non riuscivo a vedere, io non ero stata molte volte in paradiso, ma sapevo per certo che questo posto non c'entrava nulla, quindi ero viva!
Provai subito ad avvicinare la mano al collo, per tastare l'arteria, ne sarebbe stata la conferma, ma il mio movimento venne bloccato, mi accorsi che intorno ai polsi avevo qualcosa di freddo e duro, catene. Provai ad analizzare tutto ciò che era  a contatto con il mio corpo, ero adagiata su una superficie morbida, un letto, le caviglie come i polsi erano circondati da catene. Iniziai a muovermi nevroticamente, non potevano tenermi legata al letto.
<<Ti sei finalmente svegliata>> mi giunse questa voce da una parte indefinita e sapevo benissimo a chi appartenesse.

<<Non potete tenermi qui, legata come una bestia,>> urlai. <<Mi fate schifo, Ferre più di tutti, cosa volete da me?!>>
Riuscii a captare un sussulto, molto più il lontananza rispetto alla prima voce, lei era qui, ne ero certa.

<<Avrai tutte le risposte a tempo debito>> mi rispose Lux.

<<Perché non riesco a vedere?>>

Dopo pochi secondi tutta la stanza fu invasa da luce.

Mi trovavo in una strana stanza quadrata, non aveva finestre, era spoglia ed il colore grigio regnava sovrano, sia le piastrelle applicate sui muri, che quelle pavimentali erano di quella tonalità. Il letto a me sottostante, era attaccato al muro, mentre parallelamente alla mia posizione davanti ad una porta vi si trovava Ferre, sembrava triste ed aveva gli occhi lucidi, questa volta non mi faceva pena. Invece il fratello sostava dinnanzi a me, squadrandomi da capo a piedi.
Abbassai lo sguardo sul mio corpo e sussultai vedendone le sue condizioni.
I vestiti che prima avevo, erano stati sostituiti da un candido vestito che arrivava poco sopra le ginocchia, le gambe in questo modo erano esposte e potevano mostrare tutte le bruciature, ferite e graffi che avevo. Le più gravi erano state medicate, avevo bende e punti dapper tutto. Come è possibile che sia sopravvissuta? E se non vogliono uccidermi, cosa vogliono da me?

<<Per quale motivo le mie ferite non si sono rimarginate? A che scopo salvarmi la vita?>> chiesi tutto d'un fiato.

<<La lava che ti ha colpito non è come le altre che si trovano sulla terra, come il paradiso è protetto dai dorati cancelli, l'inferno lo è da quest'ultima. Essa è nociva per gli angeli. Sei viva solo grazie a me. I demoni ne passano attraverso rimanendo illesi, avendoti stretta a me ti ho protetto con una specie di bolla difensiva, molto simile alle vostre. La lava è comunque penetrata, colpendoti, quindi avrai bisogno di queste cure, perche essa disattiva i tuoi poteri rigenerativi, quindi la guazione non potrà avvenire magicamente.>>
Il discorso di Lux mi impressionò, forse perché non l'avevo mai visto così pacato, ma ciò che più di tutti attirò la mia attenzione fu il posto in cui mi trovavo, ero all'inferno.

<<Perché mi hai salvata,>> riproposi la domanda, <<soltanto per farmi marcire qui dentro?>>

<<Ordini dai piani alti,>> rispose con non curanza, lasciando la stanza.

Sono accerchiata da silenzio e lei è qui, mi sta fissando, quasi decidendo cosa fare.

<<Clehael,>> disse finalmente avanzando verso me.

<<Stammi lontana, non voglio né vederti, né parlarti>> espressi tutta la mia rabbia in un'unica frase, Ferre maggiormente mi aveva delusa.

Scoppiò a piangere e scappò via.

Rimasi sola.
Non riuscivo ancora a comprendere quella ragazza. Se è una demone ed ha collaborato fino ad ora alla mia cattura, perché soffre tanto per me?
Ai loro occhi dovrei essere solo un pasto.
Fino ad ora mi ha mentito, se avesse voluto, avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarmi.

**

Il tempo all'interno di questa stanza era un enigma, non saprei dire quanto ne fosse passato dal mio risveglio, fino ad ora sono stata a contemplare il soffitto, svuotando la testa, non volevo pensare.
Improvvisamente la porta venne aperta e fece capolino una donna dai lunghi capelli biondi, all'attaccatura erano lisci, mentre alle estremità boccolosi, aveva un aspetto molto delicato e degli occhi bui, penetranti. Portava in una mano un vassoio, ricolmo di cibo, mentre nell'altra un vestito.

<<Io sono Beleth, in questi giorni sarò il tuo unico punto di riferimento, ti aiuterò a lavarti, vestirti e curarti. Qui ci sono delle cose per la colazione.>>

La itterruppi subito, <<colazione?! Quanto tempo ho dormito?>>

<<Per due giorni di fila, le ferite che riportavi erano abbastanza gravi per un angelo, ti ha salvata la tua parte umana. Quando sei arrivata erano molto peggiori di come le vedi ora.>>

Rimasi senza dire niente, un po' confusa e sorpresa.

La demone avanzò verso il muro, prese un carboncino e vi incise uno strano simbolo. Magicamente il pavimento accanto il mio letto si alzò, andando a formare un tavolino, con tanto di sedie.

<<Wow,>> esclamai. Non avevo mai visto niente del genere.

<<Non sei mai stata in paradiso?>> mi chiese Beleth.

<<Si, ma ero molto piccola, sono anni ormai che non vi faccio visita.>>

<<Beh, le stanze in paradiso sono così. Questa è stata riadattata per te, un demone vi morirebbe dopo una settimana data la bassa temperatura.>>

Era molto cortese per essere una demone.
Poggiò il vassoio sul tavolo e poi si avvicinò alle mie catene, estrasse una chiave ed iniziò a girare, continuò così finché non fui libera.

<<Devi scusarci, le catene servivano in caso ti fossi risvegliata da sola, non potevamo sapere la tua reazione, avresti anche potuto ucciderti. Mi sembri abbastanza tranquilla, quindi non farmi pentire di aver preso questa decisone.>>
Iniziai a massaggiarmi i polsi e poi le dissi ciò che realmente pensavo. <<Grazie, sei l'unica demone simpatica che io abbia mai conosciuto.>>
Mi sorrise e poi poggiò l'abito che aveva fra le mani sul mio letto. Lo riconobbi subito, era lo stesso che misi al compleanno di Mark.

<<Una persona ha chiesto di te, tra qualche ora passerò a prenderti per portarti da lui, si è raccomandato che indossassi questo abito. Io non posso aiutarti a prepararti perchè ho delle faccende da svolgere, però in caso di bisogno non esitare a chiamarmi, basterà urlare il mio nome ed arriverò immediatamente.>>
Mi volse le spalle e prima di uscire fece un altro simbolo sulla parete alla mia destra e ne comparve una porta.

Rimasi nuovamente sola.

Sfida EternaWhere stories live. Discover now