~Capitolo 13~

241 19 8
                                    

Iniziai a balbettare, sentivo l'arma appoggiata alla mia testa, iniziai a singhiozzare e l'uomo disse:
?: Non piangere..passerà in fretta.
I poliziotti cercavano ancora di convincerlo, mi voltai per vedere il suo volto, lui chiuse gli occhi, guardò il cielo appoggiò l'indice sul grilletto.
?: Mi disp-
Senti un botto che mi perforò i timpani e caddi a terra, e con me anche quell'uomo.
Non sentivo dolore, forse era dovuto all'adrenalina, oppure non mi aveva sparato.
Era tutto confuso e il mondo era come se girasse e non capivo nulla.
Delle persone spostarono l'uomo da sopra di me, mi girarono in pancia in su, sentivo le sirene dell'ambulanza sempre più vicine, poi due medici si avvicinarono e iniziarono a fare domande.
Io mi misi seduta e chiesi:
Io: Cosa è successo? Non  capisco..
Si sedette al mio fianco un poliziotto e iniziò a raccontarmi l'accaduto:
Poliziotto: Un uomo, che presumiamo sia il complice è tornato e ha sparato al compagno.
Io: Perché? Perché avrebbe dovuto farlo? Lo avete preso?
Poliziotto: Non ancora, e comunque può averlo fatto per il riscatto, oppure..per salvarti.
Io: Per salvarmi? Sul serio?
Evitò di rispondermi.
Poliziotto: Ho chiamato il suo fidanzato.
Sospirai, guardai il cielo.
Io: Wow sono viva, io sono viva.
Ero davvero stordita, quando sentii la voce inconfondibile di Simone che mi chiamava.
Simo: Oddio cosa è successo? Stai bene? Chi è stato? Perché? Scusami per prima mi dispiace.
Lo interruppi e lui mi abbracciò.
Io: Non è colpa di nessuno, e poi sono viva, non è questo l'importante?
Sorrisi e così anche lui fece.
Simo: Andiamo a casa, ho una sorpresa per te..per noi.
Non capivo cosa significava, ma il poliziotto di prima si avvicinò e mi disse che sarei dovuta andare il giorno dopo alla centrale, per dire tutto quello che avevo visto.
Simone mi portò nella sua auto e si diresse verso casa. Restammo zitti tutto il tempo, quando io mi decisi a parlare.
Io: È stato il complice.
Simo: In che senso? A far cosa?
Io: A sparare al tizio.
Simo: Scusa se te lo chiedo..ma perché avrebbe dovuto farlo?
Io: Vorrei saperlo anch'io..
Arrivammo davanti a casa sua, lui prese le chiavi dalla tasca e aprì la porta.
Simo: Vuoi qualcosa da mangiare?
Io: No grazie, mi è passata la fame..
Lo guardai e lui mi abbracciò di nuovo, sembrava contento che ero ancora lì con lui.
Mi prese la mano e mi portò al piano di sopra, si diresse verso al suo studio, non entravo lì dentro da mesi.
Io: Cosa c'è nello studio?
Simo: Non è più uno studio.
Sorrise maliziosamente e aprì lentamente la porta.
Entrai e vidi le pareti blu con qualche disegno di personaggi dei cartoni animati.
Sul tetto erano attaccate le stelle che si illuminano al buio.
Sotto ai nostri piedi un tappeto di quelli con disegnate le strade, ed una culla bianca.
C'era anche un armadio e degli scaffali.
Ma la cosa che mi colpì di più era un piccolo quadro con una nostra foto di quando eravamo andati noi due in montagna.
Io: Questo è..per il bambino?
Simo: Per nostro figlio..sì.
Si inginocchiò e mi accarezzò la pancia sussurrando parole dolci.
Simo: Pensavo volessi trasferirti qui..con me...
Ero così sorpresa, quella cameretta era davvero stupenda.
E sì, avrei voluto davvero tanto trasferirmi lì..con lui.
Non feci in tempo a rispondergli che mi arrivò una notifica, presi il telefono dalla tasca dei jeans, sbloccai il telefono ed entrai su wathsapp.
Raechel: Muoviti, ti aspetto al parco è urgente.

[Ok, fine capitolo 13, ho cercato di scrivere qualche colpo di scena, ma vabbhé. Cosa sarà successo a Raechel? Chi lo sa..ciau❤️]

Una storia, Erenblaze e KenoiaKde žijí příběhy. Začni objevovat