«Grazie ma passo. Scusi un momento.»

Il telefono di Vincent vibrava. Era Barry Fisher, collega di Price.

«Vincy come andiamo? Soggiorno piacevole? E poi non dire che non vai ma in vacanza.»

«Partire nel cuore della notte per indagare su un omicidio a tremila miglia da casa, con un preavviso di due ore? Non sai da quanto lo desideravo. E non chiamarmi Vincy, ti prego.»

«Siamo un tantino scontrosi oggi eh. Ma è comprensibile, ti devi ancora adattare. E poi il fuso orario...»

«Adesso non esagerare.»

«Hai già scoperto qualcosa sull'omicidio?»

«Preferisco non dire niente di affrettato per il momento.» Poi abbassò la voce. «Senti adesso non posso rivelarti niente. Comunque non credo che la cosa andrà per le lunghe. Penso di ritornare a New York entro un paio di giorni.»

«D'accordo, ho capito, ho capito. Mi raccomando, sii razionale. Conosco i tuoi contorti ragionamenti e da quanto stavi dietro a Cooper, ma devi solo cercare di capire chi lo ha ucciso, perché lo ha fatto ed eventualmente perché il killer si trovasse lì, punto. Sono stato chiaro?»

«Sì, sì chiaro. Ora scusa ti devo lasciare.»

«A presto Vin.»

Riattaccò, ricordandosi di quanto fosse odioso Barry quando dava ordini per telefono.

«Non le danno tregua al quartier generale eh?»

«Già, bello dar consigli da una scrivania. Lei questi problemi non li ha, per fortuna.»

«Mi creda, i colleghi possono essere scoccianti ma è sempre meglio che lavorare tutti i santi giorni da soli.» Vincent dissentiva da questa affermazione, ma non disse nulla. «I libri sono ottimi per passare qualche ora in compagnia ma non ti stanno molto a sentire quando hai bisogno di parlare. Gli unici momenti in cui posso scambiare due parole con altri è quando vado a fare la spesa o dalla parrucchiera. O con qualche persona all'interno della biblioteca, ma in questa città non ci sono molti lettori accaniti.»

«Ha mai pensato di trasferirsi altrove?»

«Qualche volta, ma non è così facile. Per diversi motivi non mi è possibile spostarmi, sono per così dire "legata" a questo posto.»

«È davvero un posto così speciale?»

«Ci si vive bene, questo sì. Alcuni giorni più degli altri. Questa sera ad esempio si celebra la Festa del Fuoco, il giorno più speciale dell'anno qui a Silver Lake. Perché non viene anche lei? Di sera le strade sono piene di bancarelle, musica, birra e dolci.»

«Festa del fuoco?»

«In piazza si accende un grande falò, che illumina la notte portando speranza alle persone. Però il fuoco rappresenta anche la brevità della vita, che in quella stessa notte si spegne. Le due facce della medaglia.»

"Angosciante", pensò Vincent.

«Allora?»

«Beh, tanto non credo di ritornare a New York prima di lunedì, quindi perché no.»

«Ottimo, allora ci si vede in giro. E dato che ormai abbiamo passato i convenevoli, che ne dici di darci del tu?»

«Assolutamente.»

Il mezzogiorno era ormai passato da un pezzo, e Silver Lake assumeva ora l'aspetto di un'assolata città fantasma, di tanto in tanto attraversata qua e là da qualche anima solitaria.

Quando Vincent rientrò, l'ufficio dello sceriffo era semideserto. Un lieve rumore proveniva dai battiti di una tastiera in fondo al locale, dove un ragazzo stava seduto a scrivere fissando il monitor del suo computer.

Al di là della nebbiaWhere stories live. Discover now