Capitolo XI

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Si svegliò a causa della luce, che non vedeva da molti giorni, e che filtrava per la prima volta dalla finestra in alto, nel soffitto. Non riusciva a vedere bene, non era più abituato al giorno, alla luce. Si dovette abituare, quindi schiuse piano gli occhi.
Ancora non vedeva bene, però sentiva dei passi. Poi si fecero sempre più vicini. E, infine, arrivò.
     Natsu in tutti quei giorni, settimane, mesi, non lo sapeva nemmeno lui, provò spasmodicamente a liberarsi. Non ci era riuscito. Ma lui provava e riprovava. Alla fine lo legarono nuovamente. In un angolo della cella, in fondo, lo legarono: i polsi erano attaccati alla parete, in alto, e lui stava lì, il capo verso il basso, le gambe a penzoloni, e lo sguardo di chi ne ha sofferte mille.
     L'uomo lo slegò dalle manette ai polsi che lo sorreggevano. 
Lui cadde a terra con un tonfo, con il rumore che fa un cadavere. Steso a terra con ancora le caviglie legate, si metteva le mani in faccia, forse per coprire quello che non vedeva, forse per svegliarsi da quel maledettissimo sogno, forse perchè voleva andare ma non poteva, forse perchè avrebbe voluto mollare tutto, e allora si copriva la faccia col tentativo di scomparire.
     L'uomo prese allora a slegarlo dalle catene. Le caviglie erano gonfie, piene di graffi, viola, sporche di sangue. 
Poi si alzò. Guardò quell'unica finestra presente in quella dannatissima cella. I suoi occhi si coprirono di un velo di tristezza, nostalgia forse. Poi si abbassò di nuovo, vicino a Natsu, e se le mise in spalla. 
Solo allora Natsu si risvegliò del tutto da quello che era il suo sogno, per ritornare in quell'incubo. Sì, perchè in quel momento lui stava vivendo un incubo, e quando dormiva sognava, e faceva sogni belli. Tipo Lucy, tipo Igneel. Poi si svegliava. E allora si ritrovava nuovamente nell'incubo. Era come un sogno al contrario.
E' finita, eh?  pensò lui. Le sue labbra si stesero in un lieve sorriso, un sorriso triste. 
Allora pensò a Lucy. Quando l'aveva incontrata. Quando era entrata nella Gilda. "Guarda, Natsu!" Così aveva detto, mostrando fiera la sua mano, col simbolo di Fairy Tail. 
     Poi pensò a quando, nel suo sogno, o forse un ricordo, l'aveva quasi uccisa; quando l'aveva fatta piangere, a quando l'aveva vista per l'ultima volta. Sembravano passati anni, forse era così, ma lui si ricordava tutto perfettamente, come se fosse stato appena ieri. 
     Ormai non era sicuro più di niente. Non sapeva quanto tempo era trascorso: giorni? Mesi? Anni? A lui parve tutta la vita. In quel momento si sentì vecchio. Si sentiva uno di quegli anziani saggi, che volevano solo morire, perchè di questa vita erano stufi, perchè avevano visto ciò che non dovevano vedere, perchè la vita non aveva più niente da offrirgli.
Poi però pensò a Lucy, e si disse che tutto quel dolore aveva un senso. 
     Intanto, mentre Natsu rimuginava sui suoi dubbi, pensieri e paure, l'uomo camminava a passo sicuro tra il lunghi corridoi neri e stretti di quella prigione. I suoi passi erano silenziosi. furtivi, come quelli di un felino. Eppure risuonavano maestosi fra le pareti. 
     L'uomo si portava addosso un peso grande quanto una montagna, si sentiva, si vedeva, ma Natsu non riusciva a capire qual'era questo peso. Era così tranquillo da irritarti, così gelido da spaventarti, ma così triste da commuoverti. 
     Ogni tanto, nei lunghi corridoi bui, si trovavano delle fiaccole, emettevano poca luce, ma abbastanza per riuscire a vedere i contorni delle cose.
Dopo aver camminato per un pò di tempo, l'uomo si fermò avanti a due fiaccole, messe una affianco all'altra. Tirò giù quella situata a sinistra: la luce si spense, la fiaccola si spostò in alto; la parete si alzò in un colpo solo. Natsu si sporse appena per vedere cosa c'era. 
Non riuscì a vedere niente, oltre al buio. Solo nero. Ad un tratto comparvero delle scale di roccia. 
L'uomo iniziò a scenderle con tutta calma, mentre dal soffitto cadevano a poco a poco delle piccole pietre, che cadevano sul suolo delicatamente, come a non volerlo rompere. 
Le scale erano a chiocciola, al centro una grossa colonna di pietra. Anche qui c'erano delle fiaccole sulle pareti, che illuminavano poco e niente.
     <<E' finita, eh?>> disse in un soffio Natsu, sorridendo nuovamente. 

L'uomo non rispose. Le sue spalle si fecero più rigide, ma non lo degnò di una parola.
     Lì Natsu crollò.
Era finita. Era stato tutto inutile. Lui era inutile, si disse così. Si maledisse in tutti i modi possibili, si disse che era un idiota, che si meritava la morte. Non sapeva nemmeno lui perchè si diceva questo. Sapeva che era giusto, sapeva di non essere il bravo eroe, quello giusto, quello che amava tutti e che era amato da tutti. Poi la sua rabbia si trasformò in lacrime. Presero a solcargli le guance, e rigavano velocemente le sue guance, poi cadevano sulla veste dell'uomo. 
Lì, in quel momento, si liberò di tutte quelle lacrime che gli appesantivano l'anime da troppo tempo ormai, si svuotò del tutto. Teneva la faccia contro la schiena dell'uomo, nel tentativo di soffocare le lacrime. Ci provava, eppure non voleva, voleva cacciarle tutte, dalla prima all'ultima. 
Quello fu il suo primo pianto dopo la scoperta della gilda.
     Intanto l'uomo continuava a camminare silenzioso, a passo ritmato, sembrava quasi una lenta litania. Aveva il capo rivolto verso il basso, e fingeva di non sentire niente. 
Invece sentiva. Eccome se sentiva.
In quel momento era triste quanto lui, se non di più. Le lacrime di Natsu erano le sue, la tristezza di Natsu era la sua, e quella voglia di morire era la cosa che li accomunava. Anche l'uomo voleva morire. Ne aveva viste troppe, non trovava più un senso alla sua vita, non trovava il suo posto nel mondo, non comprendeva qual era il senso della sua vita. 
     La tristezza di Natsu lo assalì. Sentì montargli le lacrime agli occhi, ma le trattenne. Si morse il labbro con tutta la forza che aveva, fino a farlo diventare bianco.

     In quel momento le lacrime di Natsu cessarono. O meglio, continuarono a scivolare, ma Natsu si era addormentato. Forse per il dolore, forse per la stanchezza, l'uomo non lo sapeva.
     Arrivò finalmente a metà percorso, che era segnato da una finestrella nella parete. L' uomo si fermò e guardò fuori. Era il tramonto ormai. Stavano camminando da parecchio, più di quanto pensasse. Il cielo, però, era ricoperto da nuvole scure. Presto da quelle nuvole iniziò a cadere la pioggia, che ricoprì velocemente tutto il terreno. Si fermò a guardarla. Credeva che la pioggia avrebbe lavato via tutta la sua tristezza, invece... Ogni goccia che cadeva sul terreno, era una lacrima nel suo cuore.
     Allora, lì, in quel momento, anche a lui sfuggì una lacrima. Una sola, che non riuscì a trattenere. 
Riprese a camminare. Ora il suo passo era più lento, come se farlo gli costasse un'enorme fatica. Però non ansimava. Probabilmente era la tristezza nel cuore che lo appesantiva.
     <<Zeref.>> disse in un soffio.

Camminarono per molto tempo, e quando arrivarono era ormai sera inoltrata.
La scala si fermava davanti ad una grossa porta di legno scuro, con delle maniglie d'oro, che brillavano nel buio. Sembrava pesantissima, eppure a lui bastò appoggiare il palmo della mano, e questa si aprì lentamente. Non emise alcun rumore, nonostante sembrasse vecchia di secoli. 
     Era una biblioteca, un laboratorio forse. Una stanza gigantesca, probabilmente comprendeva altre numerose stanze, perchè c'erano un mucchio di corridoi. Era piena di librerie altissime, che contenevano migliaia di libri, se non milioni. Molti avevano la copertina nera con delle borchie, altri invece non avevano niente di particolare. 
In mezzo a tutte quelle librerie c'era una scrivania enorme, coperta interamente di libri, pergamene e fogli pieni zeppi di appunti. La sedia era a terra, vicino alla scrivania. 
     Portò Natsu in fondo alla stanza, in un angolino, e lo poggiò a terra con delicatezza. 

Poi si diresse alla scrivania e alzò la sedia. Si sedette. Sospirò. Si mise le mani nei capelli. Gli faceva male. Cioè, non tanto. Un pò l'aveva ucciso, ma stava bene.

"Ehy, Natsu"... gli allungò la mano: "E' finita? Vuoi già mollare? E' così che vuoi andartene? Svegliati... Non è ancora arrivato il tuo momento". Gli sorrise, per poi iniziare a scomparire.
Natsu allungò il braccio, la toccò, o meglio, la sua mano l'attraversò, perchè lei stava scomparendo lentamente. "Su, Natsu!". Sorrise. Poi le lacrime le rigarono il volto. 
     
A quel punto Natsu si svegliò. Aprì gli occhi di colpo. Poi si toccò le guance. Stava piangendo.



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SPAZIO AUTRICE 

Ciau gente c:
Sto pubblicando tutto d'un colpo in questi giorni... (?) XD O almeno a me sembra così lol
E comunque lo faccio perchè mi piace, tanto c: TI svuota la testa, ogni problema diventa una cosa secondaria, e ti concentri sul da farsi, è davvero bello, dovreste provare se ancora non lo fate xD
Comunque, vi ringrazio di tutto ❤  Lasciate una stella e un commento sui vostri pareri o consigli se vi va, a me farebbe molto piacere ❤  
Detto questo, vado via ❤
Ciauu c:


   

Hardships || Fairy Tail NaLuWhere stories live. Discover now