LA FINE DELLA NOTTE

725 45 23
                                    


MENTRE GIACEVO MORENTE


Well your faith was strong but you needed proof.
You saw her bathing on the roof.
Her beauty and the moonlight overthrough ya.
She tied you to her kitchen chair.
She broke your throne and she cut your hair.
And from your lips she drew the Hallelujah.
(Halleluja, Cohen)

A quelle strane e mai viste stelle presero posto delle altre, altrettanto sconosciute e colorate. Ma i colori erano lontani, irraggiungibili, freddi. Meravigliosi e raccapriccianti, che incuriosivano ma spaventavano al tempo stesso. Pian piano ritornarono i colori di quello che sembrava essere stato il giorno prima.

Non sapeva dire con esattezza quanto tempo fosse passato; potevano essere trascorse solo delle ore, così come interi giorni. Aveva completamente perso la cognizione del tempo ed aveva trascorso gran parte di esso a capo chino, stremata dal dolore, dalla disperazione, dalla rassegnazione e in uno stato confusionale. Un po' come quando abbiamo la febbre e non ci rendiamo conto del trascorrere del tempo o del mondo che ci circonda, così come non sappiamo se quello appena visto era un sogno o la realtà, se qualcuno ci ha parlato o è stata solo la nostra mente a giocarci un brutto scherzo.

Faticava ad alzare la testa per vedere cosa le stesse succedendo, tanto aveva capito che non poteva essere nulla di buono. Guardò in terra, i suo piedi riversavano in una pozza di sangue fresco misto a quello che ormai si era già seccato e raggrumato, diventando quasi nero, mischiato ai succhi gastrici che la nausea gli faceva riversare anche se ormai erano giorni che non mangiava e non beveva. Aveva ferite ovunque e non si poteva dire da dove fuoriuscisse tutto quel sangue.

Non sapeva nemmeno di averne così tanto di sangue in corpo.
Cercò di smuovere le braccia ma erano come inchiodate, immobili, forse, a giudicare dal dolore persistente ed insopportabile, qualche osso doveva essere persino rotto.
Ordinava loro di muoversi ma era tutto il suo corpo che si rifiutava di obbedirle, ormai intorpidito a causa della posizione assunta per così tanto tempo e del freddo che le era penetrato anche nell'anima. La gabbia toracica si abbassava e alzava in maniera quasi impercettibile, il suo respiro era affaticato, spesso sfociava in un rantolio che le faceva venire i brividi. A stento riusciva a riconoscersi in quei versi che sapevano solo di morte.

Provò a inspirare col naso ed espirare con la bocca, alla ricerca di un po' di ossigeno che le riusciva difficile respirare ma questo le provocò solo nuovo dolore al petto che si trasformò in una tosse violenta; doveva avere certamente una costola incrinata perché si sentiva bucare lo sterno come se ci fosse stato un enorme spillo appuntito.
Si sentiva in bocca un sapore metallico, che riconosceva ma non sapeva dire dove lo avesse già sentito prima. Sputò in terra per cercare di toglierselo dalla bocca e in terrà si formò l'ennesima chiazza si sangue.

Aveva freddo, le tremavano quei pochi muscoli che ancora non le dolevano ma stava sudando come se fosse stata dentro una sauna; sentiva le goccioline scivolarle lungo il viso, schiantarsi sulle labbra secche e spaccate, mischiandosi a vecchie lacrime.
Aveva la febbre alta e intorno a se vedeva tutto sfuocato, incapace di mettere a fuoco anche un singolo dettaglio.

All'interno dell'enorme e desolata sala del trono non si sentiva un singolo rumore, tutto taceva. Credeva di essere rimasta sola, sola con i suoi pensieri, con le sue paure.
Si sbagliava.

"Vedo che ci siamo riprese." le disse una voce, che sapeva essere vicino ma a cui non dette un'ubicazione precisa.
Non rispose.
Che senso avrebbe avuto a quel punto?

Aveva tentato in tutti i modi di tener testa a quell'orribile mostro, a tutti i suoi giochetti mentali, a tutte le allucinazioni a cui l'aveva sottoposta, a tutte le torture strazianti.
Ci aveva provato fino da ultimo. Non ricorda quando aveva smesso di lottare, sapeva solo che ad un certo punto si era arresa.

La Gemma dell'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora