Capitolo XIII

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Dolore fitto al petto.
Si portò la mano sul cuore e strinse forte la maglietta. Non era il petto a farle male, era il cuore. Era una brutta sensazione. Il suo stesso cuore la stava avvertendo di un pericolo. 
Lucy sentiva il cuore in gola batterle fortissimo. Era agitata come non mai, non riusciva a stare ferma per un minuto. Si disse che era pazza, che non c'era motivo per essere così agitata, quindi cercò di ignorare quella brutta sensazione e di scacciarla.
Provava a non pensarci, a distrarsi, continuava a parlare per tenere la mente impegnata, ma lei stessa non capiva quello che diceva. Sempre con la mano sul cuore camminava veloce, come a sperare di seminare quella brutta sensazione.
     Erza se ne accorse presto.
<<Be'? Cosa c'è?>>, domandò con fare curioso.
<<Niente, niente...>>
     Il discorso si era chiuso lì.
     Stavano camminando in un bosco, vicino ad un villaggio. Preferirono però non passarci, perchè quello era un paesino sperduto composto da poche persone, qualche famiglia. 
     Camminavano fra gli alberi schiacciando le foglie cadute sul terreno. La luna era alta nel cielo, gli uccelli canticchiavano la loro melodia e gli animali facevano compagnia al piccolo gruppo. Tutto era tranquillo.
Eppure lei aveva questa brutta sensazione che la attanagliava, non riusciva a scacciarla via. 
Allora si fermò, alzò lo sguardo verso il cielo.


Urlava.
Il petto gli bruciava da impazzire, sentiva il fuoco divorargli l'anima. Era la prima volta che sentiva il suo stesso elemento, e in quell'istante sperò quasi di non essere più un mago.
Si sentiva il petto lacerato e le vene pulsare più forte che mai, quasi a scoppiare.
Si contorceva dal dolore sperando finisse presto. Era appena incominciato e già non ce la faceva più.
     Già, era incominciato. Ma... cosa?
Cercava di capire, ma era tutto inutile. Era impegnato a cercare di rimanere cosciente, di non svenire. Doveva sopportare quel dolore, a qualunque cosa servisse.
     <<Zeref.>> L'uomo si era alzato in piedi e lo guardava. Ma nei suoi occhi non c'era pietà. Non c'era tristezza. Non c'era rabbia, nè gioia. I suoi occhi erano vuoti.
     <<Il mio nome è Zeref.>>
Natsu aprì di poco gli occhi.
Non vedeva bene, era tutto sfocato. Il dolore era diminuito notevolmente, ma continuava a fare male. Davanti a quell'affermazione, lui rimase impassibile. Certo, aveva tante cose da chiedergli, ma non era quello il momento, sicuramente.
     Si limitò a digrignare i denti, un po' per il dolore un po' per la rabbia.
     E mentre pensava a tutto l'odio che provava verso di lui non si accorse di non provare più dolore. Sfinito restò fermo su quella barella. Ebbe il coraggio di guardarsi, per quello che poteva. Il suo braccio destro non c'era più. O meglio, c'era, ma non era il suo.
Era nera, come bruciata, ma di un nero più compatto. Nero come... il vuoto. Sì. A Natsu il suo braccio parve vuoto, come se non ci fosse. Sentì di poterlo trapassare con l'altra mano.
Perso nei suoi pensieri, il dolore tornò più forte di prima.
Questa volta tenne gli occhi aperti rivolti verso il soffitto. Solo allora si accorse che il soffitto mancava. Il soffitto era il cielo. A guardarlo si sentì subito rassicurato, e nelle stelle ci vide lo sguardo di Lucy. Gli scappò un sorriso.
Questo si spense velocemente. Sentiva di nuovo il petto in fiamme e le vene pulsare fortissimo. Stringeva i denti e continuava a guardare il cielo, come a cercare conforto.
     Il suo petto iniziò ad emanare una luce nerastra, proprio come il suo braccio.
Un fascio di luce si innalzò maestoso fino al cielo. Nonostante fosse una luce nera, illuminò tutti proprio come il sole. Anche se di bello come il sole non aveva niente.
     Natsu sentiva che quel fascio di luce si stava rubando la sua anima: più diventava alto, più lui si sentiva vuoto; più quella luce illuminava, più lui vedeva nero; più quel fascio di luce andava in alto, più Natsu si sentiva sprofondare.


C'era lo sguardo di Natsu in quel cielo.
Lucy fu percorsa dai brividi. Erza, Gray e Happy la guardarono, senza capire. Poi alzarono anche loro lo sguardo: le stelle. Ecco cosa guardava Lucy. Però nelle stelle non c'era niente. In mezzo a quel buio perenne, le stelle erano soltanto una piccola fonte di luce inutile. Sì, perchè era buio.
     Poi non lo fu più. Una luce cupa illuminò tutto, perfino nel bosco arrivò la luce.
I brividi aumentarono, e furono proprio questi a risvegliare Lucy.
Si girarono tutti: una fascio di luce nera occupava tutto il cielo.
     Gli animali si erano nascosti. Gli uccelli avevano smesso di cantare, e le chiome degli alberi non frusciavano più. Il vento era cessato.
     Si guardarono. Non ci fu bisogno di parole. Avevano capito tutto.
     Ecco cos'era quella sensazione, il volto di Natsu tra le stelle, anche se solo Lucy lo aveva visto. Era come se Natsu stesso avesse chiesto il suo aiuto, come se avesse guardato il cielo cercando lo sguardo di Lucy.
     Iniziarono a correre il più veloce possibile.
Davanti alla fila c'era Lucy. La preoccupazione e la speranza di vedere Natsu le avevano dato forza alle gambe, all'improvviso sentiva di poter fare qualunque cosa.
Correva veloce, non spostava nemmeno i rami, si faceva graffiare, lei correva e basta. Anche se i rami le graffiavano la faccia, anche se inciampava sui suoi stessi piedi, anche se le caviglie le dolevano, lei continuava a correre.
     Poi una goccia le cadde sulla guancia. Poi un'altra, e un'altra ancora.
Iniziò una fitta pioggia.
Ora c'erano le pozzanghere: lei correva, ci si buttava praticamente dentro, si bagnava tutta, ma correva.
Dietro di lei gli altri.
     Arrivarono ad una collina: gli sarebbe bastato scenderla e sarebbero arrivati a villaggio. Erano piuttosto vicini: si potevano vedere le persone aprire le finestre per vedere da dove provenisse quella luce, i bambini per la strada che abbracciavano le madri, e la gente che correva in casa per proteggersi.
     Si fermarono un attimo per prendere fiato, mentre guardavano il fascio di luce.
     Ci siamo quasi, pensò Lucy.
Allora iniziarono a scendere velocemente la collina. Arrivarono presto sulla pianura, e si mischiarono in mezzo alla gente.
Correvano con il fiatone, e mentre passavano cercavano di rassicurare la gente che, troppo terrorizzata, non li ascoltava.
     Quel piccolo villaggio si rivelò abbastanza grande: era come un labirinto: pieno di strade da prendere, vicoli ciechi.

     La pioggia batteva forte sui loro corpi, il vento sferzava loro la faccia, ed erano accompagnati da un'ansia indomabile.
     Correvano, correvano. Poi correvano ancora.
Lucy si maledisse mille volte per non aver dato retta a quella sensazione.
Happy sussurrava parole incomprensibili.
Gray riempiva Natsu di insulti per avergli fatto venire un colpo.
Erza semplicemente correva, silenziosa, concentrata. 
     Sto arrivando, Natsu!


Urlava di nuovo.
Ma... perchè urlava? Non lo sapeva. Sentiva di dover urlare, allora lo faceva. 
I suoi occhi si facevano sempre più vuoti. Non erano più verde smeraldo. Erano neri. Come il suo braccio. 
     Si vide.
Non c'era più. Si vide da fuori. Per un momento, lui non fu più lui. 
Il suo braccio non era il solo. Metà del suo volto era nero. 
     Poi tornò in lui. Non c'era dolore.
Si sedette. Si guardò il braccio. Lo girò, come per accertarsi che fosse vero, che non fosse diventato matto. Però il suo sguardo non esprimeva niente. Non era triste, arrabbiato, felice... non era niente.
Oltre al fatto che si sentiva molto più forte non era cambiato niente. Era sempre lui... più o meno. 


<<Ci siamo!>>, esclamò Lucy affannata. 
Erano avanti al fascio di Lucy.
Sfondarono il muro.
Entrarono.
C'era Natsu....? seduto su una barella. Si guardava il braccio, nero.


Alzò lo sguardo. C'erano delle persone. Due ragazze, un ragazzo e un gatto... con le ali?
Chi erano?


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SPAZIO AUTRICE
Salveeeee c:
Un nuovo capitolo tutto per voi! ^^
Come vi sembra? Vi è piaciuto? Che ne pensateeeee? Ditemi tuttooo x'D Grazie u.u
Stiamo giungendo al termine ragazziii
Lasciate una stella se vi è piaciuto, mi farebbe tanto piaceree  ❤
E anche un commento, ma credo si sia capito x'D
Bene, vado via x'D
Ciauuu ❤



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