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"Cause if you like the way you look that much oh baby you should go and love yourself.."
Stava canticchiando mentre camminava per la via principale del centro storico di Verona in mezzo a Connor e Laurel. Erano arrivati lì nel primo pomeriggio, in macchina, e dopo aver lasciato i bagagli in hotel non avevano atteso un secondo oltre ed erano subito usciti per iniziare a visitare la città.

Aveva trascorso quell'ultima settimana compiendo un enorme sforzo di autocontrollo e poteva ritenersi soddisfatta dei risultati ottenuti perché in quel momento non era proprio tranquilla, ma non era nemmeno agitata o ansiosa e, soprattutto, era riuscita a mascherare in ogni momento il turbinio di pensieri che le affollava la mente. Connor e Laurel non avevano ancora intuito che lei fosse a conoscenza di tutto il loro piano.

Certo aveva pensato, immaginato, e l'aveva fatto alla grande. Da una parte c'erano dei sentimenti chiusi e riposti nello stesso cassetto in cui aveva sepolto, per la seconda volta nella sua vita, la sua voglia di credere nell'amore. Dall'altra c'era quella sensazione di paura mista ad euforia scaturita dal pensiero che avrebbe toccato con mano ciò a cui Marco aveva lavorato inizialmente insieme a lei. In questo momento lui era un amico e non vedeva l'ora di poter applaudirlo per la sua bravura allo stesso modo in cui era felice e gioiosa per Connor e Laurel quando raggiungevano un qualche traguardo nella danza insieme a lei.

Non importava cosa ci fosse in realtà nel suo cuore dato che fondamentalmente non conosceva nemmeno lei l'entità di quelle emozioni che aveva provato ormai mesi prima. C'erano dei sentimenti, chiusi, ma erano inconsci e tali dovevano restare, almeno fino a quando non si sarebbe allontanata nuovamente dall'Italia.

Aveva già intravisto qualche fan di Marco, anche perché non era difficile riconoscere il suo volto su qualche maglietta o su quelle fascette che anche lei spesso aveva collezionato andando ai concerti dei suoi cantanti preferiti. Connor e Laurel facevano finta di nulla, o forse non se ne erano nemmeno accorti, ma era arrivato il momento di stupirli, ora poteva dir loro che sapeva tutto. Aveva cambiato idea proprio quella mattina, in macchina, mentre guidava. Aveva immaginato che sarebbe potuto diventare davvero imbarazzante fingersi ingenui mentre loro le avrebbero svelato di quel concerto, quindi tanto valeva rigirare la medaglia e lasciarli a bocca aperta ora che non si poteva ormai tornare indietro.

"Svelatemi un piccolo dettaglio: chi ce li fa avere i biglietti per il concerto di stasera?"

Dalle parole di sua nonna aveva intuito, o forse sperato, che ad organizzare il tutto era stato Marco, e non i suoi due migliori amici. Questa era decisamente l'ipotesi che preferiva, anche se questo era l'ennesimo pensiero dettato dal suo inconscio. Laurel e Connor si voltarono a guardarla e i loro sguardi erano un misto tra il terrorizzato e il confuso. Missione compiuta.

"Michi?!"

"Connor, so perfettamente dove andremo stasera. Quindi perché non saltiamo i passaggi inutili e non arriviamo subito al dunque della questione? Con chi abbiamo appuntamento? Chi ci darà i biglietti per entrare?"

"Da quanto lo sai?"

"Da circa un minuto dopo la vostra proposta del viaggio a Verona, Laurel!"

Non c'era alcun tono di rimprovero nella sua voce, anzi, stava parlando in maniera tranquilla e poco ci mancava che si mettesse anche a ridere per le facce da pesci lessi dei suoi due migliori amici. Scoprì presto di essersi tolta un peso di dosso, si sentì improvvisamente ancora più leggera e felice di non dover mantenere più alcun segreto con loro due.

Laurel fu disturbata proprio in quel momento dal cellulare che squillò forte nella sua borsa. Era Liam. Sapeva che non sarebbe stata una telefonata breve, quei due erano in grado di parlare per mezz'ora anche se non si sentivano solamente dal giorno prima. Fece allora segno a Connor di sedersi su un muretto. Erano poco distanti dalla casa di Giulietta.

Ricorderai l'amore (#2) - Marco Mengoni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora