ASGARD

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Quella sera stessa venne indetta una grande festa per celebrare lo scampato pericolo e, in fondo, anche per il ritorno di un figlio che tutti credevano perduto.

Cat venne accompagnata nelle proprie stanze che su ordine di Loki erano vicine alle sue, benché avesse preferito condividere la stessa camera.
Fu scortata da due ancelle, molto giovani e un po' civettuole, incuriosite dalla loro dama particolare.
Erano davvero molto graziose, entrambe bionde e con lunghi ricci che ricoprivano metà schiena; le loro tuniche color crema ricadevano fin sotto le caviglie e le facevano sembrare più alte e longilinee di quello che erano.

Caterina le stava seguendo in silenzio, contemplando gli sfarzi delle stanze che attraversavano; per dirigersi verso le camerate dovettero percorrere un corridoio che si affacciava sulla parte della città che dava sul mare, protetto solo da un basso muro e da archi in pietra massiccia, levigata e decorata con fregi arcaici.

"Stiamo percorrendo l'ala est, la zona delle camere da letto." le spiegò la più grande delle due. "La vostra è poco più avanti, Lady."

"Chiamatemi pure Cat, non c'è bisogno di tanta formalità." disse, trovandosi a disagio ad essere chiamata in quel modo.

Sapere di avere delle persone al suo servizio le faceva provare un certo fastidio, figuriamoci se assumevano un tono ed un atteggiamento così distaccato.
Il disagio sarebbe salito a livelli alti.

"Dite davvero?" chiese la più giovane, fermandosi e guardando la nuova ospite, speranzosa, beccandosi una gomitata dall'altra.

"Si." sorrise vedendo le reazioni di entrambe.

A lei non importava nulla degli appellativi, tanto meno se non erano veritieri, dato che lei tutto si sentiva fuorché una lady.

"Ma ci è stato detto che dovevamo chiamarla come si conviene ad una dama come voi, e che, mai e poi mai d'ora in avanti, avremmo dovuto darle un appellativo come una semplice donna della Terra." spiegò la più grande, fermandosi a sua volta titubante, quasi spaventata, per una possibile punizione per aver avuto tanta insolenza.

"Ma con me non è necessario, dico davvero. State tranquille e poi, io, sono una semplice donna della Terra." chiarì, un po' amara.

"Ma a noi ci è stato detto.." continuò prima che venisse interrotta da Cat.

"Sentite, facciamo così: quando saremo solo noi tre chiamatemi Cat e basta, mentre quando l'occasione lo richiederà mi potrete chiamare Lady o come vi è stato detto, d'accordo?" e sorrise ad entrambe che ricambiarono sollevate dal fatto di non aver una padrona austera e cattiva.

"Io sono Lia e questa è mia sorella Athi." si presentò la ragazza e presentando così anche sua sorella minore, decisamente più rilassate e contente di avere una padrona così affabile.

"Ecco, siamo arrivate." squittì tutta emozionata Athi, fermatasi davanti ad un portone che aprì, lasciando che vi entrasse prima l'ospite.

Cat entrò in quella che sarebbe diventata la sua camera, il suo e il loro rifugio per tanto, tantissimo tempo.

La stanza, anzi, le stanze perché erano due ambienti, decisamente spaziosi, erano illuminate da massicci archi, sorretti da colonne lisce, in cui erano stati incastonati dei vetri finemente decorati ai quali erano appese lunghe, leggere e quasi trasparenti tende color avorio.
Alla sua destra era stata posizionata una toeletta di discreta grandezza in ferro battuto, con uno specchio ovale sorretto dalle zampe anteriori di due draghi, accanto c'era il piccolo sgabello, tondo e rivestito di stoffa grigia.
Poco più distante, vi era una porta aperta che immetteva nell'altra stanza, illuminata ed areata dagli archi che, senza vetri, davano sul balcone molto ampio e spazioso nel quale erano stati posizionati un tavolino tondo e un paio di sedie.

La Gemma dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora