DARK PARADISE & RETURN

757 44 43
                                    


QUALCHE SETTIMANA DOPO


Everytime I close my eyes.
It's like a dark paradise.
No one compares to you.
I'm scared that you won't be waiting on the other side.
And there's no remedy for memory of faces.
Like a melody, it won't lift my head.
Your soul is hunting me and telling me.
That everything is fine.
But I wish I was dead.

(Dark paradise, Lana del Ray)



Dopo quella dolce minaccia, Cat fece ritorno a casa e dopo i primi momenti in cui sentì quanto veramente gli era mancato il suo ambiente e sopratutto i suoi genitori con le loro amorevoli cure, talune volte un po' troppo eccessive, i giorni iniziarono a trascorrere dannatamente lenti, benché cercasse di distrarsi e di tenersi occupata il più possibile.

Decise di ritirarsi dall'università per prendersi un po' di tempo per riflettere sulla sua vita.
Si sentiva in un limbo, né mortale né immortale, né appartenente alla Terra né a nessun altro Regno.

Chi era lei adesso?

Doveva continuare a vivere come un'umana o doveva attingere al potere della pietra e sfruttare le sue abilità? Ma a cosa le sarebbe servito? Scartò l'ultima opzione; non era mai stata in grado di giocare con i sentimenti altrui, figurarsi manipolarli o manipolare le anime delle persone.

Ritenne più opportuno prendersi un periodo di pausa e fare chiarezza, cercando di non fare gli stessi errori dell'ultima volta, ovvero sprofondare in uno stato pietoso di catalessi ed apatia, cercando di riempire le sue giornate con il lavoro in casa, aiutando sua madre, e aiutando suo padre occasionalmente lavorando con lui nella sua agenzia immobiliare.
Solo così riuscì a tranquillizzare i suoi genitori, che la vedevano, sempre un po' malinconica, ma molto più serena.

Si sbagliavano.

Nonostante cercasse di vivere la sua vita, non poteva fare a meno di pensare a Loki.

Questa volta sarebbe tornato? Si sarebbe ricordato di lei e di quella promessa dolcemente minacciosa che le aveva rivolto?

Per il momento non poteva fare altro che aspettare, come sempre quando si trattava di lui, speranzosa.
Quella speranza la stava logorando e non c'era scampo per il male che le albergava nell'anima e lei questo lo sapeva.

Si vestì a corsa perché in ritardo mostruoso, come al suo solito, per l'appuntamento che aveva preso con la sua amica Mary, per quello stesso pomeriggio alla spiaggia.
Aveva lavorato con suo padre quel giorno e dei clienti avevano impiegato più tempo del previsto per firmare i documenti di vendita del loro immobile.
Appena tornata a casa si era diretta come un fulmine in casa sua per cambiarsi ed uscire di nuovo. Si infilò gli short, che trovò sulla sedia della sua scrivania, sempre in perenne disordine, saltellando per tutta la stanza per infilarseli, andando a sbattere contro la torretta dei porta CD, imprecando mezzo in italiano e mezzo in americano.
Per sua fortuna si limitò a barcollare senza cadere, altrimenti avrebbe dovuto riordinare una trentina di dischi.

Aprì l'anta dell'armadio afferrando la prima maglietta capitatale sotto mano, indossò un paio di converse nere con la scritta AC/DC stampata di lato, si truccò velocemente e guardò il suo riflesso allo specchio prima di uscire.

La stoffa della maglia era bianca e di conseguenza semi trasparente ma con quel caldo non poteva mettersi qualcosa di scuro.
Guardò attentamente la scritta sulla maglietta che recitava la frase: ''parenti serpenti''.
Aveva litigato con i suoi quando la comprò ma a lei piaceva e trovava sempre il modo di mettersela.

La Gemma dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora