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Quando percepì il rumore rimbombante di un motore risalire per la stradina sterrata che conduceva alla villa della nonna si rese conto che fino a quel momento non si era minimamente chiesta come Marco sarebbe arrivato da loro quella sera. Nei giorni precedenti, dopo la conferma da parte del ragazzo, avevano solamente deciso il giorno e quindi gli aveva poi fornito l'indirizzo dell'abitazione, niente di più, non si erano detti altro e non avevano avuto modo di sentirsi ulteriormente.

Appoggiandosi al divano in sala scostò la tenda della finestra dietro di esso nello stesso istante in cui Marco, sceso dalla moto, stava togliendo il casco dalla testa. Lo osservò senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso mentre riponeva lo stesso casco e la giacca da motociclista in uno scompartimento. Non pensò di avvicinarsi alla porta nemmeno mentre lui, guardandosi nello specchietto, si passava una mano tra i capelli per renderli decenti. Connor, alle sue spalle, stava gustando quella scena in silenzio.

"E' arrivato il principe azzurro?"

"Shhh!"

"Guarda che non mi sente!"

"Ehm.. Sì, giusto.."

Si ricompose in un istante quasi maledicendosi per quel momento di debolezza. I suoi pensieri non erano cambiati in quei quattro giorni o, più semplicemente, si era tenuta impegnata evitando e sviando qualsiasi tentativo di questi ultimi di mutare o anche solo di riempirle la mente di dubbi e nuove incertezze.

Connor continuava a guardarla, appoggiata ad una delle colonne presenti in sala, con quell'espressione divertita che quasi la fece infuriare. Immaginava che quella sera sia il suo migliore amico che sua nonna non le avrebbero reso la vita facile in presenza di Marco, ma d'altra parte pensava di poter gestire la situazione. Si trattava soltanto di una cena, qualche ora e sarebbe tutto passato, tutto finito.

Marco suonò. Connor le fece segno di andare ad aprire. Lo intimò a fare lo stesso. Battibeccarono. Alla fine sua nonna, ancora in cucina, si affacciò per lanciarle uno sguardo intimidatorio. Capì che non poteva sottrarsi a quel destino.

Premuto il tasto d'apertura del cancelletto attese ancora qualche secondo prima di aprire il portone di casa. Ancora una volta, come era accaduto nella camera d'albergo a Verona, ebbe bisogno di respirare a pieni polmoni. Poi spinse la maniglia.

Marco, richiuso il cancelletto alle sue spalle, stava camminando verso di lei. Cioè, stava camminando verso la porta e quindi verso di lei. Sorrideva. Sembrava emozionato, ma non in imbarazzo. Portava qualcosa in entrambe le mani. Camicia bianca, leggermente stretta e con i primi due bottoni lasciati aperti. Pantaloni eleganti, neri. Giacca elegante, anche questa nera. Non riuscì a non ripensare alle parole di Connor di qualche giorno prima, quelle sulla bellezza di Marco. Immaginò che anche il suo migliore amico, in quel momento fermo alle sue spalle, stesse pensando la stessa cosa.

Solamente Penelope, che corse incontro al ragazzo riempiendolo di feste, riuscì a distoglierle la mente da quei pensieri. Marco, probabilmente impossibilitato da ciò che portava in mano, poté solamente piegarsi leggermente per avvicinarsi un po' di più al cane e dirgli qualcosa che non riuscì a percepire perfettamente. Una cosa era certa, era riuscito a fare colpo anche su Penelope.

"Che eleganza!"

"Devo fare buona impressione su tua nonna!"

Non riuscì a trattenere una leggera risata a quelle parole di Marco, proprio mentre quest'ultimo si avvicinava per lasciarle un solo, lungo, bacio sulla guancia. Inspirò il suo profumo. Lo aveva già sentito addosso a lui, ma ora, quella sera, aveva un sapore diverso. Si pentì immediatamente di quel pensiero e di quelli che già aveva affrontato riguardo all'eleganza di Marco. Erano passati solamente alcuni secondi, non poteva entrare in confusione così in fretta.

Ricorderai l'amore (#2) - Marco Mengoni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora