capitolo 83

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WES



La tranquillità era qualcosa a cui non ero più abituato, anche se forse non lo ero mai stato, mi resi conto, quando osservai la mia figura allo specchio. Ero pronto per andare a trovare Kevin quella sera, si trattava di un'uscita ordinaria, prima un film, poi una semplice pizza. Era assurdo, pensai, non riuscivo a capire come avessi fatto a guadagnare quella calma, come fossi riuscito a farlo mio e a normalizzare la mia intera esistenza.
Con quei pensieri in testa uscii dalla mia stanza, salutai con una mano Celine in fondo al corridoio, quasi in procinto di entrare nella sua, ma ovviamente non ricevetti risposta. Me lo aspettavo e non mi importava, io ero in pace con me stesso da quando ero riuscito a parlarle e non potevo fare altro al momento per rendere la sua situazione meno difficile. Non ci saremmo fatti vedere insieme, Kevin ed io, questo era ovvio. I genitori di Celine non erano a conoscenza del perché i due si fossero lasciati così in fretta, ed io non volevo che i Wayright odiassero Kevin ... in fin dei conti se io non avessi messo lo zampino con ogni probabilità Celine e lui sarebbero ancora stati insieme adesso.

Uscii di casa non notando niente di particolare. Seth doveva essere a lavoro, mentre Chris era probabile che si stesse preparando per il party privato, mio fratello si era dileguato quello stesso pomeriggio. Sapevo che doveva c'entrare quell'enorme figlio di puttana di Nikolaj nei suoi atteggiamenti strani, sperai soltanto che iniziasse a godersi un po' più la vita ... non valeva la pena rovinarsela per uno come quello.
Svoltai l'angolo dell'isolato e come concordato Kevin mi stava aspettando a bordo dell'auto che aveva affittato per quelle ultime settimane di vacanza. Era un figo pazzesco, pensai, mentre i miei occhi passavano in rassegna la perfezione del suo viso allungato e ben rasato, per poi scendere giù, alle sue mani sottili, il petto muscoloso, stretto in una maglietta blu, le gambe lunghe, appoggiate contro lo sportello dell'auto.

- Come diavolo avrei potuto non notarti quel giorno al funerale del nonno? - senza rendermene conto avevo parlato a voce alta, facendolo ridere appena. Era lusingato, come se non lo sapesse quanto fosse terribilmente figo.
- Ammettilo che mi hai notato soltanto perché stavo accanto a Celine ... - mi provocò lui, prima di fare il giro dell'auto e sedersi al posto di guida.
Avevo voglia di baciarlo, ma decisi che era meglio aspettare ed allontanarci un po' dal quartiere – Non fare l'idiota ... certo, quello ha influito ma mi faceva impazzire quel tuo modo algido di fare ... sembravi così determinato ed irraggiungibile ... -
- Era l'impressione che volevo darti ovviamente. Poi le cose si sono complicate, tu hai avuto quell'incidente in scooter e la possibilità di perderti mi ha sconvolto ... quello è stato il momento in cui ho realizzato davvero quanto fossi ormai perso di te. -
Lo ricordavo, ricordavo ogni cosa, la mia finta amnesia, il volerlo portare al limite giorno dopo giorno, poi la notte passata insieme, gli incontri sporadici e nascosti, infine la sua decisione di mettere fine a tutto.
- Ed eccoci qui adesso ... ad uscire come due persone normali. Cinema e pizza ... -
Kevin rise, ed io non potei fare a meno di cercare la sua mano mentre lui faceva esattamente lo stesso gesto, ci ritrovammo a sorridere – E' stata la mia estate più folle questa. Ogni cosa è cambiata per me, ogni piccola certezza è crollata, eppure non sono spaventato, Wes ... -
- Hai a che fare con me, dovresti esserlo invece. - gli dedicai la mia migliore occhiata sensuale, di rimando la sua mano scivolò piano sulla mia coscia, accarezzandola. Mi ritrovai piuttosto eccitato.
- Emh, forse possiamo rimandarla questa cena ... il tuo appartamento non è così lontano, vero? -
Kevin rise forte – Qual è il problema? Non ce la fai ad aspettare fino al dopo serata? - mi provocò con voce bassa e maliziosa.
Mi avvicinai a lui, lo sentii fremere subito, poi iniziai a percorrere l'incavo del suo collo con le labbra, cospargendolo di baci umidi e sensuali – E tu, Kev? Sei così sicuro di farcela? -
Kevin gemette appena, la mia mano stava vagando dove non avrebbe dovuto in aggiunta ai baci – W-wes, dai ... f-fammi guidare. -
Risi appena, alla fine cedetti – E va bene, facciamo come vuoi tu, inglesino. Dopotutto l'attesa accresce il desiderio. - lo provocai appena.
Quello mi lanciò una lunga occhiata, era ancora decisamente eccitato, potevo vedere i brividi scorrere ancora sulle sue braccia scoperte. Non avevamo fatto altro che vivere rintanati nel suo appartamento di recente, capivo perché volesse fare anche altro. Doveva sentirsi come un detenuto domiciliare da quando Celine ci aveva beccati in pieno.
- Non sarà così quando andremo via dalla California – potevo quasi leggere i suoi pensieri e questo lo stupì parecchio a giudicare dall'espressione sorpresa che apparve sul suo viso.
- Lo so ... dobbiamo solo stringere i denti, no? -
- Già, è chiaro che qui siamo limitati, abbiamo già fatto abbastanza per lei, farci beccare insieme sarebbe troppo sinceramente. -
Kevin sospirò forte – Già ... non volevo che finisse così con Celine ... abbiamo trascorso tre lunghi anni insieme, dopotutto. -
- Ti capisco, ma non poteva che finire in questo modo, Kev. - l'avevo sempre saputo, soltanto che fino a poche settimane prima non mi sarei fatto alcun problema nel distruggere il mondo di mia cugina.
- Sei riuscito a parlarle? - senza rendermene conto eravamo arrivati in centro, Kevin stava parcheggiando.
- Parlarle ... è una parolona, ma sembra che mi abbia ascoltato per qualche minuto, ho cercato di farle capire che tutto questo non era intenzionale, che era successo e basta e che entrambi siamo dispiaciuti ... -
- E' già tanto che non ti abbia preso a pugni – commentò Kevin affranto – proverò a parlarle, glielo devo, almeno questo ... -



Non aggiungemmo nient'altro, smontammo dall'auto e ci dirigemmo verso i locali centrali di South Gate. Era un sabato sera e come ogni giorno di punta c'era davvero un grande casino lì intorno, cercammo di farci strada tra la gente, Kevin mi mise un braccio intorno alla vita con grande naturalezza e non potei fare a meno di sorridere.
- Che strano, andarmene in giro con te ... - commentò scuotendo la testa – e pensare che fino ad un mese fa ti detestavo con tutto il cuore. -
Lo guardai, sollevando un sopracciglio – Sono i geni Reed questi, non è colpa tua, pivellino, sono io a risultare irresistibile – gli dissi, sfiorandogli appena il collo con le labbra. Kevin sobbalzò, vidi la voglia nei suoi occhi prendere possesso di ogni cosa.
- Vorrei che ti sbagliassi ... - commentò stringendomi ancora un po' di più a lui – ehi, ma quello non è tuo fratello? -
Seguii lo sguardo di Kevin ruotando appena alla mia destra. Era decisamente Matt, ed era anche decisamente brillo. Se ne stava abbracciato a Juri, stavano sedendo su un muretto con un bel po' di alcolici in giro e altrettanti ragazzi dall'aria ancora meno normale del suo amico.
- E chi diavolo è quello? - Kevin era senza parole.
- Juri, solo Juri ... -
- Solo? -
Capivo ciò che Kevin stava cercando di dirmi, in effetti qualsiasi parola esistente non era neanche lontanamente abbastanza per descrivere Juri Leineau, il migliore amico di mio fratello Matt.
Juri era di una stravaganza spaventosa, ogni componente in lui sembrava urlare un solo messaggio " TOGLIETEVI DALLE PALLE, SONO TOTALMENTE FUORI DI TESTA". Era figlio di artisti e come tale era cresciuto, aveva capelli scuri al momento, ma non c'era da fare molta affidabilità su quello, amava sperimentare su se stesso praticamente come una donna, erano lisci e li portava lunghetti, con un ciuffo più lungo che ricadeva sul suo zigomo destro. Matita nera agli occhi, un filo di rimmel che risaltava le sue iridi scure, tra il castano e il verde. Aveva delle belle labbra carnose ed un'aria sfrontata, da gran rompipalle, eccetto in quei rari momenti in cui si imbambolava su qualcosa e allora sembrava perfino peggio.
Era vestito con il suo solito estro, camicia a scacchi aperta sul petto, i suoi capezzoli erano ben visibili, così come il piercing su quello destro, aveva dei pantaloni di pelle strettissimi e pieni di lacci alla vita e sui fianchi che lasciavano ben poco all'immaginazione. Completava il tutto con degli scarponcini neri ed un foulard blu elettrico che scendeva fino alla vita.
- E' ... è tipo il suo ragazzo? - mi chiese Kevin, ancora confuso.
- No, in compenso potrebbe essere il ragazzo di tutti gli altri. - commentai, sorridendo appena – i suoi vivono vicino casa nostra, sono dei tipi strambi ... -
- Ma dai ... - commentò lui, sarcastico.
- Ci conosciamo da sempre comunque. E' un bravo ragazzo, sotto sotto ... - non avevo neanche finito di dire quelle parole, Matt si era accorto di noi e adesso si stava sbracciando alla grande per attirare la nostra attenzione. Anche gli altri tipi ci avevano notati, mi resi conto che doveva trattarsi di una band a giudicare delle custodie disseminate ovunque sul marciapiede. Juri si fece spazio nella folla, poi mi si gettò letteralmente addosso.
- Weeeeeees! - per poco non caddi tanta fu la sorpresa di dover sostenere il suo corpo – quanto tempo!!! -
- Ehi, Juri ... - stavo per liberarmi da quell'abbraccio, ma l'altro fu più veloce. Mi piazzò un bacio sulle labbra come di consueto prima di abbandonarmi per prestare tutta la sua attenzione su Kevin, adesso. Quello era smarrito, aveva lo sguardo ancora puntato su Juri e le labbra lievemente aperte.
- Tu sei il suo ragazzo? - lo stava studiando con attenzione, sperai che non se ne uscisse con una delle sue, ma non potevo ambire a tanto – mmm, ho sempre tifato per Wayne, non lo nego, ma tu hai un bel culo, capisco perché Wes si sia trovato in difficoltà. - commentò un attimo dopo, sorridente. Kevin stava per ribattere qualcosa, ma Juri fu più veloce, era dannatamente bravo nel baciare la gente di soppiatto. Lo fece anche con Kevin.
- Ehi! Ma che cosa ... - gli misi una mano sulla spalla mentre Juri si stava già dileguando verso il resto della combriccola.
- Lascialo perdere, è normale. Lo fa sempre. -
- Ragazzi, perché non vi unite a noi? - Matt faceva fatica perfino a parlare tanto era perso, lo vidi aggrapparsi all'amico che lo sostenne.
- Sì, dai ... fatevi un bicchierino. - commentò uno dei tipi, i suoi occhi chiari erano puntati su di noi con estrema attenzione, la sua mano intorno alla vita di Juri, con l'altra reggeva anche mio fratello.
Conoscevo gli amici di Juri e sapevo come sarebbe potuta finire una serata iniziata in quel modo. Sperai che Matt fosse abbastanza in sé da capire cosa stesse succedendo, ma dovevo fidarmi di lui, era maggiorenne e meritava di divertirsi un po' in giro senza preoccuparsi troppo, soprattutto dopo la batosta presa da quel bastardo di Nik.
- Per questa sera passiamo! Stiamo andando a mangiare qualcosa, voi divertitevi. Juri, da un'occhiata a mio fratello. -
- Tranquillo, Wes, i miei amici gliene daranno anche quattro o cinque. - rise piano, maliziosamente, poi si sdraiò sulle cosce del tipo che aveva parlato prima, un secondo ragazzo gli prese le gambe e se le piazzò in grembo.



- Cavolo, sono del tutto andati. Quando incontro questa gente mi rendo conto di non aver mai vissuto la mia adolescenza a dovere. - commentò Kevin quando fummo all'interno della pizzeria.
Mi venne da ridere, sembravamo davvero due anzianotti attempati – Beh, io ne ho combinate parecchie ma ti assicuro che la nuova generazione ha tutto un altro modo di vedere il mondo ... -
- Un po' li invidio ... - commentò, con lo sguardo lontano – sono così giovani eppure sanno già cosa vogliono, mentre io ... l'ho capito solo adesso. - i suoi occhi erano puntati su di me, senza rendermene conto il mio corpo aveva agito prima del resto, sfiorai la sua mano, ferma sul tavolo, poi la strinsi alla mia, incurante del resto.
- Beh, l'importante è scoprirlo prima o poi, no? -
E noi adesso lo sapevamo.

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