capitolo 42

3.4K 181 28
                                    


TYLER

- Porca puttana, Tyler ... non so se me la sento ... - sussurrò Lex pallido come un cencio adesso, vidi le sue labbra serrarsi mentre una brezza leggera faceva frusciare gli arbusti davanti a noi, scoprendo la grossa facciata della villa dei Mills.

- Pensavo avessi bisogno di soldi, qual è il problema? - chiesi, stizzito – sono in vacanza in Europa, ho intercettato una telefonata due sere fa... non c'è nessuno, a parte una grossa montagna di oggetti interessanti da poter rivendere. -

- Ma ... Insomma, l'antifurto? - chiese lui sempre meno convinto.

- Quale antifurto? - misi la mano nella tasca della mia felpa nera, poi la portai all'altezza dei nostri visi, facendo tintinnare le chiavi della villa davanti ad un Lex sempre più incredulo.

- Come diavolo te le sei procurate quelle? Sono dei Mills? -

Feci spallucce – Mi vedevo con Sandy, una volta le ha perse in macchina e non me le ha mai chieste indietro. Non deve averci fatto caso ... - Risi, incontrando lo sguardo adesso divertito di Lex – smettila di rompere le palle e muoviti. Abbiamo un'intera villa da svaligiare. -

L'adrenalina, la paura di venire scoperti, l'impossibilità di sapere con certezza come sarebbe andata a finire ... mi sentivo terribilmente bene quella sera, di certo di gran lunga meglio del solito.

- C-cazzo, non sono amici di tuo padre? - Lex aveva il fiato corto, mi veniva dietro seguendo la luce della mia torcia che puntai sul pavimento per capire dove stessimo andando di preciso.

- Un motivo in più per lasciarli in mutande, no? E poi mio padre non ha amici, soltanto gente a cui ha fatto favori o da chi li aspetta ... - dissi cercando di celare il risentimento che provavo per lui.

Avevo trascorso gli ultimi tre giorni ad allenarmi per i test attitudinali, mentre il bastardo se ne stava piantato nel bel mezzo dell'arena da corsa, fischietto tra le labbra e cronometro in mano. Detestavo la sua voce, quei consigli su come migliorare, gli ordini che mi impartiva. Ero davvero giunto allo stremo della sopportazione.

- Guarda qua ... - Lex sollevò un laptop in ottime condizioni, poi lo ripose velocemente nella grossa sacca che ci eravamo portati dietro – va a dare un'occhiata ai piani di sopra. Io ripulisco questo piano. -

- Ci vediamo tra dieci minuti. -

- Porca puttana, abbiamo fatto un bottino con i fiocchi stasera! - Lex era entusiasta mentre guidava lontano dal quartiere dei Mills, diretto verso i sobborghi, mi tolsi il mio passamontagna e finalmente tornai a respirare senza problemi. Avevamo un intero bagagliaio pieno di roba e non era mai stato così facile guadagnare tutto quel materiale in così poco tempo – Senti, con tutto quello che abbiamo preso in questi due anni ... hai del denaro da parte, lo so. Perché non te ne vai e basta? -

Mi voltai verso di lui, incontrando il suo sguardo piuttosto eloquente – Lo detesti, lo vorresti morto. Lui non ha rispetto per nessuno di voi, non può finire bene ... Dovresti andar via prima che finisca male ... - continuò.

- Lex, fatti i cazzi tuoi, porca puttana. Sono ancora più fottuto di quanto tu possa immaginare e credimi quando ti dico che non sarò io ad andarmene da quella casa - dissi con un filo di voce – Puoi tenerli alla rimessa? - cambiai discorso e Lex capì al volo che non avevo più voglia di parlare di mio padre e della mia situazione di merda.

- Certo ... Porto i gioielli al mio amico, li piazzerà sul mercato, poi sistemerò anche il resto, va bene? - Lex parcheggiò a qualche isolato da casa mia. Aveva ripreso quell'abitudine da quando mio padre era tornato a casa, non c'era bisogno che glielo dicessi, semplicemente sapeva com'era fatto quel bastardo. – Ehi ... - la sua voce mi fece voltare verso di lui quando ero ormai smontato dall'auto – Ti è successo qualcosa, vero? Sembri diverso dal solito ... c'è qualcuno di nuovo? -

The WayrightWhere stories live. Discover now