18.

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"Di questo passo credo che ci vedremo direttamente il prossimo week end dopo il tuo concerto a Saint-Tropez!"

"Michelle, non ho detto che questo week end non sarò a Parigi o che non ci sarò durante la prossima settimana, ho soltanto detto che sicuramente non riuscirò a essere lì prima di sabato dato che domani sera ho il concerto a Locarno."

"A me sembra più o meno la stessa cosa. Sabato sarai troppo stanco per partire. Domenica non lo so e poi lunedì avrai sicuramente nuovi impegni, quindi non penso che verrai qua soltanto per un giorno."

"Ti sembra che la stanchezza sia mai stata un problema per me?"

"E' un problema per me. Non mi va che tu venga qua per un giorno e basta."

"Tanto non sta a te decidere."

"Sta a me scoraggiarti dal farlo!"

"No!"

"E invece sì!"

Si rialzò leggermente per appoggiare meglio la schiena sul cuscino appoggiato alla testata del letto. Connor passò proprio in quel momento davanti alla porta aperta della sua stanza e si sporse con la testa. Gli indicò il telefono appoggiato al suo orecchio e, tramite labiale, gli fece intendere che si trattasse di Marco.

"Stiamo discutendo, Michelle?"

"No, tranquillo."

"Senti, lo so che non è facile."

"Marco, tranquillo. Rilassati. Non devi cercare scusanti o spiegazioni. E' il tuo lavoro, sono i tuoi impegni, me ne farò una ragione. Non ti ho chiesto di prendere il primo aereo disponibile e venire qua, non ti ho detto che devi annullare dei concerti per me perché non sono pazza e sclerotica. Ho semplicemente fatto una costatazione dicendoti che secondo me ci vedremo direttamente il prossimo week end. E va bene. Va bene così. Me lo faccio andare bene!"

"Se te lo fai andare bene vuol dire che in partenza non ti sta bene."

"Che palle, Marco! Che cosa vuoi sentirti dire? Che vorrei che fossi qui? Che mi manchi? Che mi scoccia il fatto che tu abbia tutti questi impegni? Mi sembra che chi stia cercando la discussione in questo momento sia tu!"

"Non è così. E' che mi dispiace, vorrei fare di più.."

"Fai già abbastanza, tranquillo."

Probabilmente non aveva pronunciato quelle ultime parole con tono convinto, o comunque non nel modo che si aspettava Marco. Lo sentì respirare, in silenzio, come se stesse cercando le parole da dire, come se stesse prendendo tempo.

Da una settimana stavano andando avanti in quel modo. Si chiamavano, si cercavano, si mancavano, ma i discorsi vertevano sempre sulla loro distanza e sugli impegni di Marco. Non aveva mai preteso di cambiare le cose, d'altra parte come avrebbe mai potuto farlo? Ma ciò non le impediva di soffrire un po', di parlarne e anche di discuterne se ce n'era bisogno.

"Sabato cerco di essere da te."

"Okay."

"Come va lì?"

"Laurel è partita, ha chiesto un giorno di pausa per tornare a New York e restarci fino a domenica."

"Questo me l'hai già detto. Volevo sapere come stai tu."

"Bene, sono soltanto un po' stanca, ma è normale."

"Vi massacrano.."

"Sapevo a cosa andavo incontro quando ho deciso di venire qua. Ah, oggi ho fatto colpo su uno degli insegnanti!"

Ricorderai l'amore (#2) - Marco Mengoni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora